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Notiziario Marketpress di Martedì 26 Gennaio 2010
 
   
  PETER GREENAWAY PRESENTA IL SUO LEONARDO DA VINCI A LOCARNO IL REGISTA INGLESE HA COMPIUTO UN SOPRALLUOGO NELLO STORICO BASTIONE VISCONTEO

 
   
  Locarno, (Svizzera) 26 gennaio 2010 - In questi giorni Peter Greenaway, uno dei più significativi cineasti della cinematografia britannica contemporanea, con un posto centrale nel dibattito sul cinema d´autore, noto anche come artista multimediale, ha compiuto un sopralluogo a Locarno in vista di una sua grande mostra ispirata a Leonardo da Vinci che sarà ospitata al Rivellino di Locarno, il bastione rinascimentale che recenti studi attribuiscono al genio universale toscano. Le citazioni leonardesche non sono estranee a Greenaway, basti ricordare il suo L´ultima Cena di Leonardo del 2008, mentre sembra che a Locarno presenti un’edizione dell’opera Le valigie di Tulse Luper-la storia di Moab, articolata su oggetti, musica, video ed effetti speciali, che si impernia attorno al numero 92, il numero atomico dell´uranio, date, eventi e personaggi sono legati a questa cifra. Le 92 valigie che Luper dissemina in giro per il mondo si riempiono durante la sua vita degli oggetti più disparati, ogni valigia ha un numero, e ognuna è un contenitore di ricordi e eventi. Da ognuno degli oggetti contenuti nelle valigie si potrebbe ricostruire la vita del protagonista, durante la quale egli persegue ciò che è il suo maggiore interesse; cercare e catalogare le cose perse, siano esse oggetti, città o persone. All’intervento di Peter Greenaway si accompagneranno opere originali di Leonardo da Vinci, tra cui probabilmente il Foglio del Teatro di Leonardo con i suoi due frammenti, una messinscena riferibile a una committenza di Charles d’Amboise intorno al 1506-1508. L’istallazione di Greenaway e le opere di Leonardo dovrebbero coinvolgere Rivellino, museo di Casorella, e Festival del Cinema. Con questo work in progress e la mostra dedicata a Bob Wilson, regista e video artista statunitense, noto per la collaborazioni con Philip Glass e con numerosi altri artisti, tra i quali William S. Burroughs, Allen Ginsberg, Tom Waits e David Byrne, il Rivellino sta dando uno scossone al placido e francamente noioso e convenzionale panorama espositivo ticinese. Più che trattarsi di mostre, si è piuttosto assistito alla nascita di un punto d´irradiazione, che si distingue nello spesso deludente panorama museale d’oggi, dimostrando che privilegiare la qualità delle opere, la selezione di nomi importanti e dinamici, e non di mummie sia pur sacre, e mettere in evidenza il ruolo del team di curatori, studiosi e comunicatori che converge sul Rivellino è una scelta strategica e di successo. Ospitare colossi non è troppo difficile se si dispone di mezzi finanziari adeguati e del massiccio appoggio delle istituzioni, cosa che il Rivellino non ha, ma questa squadra d’intervento rapido della cultura dispone indubbiamente di competenza specifica nell’arte d’avanguardia, visioni ad ampio raggio, professionalità, voglia di fare, saper fare e saper far fare. A Locarno il team del Rivellino spicca per la sua capacità di mettere in atto attitudini che sanno prendere forma, volendo parafrasare un titolo di quel gigante di Harald Szeemann, lo svizzero che ha inventato il modello del "curatore indipendente", cioè un organizzatore di mostre slegato dalle istituzioni museali, un colosso per competenza, innovazione e fervore pionieristico, e per questo Lugano e il Ticino, abitava a Tegna, non gli hanno mai consentito di fare assolutamente nulla. Il Rivellino sta dimostrando di voler produrre un metodo, costruire e sviluppare un progetto pilota che è già di riferimento internazionale. Dal canto suo, Peter Greenaway ha voluto lanciare un suo messaggio a Locarno: “il cinema è la mostra, la mostra è il cinema”. .  
   
 

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