Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Lunedì 25 Gennaio 2010
 
   
  LA CAGNOTTE AL TEATRO LEONARDO DA VINCI

 
   
  Milano, 25 gennaio 2010 - La cagnotte è un brillante, dinamico e divertente spettacolo teatral-musicale che Eugène Labiche creò nel 1864 nel genere allora di grande successo noto con il nome di vaudeville. La regia di Claudio Orlandini tratteggia con maestria le atmosfere parigine di Labiche grazie a una mostra allestita nel foyer, camerini a vista che svelano al pubblico la trasformazione degli interpreti, ma soprattutto dando grande enfasi alla musica con un’orchestra che suona dal vivo e accoglie gli spettatori fin dall’inizio. La trama de La cagnotte è presto raccontata: i protagonisti, una combriccola di borghesi che si annoiano a morte, decidono di partire per Parigi, la capitale, con una cassa piena zeppa di sogni “… Io vorrei del tartufo, io vorrei vedere le stelle, io vorrei un amore anche piccolo ma un amore solo per me…”. Del resto l’unica cosa che conta è divertirsi, litigare per divertirsi, viaggiare per divertirsi, divertirsi per non morire. In scena gli attori si tuffano dentro le maschere dei personaggi per lasciarcene scorgere un tratto, e poi subito via, di nuovo nella musica del quotidiano. Come va a finire lo sappiamo subito: non ci resta che assistere incantati al labirinto di eventi, scoppi, musiche che il gioco del teatro regalerà. La cagnotte è un capitombolo continuo, un esercizio per funamboli senza filo. E il pubblico dove si mette? Assiste incredulo alla crudele commedia della vita, vede restituita sulla scena la clowneria stanca e rituale delle chiacchiere, delle risate, degli stratagemmi e delle trappole che come poveri uomini ordiamo alle spalle dei nostri simili, alle spalle di noi stessi. “Scegliamo di mettere, come ci piace, tutto in mano agli attori, che giocano con una teatralità fortemente espressiva; senza psicologismi o relazioni sfumate, come in Brecht, tutto è subito dichiarato. Gli attori si presentano, raccontano al pubblico ‘il salotto di provincia’, lo stato sociale, i loro guai, i vizi e i loro gusti. La scena quasi non esiste, i quadri si compongono e si disfano grazie alle immagini che il corpo dell’attore ricrea. Attori, non personaggi: ‘Maschere Borghesi’, ritratti esasperati, che vivono all’interno di storie semplici, amori mancati e seccature della vita. Sono come noi, e sono mostri. L’attore fa perdere così al personaggio la connotazione realistica, muovendosi su un doppio piano: da un lato la virtù, dall’altro il vizio; da un lato ciò che si fa, dall’altro ciò che si vuole fare apparire. ” (dalle note di regia di Claudio Orlandini). Www. Quellidigrock. It www. Comteatro. It . .  
   
 

<<BACK