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Notiziario Marketpress di Lunedì 11 Gennaio 2010
 
   
  MADRI MIGRANTI FINO AL 17 GENNAIO AL TEATRO LITTA DI MILANO

 
   
  Milano, 11 gennaio 2010 - Uno spettacolo per parlare con profondità ed emozione dell’esperienza delle madri che varcano i confini del proprio paese per andare a lavorare lontano, lasciando dietro di sé i figli. Con un unico scopo che le accomuna a tutte le mamme del mondo: dare un futuro ai propri bambini. Con lo stesso scopo, lo spettacolo supporta Fondazione Pangea e la campagna “Sostieni una Mamma. Sostieni il Futuro” che garantisce alle mamme più povere delle comunità in cui Pangea lavora, alfabetizzazione, formazione professionale e un microcredito, per costruire un domani migliore per sé e per i propri figli. Agli antipodi del mondo / Lo stesso sogno / Tuo e mio / Oppure appartiene a qualcun altro / E noi stiamo davanti / A un cancello chiuso / Di cui si sono rese le chiavi / Bisogna adattarsi ad un’altra lingua avviarsi a un altro tempo/ In un altro paese / Bisogna accettare la solitudine / La morte della madre la partenza della figlia / L’assenza degli amici / L’incertezza dell’amore / E la spaventosa solitudine Dei Sogni / Abitati da fantasmi / E arcangeli che appartengono a / Qualcun altro. Due donne sole nel vuoto del palco, la solitudine del viaggio, la nostalgia, il nuovo mondo. Il 2010 inizia nello spazio raccolto della Sala La Cavallerizza con una storia di vita toccante e attuale: Madri migranti, in scena fino al 17 gennaio, è uno spettacolo sul tema della maternità “a distanza” nella società globalizzata. Due donne abitano lo spazio dell’attesa, sospese tra il desiderio di tornare nel proprio paese, dai propri figli e la voglia di essere riconosciute a pieno titolo nel paese di accoglienza. Due donne, mille madri: le attrici in scena non incarnano personaggi ben definiti come la colf filippina, la badante ucraina o la baby sitter sud americana. Le loro azioni e le loro voci incastrano e sovrappongono tante storie individuali in un’unica e corale voce che porta simbolicamente in sé la forza e le sofferenze di tutto l’universo femminile che ha dovuto o voluto rinunciare alla propria piena maternità per cercare un riscatto economico e la possibilità di una vita migliore. Per sé, ma soprattutto proprio per quei figli che ha lasciato. Non storie di vittime, di padroni e di servi, di madri in fuga e figli abbandonati. Ma storie di donne con la capacità di affrontare con ironia e coraggio le sfide del mondo e rompere il silenzio che condanna molte di loro a vivere in solitudine la difficile separazione dai figli. Il testo nasce da una ricerca realizzata non solo a livello bibliografico ma anche attraverso interviste a madri straniere residenti in Italia che vivono in prima persona l’esperienza di separazione dai figli. Un lavoro di interazione con associazioni, case di accoglienza, servizi sociali sul territorio romano. Importanti anche le suggestioni dei testi di Erri De Luca (“In nome della Madre) e delle sociologhe inglesi Ehrenreich B. E Hochschild A. (“Donne Globali. Tate, colf, badanti. ”) .  
   
 

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