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Notiziario Marketpress di Giovedì 28 Gennaio 2010
 
   
  BALDININI CONTRASTA LA CRISI

 
   
  Nonostante la lunga sofferenza del mercato e i problemi del gruppo Burani, l’azienda romagnola conserva la propria solidità. Anzi l’accresce. E i numeri lo dimostrano. “La situazione critica dei Burani non ci coinvolge” dichiara Gimmi Baldinini dalla sua sede di San Mauro Pascoli. E i numeri lo dimostrano. Se al primo gennaio 2009 l’azienda romagnola di scarpe e accessori in pelle aveva 200 dipendenti, a fine dicembre ne contava 232 (oltre alla fitta rete di collaboratori esterni). Inoltre, sempre nel corso del 2009, e quindi in tempi difficili, ha continuato a immettere risorse nella struttura aziendale. Un investimento di circa 10milioni di euro è stato destinato al modernissimo spazio aziendale, il factory mall al pubblico appena inaugurato e ultimo anello del profondo rinnovamento intrapreso dal calzaturificio negli ultimi anni. Conferma positiva anche dai conti. Nonostante la flessione generale sul mercato dei fatturati tra il 30 e il 40 per cento, Baldinini può vantare a testa alta di aver chiuso il 2009 con un turnover di 73 milioni di euro, un “calo” quindi abbondantemente al di sotto della media, limitato al 18% in meno rispetto al 2008 (utile netto previsto per il 2009 di circa 4. 000. 000 di euro). Al 30 novembre 2009 la posizione finanziaria netta aveva registrato solo un meno 7. 000. 000 di euro, ottima Pfn dato l’andamento attuale del business moda. E un altrettanto positivo rapporto debt/equity del 0,4. Proprio in considerazione di questa solidità patrimoniale Baldinini, sin dall’estate scorsa, aveva esplicitamente richiesto e ottenuto, l’esclusione dal piano di ristrutturazione del debito che la Mariella Burani Fashion Group e alcune sue controllate si apprestavano a chiedere alle banche. Inoltre, a tutela dell’integrità del proprio patrimonio, la Baldinini ha deciso da tempo di non erogare finanziamenti ai soci. Ad oggi i crediti finanziari vantati nei confronti del Gruppo Burani sono rappresentati da importi di poca rilevanza e di sicuro incasso. Non è quindi un caso se tutti i progetti di consolidamento della griffe romagnola si sono potuti realizzare secondo le previsioni. Design e concretezza L’importante passo del factory outlet rafforza la proiezione di stile e immagine già affidata in Italia a molte significative strutture, in testa le sette insegne monobrand nei capoluoghi della moda. Nel mondo quasi un centinaio. Proprio dall’Italia parte il primo segnale di ripresa, dove si recuperano a grandi passi i consueti ritmi di vendita, in testa le strategiche posizioni di via Montenapoleone (Milano) e via del Babuino (Roma). Per Gimmi Baldinini, infatti, il peggio è alle spalle e le previsioni per il futuro lasciano intravedere ottimismo che si sintetizza nei progetti a breve. Si mantengono tutti gli appuntamenti fieristici dal Micam di Milano al Gds di Düsseldorf alla fiera di Mosca. E si strizza l’occhio a Parigi per un eventuale nuovo insediamento. “Investire nella propria immagine non è solo design. E’ strategia di concretezze, di presenza assidua sui mercati, di comprensione delle esigenze e interazione con i propri clienti-partner. Trasmettere certezze attraverso il prodotto e mantenere le promesse con metodica continuità è la ricetta che dà forza al brand, specie se unita a iniziative coraggiose, all’occorrenza controcorrente!” commenta con soddisfazione Gimmi Baldinini. .  
   
 

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