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Notiziario Marketpress di Lunedì 25 Gennaio 2010
 
   
  IL GRANDE FRED - FRED BUSCAGLIONE, UNA VITA IN MUSICA DI MAURIZIO TERNAVASIO

 
   
  Torino, 25 gennaio 2010 - Buscaglione è stato un personaggio indimenticabile. La sua musica e la sua maschera si sono fissate per sempre nella storia dello spettacolo italiano. Le sue canzoni hanno lasciato una traccia indelebile nel costume e nella cultura popolare del nostro Paese e attraverso la sua vicenda artistica rivive l’Italia che si era appena lasciata alle spalle la guerra e gli anni più difficili e si apprestava a compiere il grande balzo in avanti verso il benessere e la modernità. Quegli anni costituiscono una miniera di bei ricordi e di grandi personalità, ancora oggi vivi nell’immaginario di molti italiani. Mancava una biografia accurata del «grande Fred», capace di ricostruirne, sin nei dettagli più minuti, la parabola umana e artistica. Attraverso ricerche e testimonianze inedite Ternavasio traccia un ritratto di Buscaglione ricco e sfaccettato, in grado di restituire al meglio la grandezza di un artista indimenticabile, per molti versi unico nella storia della musica popolare italiana. Questa biografia è un’occasione preziosa e unica per rivivere l’esistenza e i successi di un artista la cui lezione – ironica, provocatoria, surreale – risuona ancora nelle voci di tanti cantautori. L´autore - Maurizio Ternavasio, nato a Torino nel 1961, giornalista pubblicista, lavora al quotidiano «La Stampa». Tra le sue numerose pubblicazioni, ricordiamo il volume Carlo Mollino. La biografia (Lindau 2008) e Felice Casorati. La biografia (Lindau 2009). Dal libro 3 febbraio 1960, all’alba. - Le strade della capitale, in quella maledetta alba di metà inverno, erano pressoché deserte. D’altronde alle sei e venti di un mercoledì qualsiasi i più sono ancora a letto o, al massimo, si stanno pigramente preparando per la giornata che va a cominciare. A quell’ora invece Fred, il grande Fred, stava apprestandosi ad andare a dormire dopo una delle tante notti che non arrivavano mai alla fine, divenute ancora più frequenti da quando si era separato dalla moglie Fatima, e aveva lasciato definitivamente la sua Torino per stabilirsi in una camera doppia al secondo piano dell’Hotel Rivoli, ai Parioli, dove viveva solo come un cane. «Che notte, che notte quella notte! / Se ci penso mi sento le ossa rotte», si potrebbe dire, parafrasando una delle sue più celebri canzoni, di quell’ultima, maledetta e interminabile serata. Dopo aver cenato con un gruppo di amici alla Taverna degli Artisti di via Margutta, il trentottenne cantante torinese s’intrattenne prima con un agente teatrale e poi con Mina – l’astro nascente di Sanremo, che insieme agli Hippy Boys aveva inciso nel ’58 il primo disco con il nome di Baby Gate. Quindi fece un salto alla Rupe Tarpea, famoso night-club dei paraggi, per un rendez-vous con i componenti dell’orchestra diretta dal pianista Paolo Zavallone; con loro si recò poco dopo nella trattoria notturna del Terminal dell’Aeritalia, in via Giolitti, dove venne avvicinato da Hanna Rasmussen, una giovane molto bella che faceva parte della comitiva, la quale lo aveva non poco corteggiato. Stavano quasi per scoccare le sei, quando Buscaglione uscì in compagnia di due orchestrali ai quali aveva offerto un passaggio verso il loro albergo, nelle vicinanze di piazza Barberini. Intanto aveva deciso che, nonostante fosse già giorno da un pezzo, si sarebbe riposato almeno per qualche ora. In tarda mattinata, infatti, avrebbe dovuto recarsi prima a Castelfusano, per girare le scene finali di A qualcuno piace Fred, il film che sarebbe uscito nelle sale dopo la sua morte con il ben più rassicurante titolo di Noi duri (1959, di Camillo Mastrocinque). Quindi sarebbe andato all’Istituto Luce, dove era atteso per provare il doppiaggio di alcuni cortometraggi pubblicitari di una birra (a fianco di Anita Ekberg) e dello sciroppo Fabbri, e infine a Cinecittà, per visionare alcuni spezzoni di un’altra pellicola cui aveva recentemente preso parte. Ma, si sa, qualche volta all’alba giungono a termine le storie d’amore e spesso svaniscono i miti. Non per nulla Buscaglione si era ispirato proprio alle primissime ore della mattina per una strofa di Cielo dei bars, una delle sue ultime, struggenti melodie: «Ci vediamo al fondo di un bicchiere / fino a quando l’alba in cielo tornerà / e nell’alba disperata / sarà triste rincasare / per attendere la notte / e poterti ritrovare / al fondo di un bicchiere / nel cielo dei bars». Edizioni Lindau, pp. 160, euro 10,33. .  
   
 

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