PARITÀ TRA I SESSI: LA COMMISSIONE EUROPEA INVIA PARERI MOTIVATI ALL´ITALIA E AL REGNO UNITO
Bruxelles, 1 febbraio 2010 - La Commissione ha inviato oggi pareri motivati all’Italia e al Regno Unito per essere venuti meno all’obbligo di comunicare la legislazione nazionale adottata per attuare le norme Ue che vietano la discriminazione fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (direttiva 2006/54/Ce). Essa ha inoltre deciso di archiviare la procedura di infrazione avviata in relazione alla stessa direttiva contro il Lussemburgo dopo che tale Paese ha comunicato alla Commissione la propria legislazione che recepisce la direttiva. Vladimír Špidla, commissario Ue responsabile per le pari opportunità, ha affermato: “Questa direttiva è essenziale per promuovere la parità di trattamento tra uomini e donne, che costituisce un importante obiettivo dell’Unione europea. Le direttive Ue non possono raggiungere appieno il loro potenziale se non vengono anzitutto recepite in modo completo e corretto nel diritto nazionale. Sono lieto di constatare che il Lussemburgo ha ottemperato al suo obbligo di comunicare la normativa nazionale che recepisce la direttiva e mi auguro che l’Italia e il Regno Unito facciano presto altrettanto. ” Oggi l’Italia e il Regno Unito hanno ricevuto pareri motivati a causa della mancata comunicazione delle misure nazionali che recepiscono la direttiva 2006/54/Ce. Nel caso dell’Italia, il governo non ha comunicato a tempo debito la legislazione che recepisce tale direttiva in questo Stato membro. Il parere motivato inviato al Regno Unito riguarda la mancata comunicazione della legislazione di recepimento della direttiva per quanto concerne Gibilterra. La Commissione ha anche deciso di chiudere la procedura di infrazione per la mancata comunicazione delle misure nazionali da parte del Lussemburgo, dopo aver ricevuto notifica delle misure adottate dalle autorità lussemburghesi per recepire la direttiva. Contesto - Le procedure di infrazione si articolano in tre fasi. La prima fase è costituita da una lettera di costituzione in mora inviata allo Stato membro, che ha quindi due mesi di tempo per rispondere. Qualora occorra un’ulteriore messa in conformità con la legislazione Ue, la Commissione invia un parere motivato. A questo punto lo Stato membro ha altri due mesi per rispondere. In assenza di una risposta soddisfacente la Commissione può deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea. .