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Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Gennaio 2010
 
   
  UE, LOUIS MICHEL SUGLI AIUTI AD HAITI: “SERVIRÀ UNA QUANTITÀ DI SOLDI ECCEZIONALE”

 
   
  Bruxelles, 20 gennaio 2010 - Haiti: il terrore, la tragedia, gli aiuti d´emergenza, la ricostruzione, il ruolo dell´Europa. Ne parliamo con Louis Michel, ex-commissario europeo per lo Sviluppo e gli Aiuti umanitari, allora alla testa dell´intervento Ue in aiuto alle vittime dello Tsunami, e oggi parlamentare europeo presidente della delegazione per i rapporti con i Paesi Africani, caraibici e del Pacifico (Acp). Onorevole Michel, poco dopo la sua nomina a commissario per lo Sviluppo nel 2004, lo Tsunami ha devastato interi Paesi nell´Oceano Indiano. La situazione di Haiti oggi, con il terremoto che ha colpito almeno tre milioni di persone, è comparabile? Grosso modo temo di sì. Per esempio, tutte le infrastrutture sono state distrutte. E´ sicuramente uno dei più gravi disastri della storia, pensando al numero delle vittime e alla devastazione generata. Ci vorranno tempo e soldi per rimettere in sesto le cose. La ricostruzione sarà essenziale, bisogna che sia veloce e ben fatta. Inoltre la catastrofe è avvenuta in un Paese dove lo Stato e le sue funzioni essenziali sono estremamente fragili. Ci sono seri rischi che si produca il caos, per questo è necessario che ci sia un supporto al Governo, che non è in grado di assumere le responsabilità che dovrebbe. La comunità internazionale dovrà garantire anche l´ordine pubblico e la sicurezza. Per questo è un bene che gli americani stiano già mandando i militari. Può spiegarci come funziona il meccanismo di aiuto della Commissione europea? Onestamente è il più efficace che esista. Il commissario responsabile può immediatamente, senza chiedere il permesso a nessuno, sbloccare una somma di tre milioni di euro, cosa che è stata fatta subito per Haiti, e a suo tempo per lo Tsunami. Tutti gli operatori umanitari possono rivolgersi alla Commissione chiedendo di attingere a questo fondo, che viene speso quasi in tempo reale. I controlli si fanno dopo, non a priori. Poniamo che c´è una Ong che dice ´abbiamo bisogno di 2000 tende di tale misura e tal prezzo´, la Commissione può dire sì immediatamente. Dopo di che la Commissione crea una commissione speciale composta dai Governi dei Paesi Ue e, con loro, può accordare fondi ulteriori in tranche di 10 milioni, fino al limite del budget previsto dall´Ue per gli Aiuti umanitari, più una ´riserva´ nel bilancio annuale. (ndr: lunedì mattina la Commissione ha annunciato di aver già stanziato 30 milioni di euro e i Governi europei 92 milioni in totale). Tre milioni di euro, rispetto al bisogno stimato dall´Onu di 575 milioni di dollari e rispetto a quello che hanno promesso altri donatori, non le sembrano pochino? Non sono tre milioni! Per lo Tsunami abbiamo speso 123 Milioni e siamo stati di gran lunga il primo donatore al mondo. Le promesse che si sentono in questi giorni, non sono necessariamente affidabili. Già in passato abbiamo sentito dichiarazioni magniloquenti a cui non sono seguiti fatti. Mentre potete stare sicuri che i soldi promessi dalla Commissione saranno spesi. I tre milioni servono a dare il via alle operazioni. Allo stesso tempo l´Ue manda in loco i suoi esperti per valutare i bisogni e stabilire le priorità. Sulla base delle loro valutazioni, nella settimana successiva si iniziano a sbloccare le tranche di 10 milioni, come è già avvenuto per Haiti. In più gli Stati membri attivano i loro aiuti, in modo coordinato a livello Ue. Come fa l´Ue per garantire che le azioni siano coordinate con gli altri donatori internazionali? E´ l´ufficio dell´Onu per il Coordinamento delle Azioni Umanitarie (Ocha) che è responsabile di guidare le diverse missioni. Il coordinamento è un compito delicato, bisogna evitare che ognuno si metta a "coordinare". L´ocha è nella posizione migliore per occuparsi di gestire gli aiuti internazionali. Non bisogna dimenticare che l´Ue non ha forze d´intervento che operano direttamente sul campo. Noi contribuiamo finanziando operatori professionali, che siano le Ong o le agenzie Onu. C´è un dibattito ricorrente, sull´opportunità per l´Ue di avere i suoi corpi speciali d´intervento. Io sono molto scettico. Bisogna evitare che ci sia una moltitudine d´attori, che si pestano i piedi a vicenda, e che tutti i ben intenzionati del mondo si precipitino sulla scena del disastro. La risposta all´emergenza deve essere ben organizzata, e anche gli attori locali devono avere un ruolo. Dire "veloce, veloce, andiamo tutti lì immediatamente" è la miglior ricetta per combinare guai. Il coordinamento è cruciale, e non bisogna dimenticare nemmeno che gli operatori umanitari che devono prendersi cura delle vittime, devono anche prendere cura di se stessi, devono mangiare e poter contare su strutture adeguate. Haiti è descritta ora come un Paese molto fragile, per nulla preparato a un´eventualità del genere. La comunità internazionale ha fallito, ha abbandonato Haiti? Non credo. Haiti è sempre stata al top dell´agenda internazionale. Il problema è che non ci sono interlocutori credibili. La maggior debolezza di Haiti è la sua struttura di governo, la fragilità dello Stato. E´ un Paese molto povero, instabile e precario. Pensa che si debba già iniziare a pensare alla ricostruzione? Nei prossimi giorni bisognerà concentrarsi sulla riabilitazione dei servizi di base, per permettere alla gente di sopravvivere. In un secondo luogo, bisognerà pensare ad una strategia per la ricostruzione. Ma non verrà messa in atto prestissimo, perché ricostruire ospedali e altri edifici non è una cosa che si fa in tre giorni. La quantità di soldi richiesta per la ricostruzione sarà eccezionale. .  
   
 

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