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Notiziario Marketpress di Martedì 02 Febbraio 2010
 
   
  OSSERVARE LA TERRA DAI SATELLITI: SERVE ALL´AMBIENTE E ALL´UMANITÀ

 
   
  Bruxelles, 2 gennaio 2010 - Il programma europeo di osservazione della terra permetterà di ridurre le conseguenze di catastrofi naturali come quella di Haiti, assicura il relatore del Parlamento Norbert Glante. Fra i problemi ancora aperti, il finanziamento del progetto, che sarà interamente sostenuto dal settore pubblico. Il tedesco Norbert Glante (S&d) è responsabile per il Parlamento del Regolamento per il programma europeo di osservazione della terra detto Gmes (Sistema di monitoraggio globale per l´ambiente e la sicurezza). Oggi la commissione Industria ne ha discusso e voterà sulla proposta di Glante in marzo. Lo abbiamo intervistato. Onorevole, ma all´Europa, perché serve un programma di osservazione della terra? L´iniziativa europea sarà gestita dall´Ue in collaborazione con gli Stati membri. Attualmente i dati sono raccolti dalle singole nazioni, da istituti di ricerca, società private e servizi militari. Ma il problema è la compatibilità. Gmes serve a raccogliere e ´armonizzare´ i dati usando i satelliti e le tecnologie terrestri esistenti. L´europa sta costruendo i satelliti in collaborazione con l´Agenzia Spaziale Europa,e gli Stati hanno già servizi terrestri, marittimi, e aerei per registrare e trasmettere i dati. Il progetto potrà quindi passare presto alla fase operativa. Ma per sarà utile anche per la popolazione? Lo scopo è una migliore gestione dell´ambiente grazie alla raccolta di informazioni sulla superficie terrestre, la biodiversità, le condizioni degli oceani e la composizione dell´atmosfera. Questo dovrebbe garantire più sicurezza per la popolazione, per esempio in caso di catastrofi naturali. Per esempio un terremoto può essere mappato accuratamente dal satellite, permettendo ai soccorsi di agire meglio. Oppure si può misurare il livello del mare, ricavando informazioni sull´impatto dei cambiamenti climatici. O identificare le perdite di una petroliera, e avvisare in tempo la popolazione che vive sulle coste vicine. Se il Gmes fosse stato già operativo, il disastro di Haiti si poteva evitare? No, assolutamente no, ma si possono limitare i danni. Gmes può essere utile per organizzare i soccorsi nel modo più efficiente. Le immagini infatti possono mostrare le condizioni della zona, se ci sono infrastrutture danneggiate, se i treni, gli aeroporti sono colpiti, se le strade sono interrotte. Così la popolazione può essere evacuata o soccorsa più facilmente. La disoccupazione è al livello più alto in Europa da 10 anni a questa parte. Non crede che sia difficile giustificare i costi di questo progetto ai contribuenti? I costi totali non sono ancora chiari, in ogni caso si parla di poche centinaia di milioni di euro. Non è molto per un´infrastruttura così importante! Nessuno pensa che in tempo di crisi bisognerebbe smettere di costruire le autostrade perché sono troppo care. Quali sono le questioni discusse al Parlamento in questo momento? Ci sono tre problemi. Uno, il budget: i prezzi sono cresciuti più del 70%, per cui dobbiamo trovare denaro fresco per poter lanciare i satelliti. Secondo: cosa facciamo con i dati, saranno gratuiti o a pagamento? Terzo, la co-esistenza con organizzazioni private che forniscono informazioni simili. .  
   
 

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