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Notiziario Marketpress di Lunedì 30 Ottobre 2006
 
   
  IL SOGNO DEL PRINCIPE DI SALINA: L’ULTIMO GATTOPARDO DI ANDREA BATTISTINI LIBERAMENTE ISPIRATO AGLI APPUNTI E ALLE LETTERE DI GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA IN SCENA AL TEATRO MANZONI

 
   
   Milano, 30 ottobre 2006 - Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. L’ideologia politica di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è racchiusa in questa celebre frase di Tancredi usata per delineare la situazione storica della Sicilia del 1860. Andrea Battistini ispirandosi liberamente alle lettere e agli appunti dell’autore de “Il Gattopardo”, scrive e firma la regia dell’ allestimento scenico “Il sogno del Principe di Salina: l’ultimo Gattopardo”, un testo ricco di spunti e suggestioni, dove prevalgono inquieti interrogativi di valore etico e morale. Una lettura che esalta l’attualità del termine gattopardismo, in una metafora che paragona l’immobilismo della Sicilia di allora all’Italia di oggi. La storia narra le vicende del casato nobiliare dei Salina, sospesa tra ricordo ed essere, alterna sprazzi di un passato folgorante a drammaticità borghese, profonde riflessioni sul tempo, specialmente interiore, alla realtà attraverso lo sguardo malinconico e fiero di Fabrizio Corbera, l’ultimo Gattopardo. Uomo dall’ animo complesso, caratterizzato da un profondo conflitto interiore e da una calma apparente, nella sua mente cela pensieri che sfuggono al mondo che lo circonda e lancinanti riflessioni sulla natura umana. Solo l’amato nipote Tancredi ne intuisce la natura travagliata, l’unico in cui l’uomo-gattopardo si vede riflesso mentre impotente assiste alla fine di un’epoca. Il bel Tancredi, entusiasta e scavezzacollo, convincerà Fabrizio ad acconsentire alle nozze con Angelica, la figlia del ricco e parvenu Don Calogero Sedara. Nei saloni della residenza estiva di Donnafugata, assisteremo alla parabola discendente dell’ esistenza, viaggio nel dubbio di un uomo, grande provocatore e sublime vittima, fino all’epilogo della sua vita. Tutto appare meravigliosamente fermo e sospeso in un affresco siciliano di tradizioni, sontuose feste, profumi e olezzi di un aristocrazia allo sbando. Immagini di una terra sensuale, oscura, barocca ma anche vitale e ironica in una girandola di luce, odori, ritmi e suoni, su cui aleggia il senso del disfacimento e della fine imminente. Tutto ciò sembra non appartenere ad un epoca ben precisa, scavalca il tempo, si ripete in modo ciclico e universale, la solitudine irrimediabile del vecchio di fronte al cambiamento, il nuovo che spesso è illusorio. Il ruolo del Principe è interpretato da Luca Barbareschi che raggiunta la maturità artistica dopo trent’anni di carriera coronati da moltissimi successi teatrali, televisivi e cinematografici, si cimenta in questo ruolo straordinario, affiancato da un nutrito cast di attori tra i quali Bianca Guaccero e Alfredo Angelici. Lo spettacolo ha debuttato l’estate scorsa nell’ambito del Festival di teatro di Taormina per poi approdare nel mese di ottobre al Teatro Quirino di Roma dove ha ottenuto ampi consensi di critica e di pubblico.  
   
 

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