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Notiziario Marketpress di Lunedì 25 Gennaio 2010
 
   
  DAL 6 FEBBRAIO A PECHINO UNA MOSTRA SULLE ORME DEL GRANDE INTELLETTUALE MARCHIGIANO CHE CREÒ IL PRIMO PONTE CULTURALE TRA LA CINA E L’OCCIDENTE: MATTEO RICCI INCONTRO DI CIVILTÀ NELLA CINA DEI MING

 
   
  Macerata, 25 gennaio 2010 - La Regione Marche, nella logica di realizzare strategie di internazionalizzazione attiva per penetrare il mercato cinese, ha ideato e promosso il Progetto Padre Matteo Ricci (Macerata 1552 – Pechino 1610), con il quale s’intendono tutte le iniziative promosse dalla Regione Marche, in collaborazione con il Comitato Promotore delle Celebrazioni del Iv Centenario della morte di Padre Matteo Ricci, da realizzarsi durante il triennio 2009-2011. In questo contesto è stata ideata la mostra Matteo Ricci. Incontro di civiltà nella Cina dei Ming che, per la prima volta in Cina, ricostruisce gli eventi e ripercorre le orme di Matteo Ricci, gesuita marchigiano, eroe della storia culturale del mondo: il primo uomo che stabilì un solido ponte culturale fra Occidente e Cina, aprendo al mondo il grande Paese sul finire della dinastia Ming. Promossa e realizzata grazie all’impegno eccezionale della Regione Marche, terra natale di Ricci, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e con il patrocinio del Ministero per gli Affari Esteri e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La rassegna è curata da Filippo Mignini, direttore dell’Istituto Matteo Ricci per le relazioni con l’Oriente e già responsabile di tre esposizioni su Ricci: Macerata 2003, Roma (Vittoriano) 2005 e Berlino 2005 ed è organizzata nelle tre tappe di Pechino, Shanghai, e Nanchino. Nel Iv centenario della morte, l’esposizione documenta il primo significativo incontro tra la civiltà europea e la civiltà cinese ricostruendo il complesso viaggio, fisico, culturale e spirituale, compiuto da Ricci e dai suoi compagni, in collaborazione con un’ampia cerchia di intellettuali cinesi. La rassegna presenta una selezione di 200 opere, provenienti dalle maggiori Istituzioni museali italiane e cinesi, tra cui capolavori del Rinascimento italiano (Raffaello, Tiziano, Lotto, Barocci) che saranno per la prima volta esposti in Cina accanto a preziosi documenti dell’arte e della cultura dell’impero dei Ming. “Il nostro intento, in occasione del 400^ anniversario della morte di padre Matteo Ricci – spiega il presidente della Regione Gian Mario Spacca - è quello di ricordare la forza delle idee, la cultura, la ricchezza intellettuale di questo gesuita maceratese che riuscì a fare breccia nella corte imperiale cinese e ricevette l’onore mai concesso prima ad uno straniero, di essere seppellito lì. La sua opera è infatti ancora oggi apprezzata, ricordata e studiata nel Paese che lo accolse, la Cina, mentre è poco conosciuta in Italia. Pochi lo sanno, ma fu proprio lui l’ispiratore, durante la guerra fredda, della ‘diplomazia del ping pong’. Nel 1971 il Segretario di Stato americano Henry Kissinger che aveva approfondito gli studi sull’abilita diplomatica e la grande conoscenza dei cerimoniali della corte imperiale cinese di Padre Matteo Ricci, fu promotore nell’ambito del 31° Campionato Mondiale di Tennis in corso in Giappone di uno scambio di visite tra giocatori di ping pong di Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese. L´evento costituì un momento di distensione nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti d´America, che aprì la via alla visita del Presidente americano Richard Nixon alla Cina nel 1972. Questa capacità – prosegue Spacca - di aprire un dialogo, di creare un confronto con una civiltà così lontana, di integrarsi e di integrare, rappresenta per noi marchigiani un’importante lezione che dobbiamo tenere bene a mente anche oggi per incrementare la nostra capacità di realizzare progetti innovativi nella dimensione globale. Matteo Ricci infatti insieme al proprio bagaglio di studi, in Cina portò anche lo spirito della sua terra natale, le sue peculiarità che percepiva come un valore aggiunto tanto da teorizzare che non esiste ‘vera unità senza differenze’, un principio sacro, che vale in tutte le manifestazioni del vivere quotidiano. Se quindi, la cultura fu per Matteo Ricci la ricchezza per conquistare buone relazioni e dialogare, non c’è modo migliore di una mostra importante per simboleggiare il suo messaggio e per rendere omaggio a un genio, così come è percepito in Cina e in tutto l’estremo Oriente”. Nel momento di massima apertura della Cina sul mondo, la mostra si propone quindi di narrare la grande impresa congiunta di quegli intellettuali europei e cinesi che, all’inizio dell’età moderna, posero le basi di questa apertura, nel duplice segno della conoscenza e dell’amicizia. I due mondi fino ad allora reciprocamente ignari l’uno dell’altro vennero da Ricci messi in contatto e nelle sue opere si riconobbero come le due metà di un intero. L’importanza di questo scambio e la grandezza dell’uomo che ne fu all’origine furono espresse dai cinesi, che pur nutrivano grande diffidenza nei confronti degli stranieri, nel titolo assolutamente inusitato di Xitai, “il maestro dell’estremo Occidente”, conferito a Padre Matteo Ricci. I risultati dell’opera di Ricci in Cina furono di enorme portata: primo fra tutti fu aver conquistato la fiducia del popolo cinese e di averlo reso attento e curioso verso il mondo: in termini di efficacia e durata, un evento dalla portata incalcolabile e tale da giustificare, da solo, la perenne gratitudine della Cina al suo Li Madou (traslitterazione del nome “Ricci Matteo” in cinese). Per non parlare delle innovazioni scientifico-tecnologiche, filosofiche e religiose, letterarie e artistiche che elevarono Ricci nell’olimpo dei grandi della Cina: l’unico occidentale, insieme a Marco Polo, ricordato a Pechino nel grande monumento agli eroi cinesi del secondo millennio. Tuttavia, mentre Marco Polo ha soltanto fatto conoscere all’Europa il Catai dei Tartari, Matteo Ricci ha compiuto una profonda e duratura comunicazione nelle due direzioni, svelando la Cina all’Europa e trasmettendo documenti fondamentali della civiltà europea alla Cina. Per dimostrare lo stato avanzato raggiunto dalla tecnologia europea, mostrò nei suoi incontri con i letterati confuciani e le personalità importanti un orologio automatico e la carta geografica del globo. Avendo trovato delle somiglianze tra la cultura filosofica dei mandarini e la filosofia greca, Ricci fece conoscere ai cinesi alcune opere fondamentali del pensiero greco. Tradusse in cinese il Manuale di Epitteto, intitolandolo “Venticinque sentenze" e parafrasandone in senso cristiano molti passi. Nel 1607 Ricci, insieme con il matematico cinese cattolico Xu Guangqi, tradusse i primi sei libri degli Elementi di Euclide in cinese. Inoltre Ricci si dedicò alla realizzazione di un atlante mondiale in cinese, curando personalmente la traduzione dei nomi europei nella lingua locale. Molti dei nomi da lui coniati in ambito geografico, ma anche in altri ambiti come nella tecnologia degli orologi, sono usati tutt´oggi in Cina. Ricci, inoltre, rese per la prima volta disponibili all’Europa conoscenze ed informazioni di prima mano sull’intera civiltà cinese. .  
   
 

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