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Notiziario Marketpress di Mercoledì 27 Gennaio 2010
 
   
  A PERUGIA CONVEGNO SU “LA SALUTE DEGLI UMBRI”

 
   
  Perugia, 27 gennaio 2010 – Mantenersi in salute presuppone l’adozione di uno stile di vita sano con un occhio attento alla bilancia e dedicando del tempo alla pratica sportiva. Per monitorare lo stato di salute degli umbri la Regione Umbria ha attivato un vero e proprio piano di lavoro che prevede varie azioni, tra cui la rilevazione puntuale delle abitudini di vita. La valutazione del “guadagno di salute” della popolazione negli ultimi cinque anni è al centro del convegno dal titolo “La salute degli umbri”, in corso fino ad oggi a Perugia su iniziativa della Regione. Interverranno gli assessori regionali alla sanità, Maurizio Rosi, e alle politiche sociali, Damiano Stufara, dirigenti e funzionari regionali, medici delle Aziende sanitarie locali, docenti universitari, ricercatori. Ieri sono stati resi noti i risultati del “Rapporto Passi dell’Umbria 2008”, il sistema di sorveglianza che analizza i “Progressi nelle aziende sanitarie per la salute in Italia” che, attraverso le interviste condotte da operatori sanitari della Asl su un campione rappresentativo degli umbri, analizza i fattori fondamentali di rischio per la salute e la diffusione delle misure di prevenzione. “La Regione Umbria – ha detto Maria Donata Giamo della direzione regionale sanità e servizi sociali – partecipa al sistema di sorveglianza attivato a livello nazionale. Questo ci permette di confrontarci con altre realtà e capire anche, a partire dalla reale situazione, come indirizzare le varie azioni. In particolare, il sistema Passi ci permette di monitorare in modo dettagliato la realtà, perchè se sul fronte della prevenzione e delle vaccinazioni siamo molto avanti anche grazie al sistema informativo, ci sfuggono quel numero di soggetti che si rivolgono, ad esempio per i tre screening, alle strutture private. Ormai da tempo – ha detto Giamo – abbiamo creato una rete stretta con interlocutori esterni per coordinare varie attività di prevenzione. In particolare con l’Ufficio scolastico regionale abbiamo sottoscritto un protocollo per tutta una serie di attività di prevenzione e informazione nelle scuole”. I risultati della sorveglianza “Passi 2008” evidenziano differenze sia tra le diverse aree geografiche dell’Umbria che tra le differenti categorie socio demografiche della popolazione. Dallo studio infatti, emerge un quadro profondamente caratterizzato da diseguaglianze di salute influenzate dalle condizioni sociali. Scendendo in dettaglio il campione di intervistati nel 2008 è costituito da 1270 persone, selezionate in modo casuale dalle liste delle anagrafi sanitarie delle Asl regionali ed è costituito in uguale percentuale da donne e uomini (50per cento), mentre l’età media complessiva è di 44 anni. Il 64 per cento ha un titolo di studio superiore o la laurea e il 67per cento di coloro che hanno tra 18 e 65 anni ha un lavoro regolare. Il confronto del campione con la popolazione umbra indica una buona rappresentatività della popolazione da cui è stato estratto, consentendo pertanto di poter estendere le stime ottenute alla popolazione regionale. Dallo studio emerge che l’Umbria mostra percentuali di sedentarietà significativamente inferiori rispetto al trend nazionale. I sedentari infatti, sono il 25per cento, mentre il 34per cento degli intervistati ha dichiarato di svolgere un livello di attività fisica conforme a quanto indicato dalle raccomandazioni internazionali. Circa un terzo del campione riferisce che un operatore sanitario ha consigliato di svolgere regolare attività fisica. Sul fronte della situazione nutrizionale e delle abitudini alimentari il 34per cento degli intervistati è in sovrappeso mentre il 10per cento è obeso. Inoltre, il 56per cento delle persone in eccesso ponderale ha riferito che un operatore sanitario gli ha consigliato di fare una dieta per perdere peso, mentre il 39per cento ha ricevuto il consiglio di svolgere regolare attività fisica. Per quanto riguarda l’alimentazione il consumo di frutta e verdura è risultato molto diffuso, sebbene solo l’8 per cento dichiara di assumere le quantità raccomandate. Le cose cambiano rispetto al consumo di alcol: i bevitori a rischio sono il 18per cento del campione, di cui il 7 per cento risulta bevitore fuori pasto, il 7per cento “binge” (disturbo dell’alimentazione incontrollata) e il 4per cento forte bevitore. Emerge una particolarità: gli intervistati riferiscono raramente che un operatore sanitario si è informato (14per cento) su questa abitudine e ha consigliato (2per cento) di moderare il consumo di alcol. Al campione esaminato è stato chiesto anche di riportare se fumano e quanto: i fumatori rappresentano il 29per cento dei 18-69enni. Le percentuali di fumatori tra uomini e donne sono sempre più vicine e per la prima volta non significativamente diverse. Nel corso dell’ultimo anno circa 37per cento ha tentato di smettere. Il 96per cento dei ex-fumatori ha smesso di fumare da solo. Circa l’80per cento degli intervistati ha riferito che il divieto di fumare nei locali pubblici e sul luogo di lavoro viene rispettato sempre o quasi sempre, mentre il 64per cento ha dichiarato che nelle proprie abitazioni non è permesso fumare. Per quanto riguarda il rischio cardiovascolare relativamente all’ipertensione arteriosa al 17per cento del campione non è mai stata misurata la pressione arteriosa. Il 20per cento degli intervistati ha dichiarato di essere iperteso e tra questi l’85per cento è in trattamento farmacologico, percentuale significativamente maggiore rispetto al dato medio del pool nazionale (73per cento). Il 17per cento ha riferito di non aver mai misurato il colesterolo. Un quarto del campione ha dichiarato di avere valori elevati di colesterolemia e tra questi il 23 per cento di trattarlo farmacologicamente. Inoltre solo il 3 per cento degli intervistati di 35-69 anni ha riferito che il proprio medico gli ha comunicato il punteggio di rischio cardiovascolare. La percentuale di coloro che riferiscono di essere affetti da diabete nella popolazione di 18-69 anni è circa del 5per cento. Le domande riguardavano anche la sicurezza stradale e le risposte non sono state delle più soddisfacenti: il 74 per cento delle persone intervistate ha dichiarato di utilizzare in modo sistematico la cintura di sicurezza anteriore e solo il 14per cento ha utilizzato sempre la cintura posteriore. Queste percentuali risultano significativamente più basse rispetto al dato medio del pool nazionale. L’11per cento ha dichiarato inoltre di aver guidato sotto l’effetto dell’alcol, mentre l’8 per cento di essere stato trasportato da un conducente che guidava sotto l’effetto dell’alcol. Altro dato da non sottovalutare è che nonostante la frequenza degli infortuni la percezione del rischio infortunistico in ambito domestico non è elevata visto che il 90per cento degli intervistati ritiene questo rischio basso o assente. La percentuale degli intervistati che ha ricevuto da varie fonti informazioni al riguardo è limitata al 24per cento, tra questi il 27per cento ha messo in atto misure per rendere più sicura la propria abitazione. Relativamente ai programmi di prevenzione individuale l’81per cento delle donne tra 50-69 anni ha effettuato una mammografia negli ultimi due anni come raccomandato. Questa dato risulta significativamente maggiore rispetto alla media nazionale (71per cento). Per la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero l’81per cento delle donne tra 25-64 anni ha effettuato almeno un pap test negli ultimi tre anni come raccomandato. Anche in questo caso la percentuale risulta significativamente maggiore rispetto al dato medio del pool delle Asl (75per cento). Il 42per cento delle persone di 50-69anni ha praticato la prevenzione del colon retto: il 32per cento ha eseguito un test per la ricerca del sangue occulto nelle feci negli ultimi due anni (significativamente maggiore rispetto al pool delle Asl 23per cento) e il 10 per cento un retto-sigmoidoscopia o una colonscopia negli ultimi 5 anni. Solo il 22per cento delle persone tra 18-64 anni con almeno una condizione a rischio per le complicanze dell’influenza dichiara di essersi vaccinato durante la stagione 2007-2008. La percentuale di donne ritenute suscettibili alla rosolia o con stato immunitario sconosciuto è pari al 42%. Infine relativamente alla percezione dello stato di salute il 65per cento delle persone intervistate ha dichiarato di ritenere buono o molto buono il proprio stato di salute, ma le persone più anziane, con una o più patologie croniche, con un basso livello di istruzione o con molte difficoltà economiche hanno una percezione molto meno positiva della loro situazione generale. Circa il 10per cento del campione riferisce di aver avuto nelle due settimane precedenti l’intervista sintomi di depressione. Tra questi il 41per cento si è rivolto ad un medico mentre il 37per cento non ha chiesto aiuto a nessuno. .  
   
 

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