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Notiziario Marketpress di Lunedì 11 Gennaio 2010
 
   
  MACCHINE: SINFONIETTA PER CORPI E VOCI AL TEATRO DELLA CONTRADDIZIONE DI MILANO

 
   
  Milano, 11 gennaio 2010 - Dopo il successo ottenuto alla Stagione Sperimentale Europea 2008/2009 che ha lanciato le Scimmie Nude nel teatro di sperimentazione italiano, torna il sodalizio tra la compagnia teatrale e il Teatro della Contraddizione di Milano. Fino al 17 gennaio 2010, dal giovedì alla domenica, le Scimmie Nude porteranno in scena Macchine, nuova visionaria regia di Gaddo Bagnoli. Il percorso iniziato nella precedente stagione con Pauraedesiderio, che ha permesso alle Scimmie Nude di partecipare al Napoli Teatro Festival Italia nella prima edizione dell’E45 Fringe Festival, prosegue in Macchine, dove è nuovamente l’uomo il perno centrale della ricerca. Lo studio delle Scimmie Nude prevede la sostituzione del testo ad una “personale” scrittura di scena, dove ogni elemento che abbia un riferimento narrativo e psicologico viene eliminato. L’uomo viene analizzato per studiarne il comportamento, attraverso la sua reattività animale e i rapporti reciproci con l’ambiente esterno. La forma di azione scenica che si sviluppa in questa direzione è “crudele”. Questa azione scenica è un’azione perversa, contro la coerenza del “discorso” naturalistico. Non si tratta di inventare un nuovo linguaggio, né di primitivizzare quello attuale, ma di demandare al corpo quello che si vorrebbe dire con le parole: rifondare fisicamente la sociètà. Tutta la scrittura di scena viene prodotta dalla sensibilità interiore di ogni attore. È la reazione intima ai meccanismi immaginifici dell’azione teatrale che viene portata in scena, non il ricordo di un vissuto. L’istinto reattivo profondo combatte il ricordo, la storia, la memoria. Siamo solo Attimo senza futuro e senza passato. E poiché l’uomo reagisce con il corpo ad ogni stimolo del mondo esterno con una reattività fisica, istintiva, biochimica e automatica, genera azioni che per somma e ripetizione creano comportamento. Ecco perché l’Uomo è una Macchina. L´emozione e il pensiero nascono dopo quando, per esistere, vestiamo le nostre azioni meccaniche di un´altra natura, per distinguerle dalle azioni meccaniche degli altri. Gli attori, confusi nella moltitudine dell´umanità, creano un tessuto di reazioni grazie alle quali il pubblico può cogliere la poesia al di là delle risposte automatiche, prigioni della vita. Tre figure cangianti, aspetti dell’umanità, vivono situazioni che si ripetono inesorabilmente uguali a se stesse, meccanismi del cuore e della mente che generano amore, odio, passione, morte e tutto quello che noi animali-uomini siamo obbligati a vivere, volenti o nolenti. La percezione che abbiamo della nostra vita è un mosaico di immagini dato dalle nostre impressioni sensoriali, il senso reale, profondo, ci sfugge indefinito, sembra che ci sia qualcosa di ‘sbagliato’. Per questo gli attori sulla scena si muovono secondo partiture prefissate di azioni, sequenze fisico/verbali che tentano di dare una direzione al nostro fare, al nostro esistere. Senza soluzione di sorta. .  
   
 

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