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Notiziario Marketpress di Giovedì 14 Gennaio 2010
 
   
  IL MADE IN ITALY VE(N)DE OLTRE LA CRISI NELL’80% DEI CASI SI CONSOLIDA E SVILUPPA IL BUSINESS DELLE PMI ITALIANE SUI MERCATI ESTERI NEL 2009 INDAGINE TRA GLI IMPRENDITORI ITALIANI ALL’ESTERO

 
   
  Roma, 14 gennaio 2010 - Le Pmi italiane tengono testa alla crisi e aprono la strada alla ripresa puntando sull’apertura all’estero come opportunità di crescita e innovazione. Un’indagine condotta da Assocamerestero con il contributo di 66 Camere di Commercio Italiane presenti in 46 Paesi presso i rappresentanti degli oltre 24mila imprenditori collegati alle Ccie, evidenzia tre approcci strategici adottati dalle aziende italiane per far fronte all’attuale clima di incertezza dei mercati internazionali: - market seeking, che prevede lo sviluppo della proiezione internazionale soprattutto attraverso la ricerca di nuove nicchie di mercato ancora poco esplorate, dove la qualità dei prodotti italiani risulta fortemente competitiva (50%). La strategia di differenziazione interessa soprattutto Paesi come India e Brasile, verso cui a novembre le nostre esportazioni sono cresciute del 23% e del 6% su base annua, ma anche realtà come gli Stati Uniti, fortemente colpiti dalla crisi, in cui le imprese riconoscono la necessità di riorientare le loro modalità di presenza, consapevoli che la vendita di prodotti continua a risentire della flessione dei consumi (-24%); - partnership increasing, in cui emerge la volontà di implementare accordi di collaborazione che permettano una più efficace strutturazione della domanda. Le imprese consolidano le posizioni già acquisite sui mercati esteri, puntando soprattutto sulla capacità di aprirsi a nuove relazioni e inserirsi, attraverso specifici accordi sviluppati in loco, in nuove reti logistiche e distributive (31%), o facendo ricorso a modalità di presenza più innovative, come investimenti in catene distributive e servizi post-vendita al cliente (30%). Sono associati a tale gruppo paesi dell’Est asiatico, tra cui Cina e Hong Kong, determinanti per il futuro andamento del commercio internazionale italiano, verso cui, solo nell’ultimo mese, il nostro export è aumentato del 9%. - market leaving, che si caratterizza per il ripiegamento sul mercato domestico da parte delle imprese italiane e la conseguente riduzione dell’attività sull’estero (per il 21% degli intervistati). In questo gruppo sono compresi quei Paesi in cui le nostre imprese adottano una strategia difensiva, che garantisce una sostanziale tenuta delle vendite e, al tempo stesso, mantiene inalterati i livelli di impegno per ciò che riguarda le strategie di consolidamento e collaborazione. Appartengono a questa categoria importanti Paesi europei di destinazione delle nostre merci, quali Germania, Francia, Regno Unito e Spagna. Per l’80% degli intervistati, dunque, si stanno facendo strada sui mercati esteri due strategie delle imprese - market seeking e partnership increasing - che mettono al centro del loro sviluppo l’internazionalizzazione. Effetto anche del miglior clima di fiducia che, secondo gli ultimi dati Isae diffusi ieri, si colloca ai massimi da giugno 2008. “I risultati dell’indagine rivelano il volto di un’impresa italiana realmente “globale” - afferma Augusto Strianese, Presidente di Assocamerestero – che per rimanere competitiva ha investito in nuove forme di alleanze e aggregazione con altre imprese. Perché l’internazionalizzazione rappresenti davvero uno strumento di crescita e rilancio, bisogna però assicurare alle piccole e medie imprese un supporto coeso e integrato, aiutandole a dotarsi di una buona strategia d’attacco, fatta di una profonda conoscenza dei mercati internazionali – aggiunge Strianese – proprio in questo le Camere italiane all’estero, possono dare un contributo strategico e qualificato, attraverso progetti che consentano economie di scala e mettano a frutto le specificità di ognuno, per favorire lo sviluppo del nostro sistema imprenditoriale sia nei Paesi extra-europei, che assorbono il 41% del nostro export, sia in ambito europeo e nel bacino del Mediterraneo, in cui l’incremento dei volumi di vendita deve sempre più unirsi a nuove e più strutturate modalità di presenza”. Tra i servizi ritenuti necessari dalle imprese in questa fase di crisi, oltre un terzo degli intervistati (36%) indica la ricerca di partners locali per joint venture o accordi di collaborazione, mentre il 20% individua le missioni commerciali come strumento fondamentale per esplorare le opportunità dei mercati internazionali. A seguire, troviamo la richiesta di analisi di mercato dettagliate e aggiornate (13%) per approfondire le caratteristiche dei Paesi esteri. Altro elemento indispensabile è una qualificata informazione su normative doganali, gare d’appalto, etc. (11%). Analoga percentuale ritiene la partecipazione a fiere un’occasione concreta per fare affari. Chiudono la classifica le informazioni circa l’affidabilità e la solvibilità delle controparti estere (9%). .  
   
 

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