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Notiziario Marketpress di
Lunedì 01 Febbraio 2010 |
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UN AMERICANO SPECIALE AL PICCOLO. CALVINO SECONDO JOHN TURTURRO PER LA PRIMA VOLTA LE FIABE ITALIANE DI ITALO CALVINO DIVENTANO TEATRO, CON LA REGIA DI JOHN TURTURRO, E DISEGNANO UN RITRATTO ANCORA ATTUALE DEL NOSTRO PAESE
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Milano, 1 febbraio 2010 - Dopo il debutto al Teatro Carignano di Torino, arriva al Piccolo Fiabe Italiane (Italian Folktales), prodotto dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino e dal Teatro Stabile di Napoli, un progetto speciale con il sostegno del Mibac (Ministero per i Beni e le Attività Culturali), diretto da John Turturro, attore e regista statunitense, interprete di una sessantina di film, prediletto dai fratelli Cohen e da Spike Lee. Lo spettacolo, liberamente ispirato alle Fiabe italiane di Italo Calvino e alle favole di Giambattista Basile e Giuseppe Pitrè, sarà in scena al Teatro Strehler dal 9 al 14 febbraio 2010. Nella seconda metà degli anni Cinquanta Italo Calvino, ispirandosi all’opera di Giambattista Basile, curò una raccolta di fiabe provenienti dalle diverse tradizioni regionali d’Italia, specchio della più arcaica tradizione orale italiana, ritratto antichissimo e nel contempo attuale del nostro Paese. Una fotografia perfetta delle “Cento Città”, che nella loro varietà e complementarietà rappresentano ancor oggi l’essenza più autentica del carattere culturale italiano. «Ho scelto le Fiabe italiane - spiega Turturro, alla sua seconda esperienza teatrale, dopo Questi fantasmi di De Filippo al Mercadante di Napoli, nel gennaio 2006 - perché sono state il primo regalo ricevuto da mia moglie Katherine Borowitz, quando eravamo ancora fidanzati. Sono un grande estimatore delle opere di Calvino e proprio come per lui, che aveva avuto difficoltà nel vagliare quali fiabe adattare, anche per noi è stato difficile selezionare favole che fossero in grado di coesistere e di supportarsi a vicenda. Alla fine, abbiamo scelto Ari-ari, ciuco mio, butta danari!, Salta nel mio sacco!, La scuola della Salamanca, Il principe granchio, Le tre raccoglitrici di cicoria (da Calvino); Il racconto dell’orco, La vecchia scorticata, I due fratelli (da Basile); La pupidda (da Pitrè). Poi Katherine, Carl Capotorto, Max Casella e io le abbiamo adattate in una forma idonea alla messa in scena. Il nostro intento era quello di intrecciare le storie in un’unica sessione teatrale, e non di presentarle separatamente. Trovo irresistibili la parsimonia e la bellezza delle fiabe. Sono storie piene di grazia e al tempo stesso umili, sono lo specchio di un’Italia senza confini, un continente più che una nazione. Il loro è un afflato universale che trascende tempo e luogo. Sono l’espressione di una realtà dura e poverissima; cercano di ridare speranza a chi non ne ha, rendendo la loro esistenza più sopportabile. Oggi essere il primo che riesce a mettere in scena Fiabe italiane è un onore che mi è difficile descrivere. Anche perché, prima di me, ci aveva provato il grande Federico Fellini. Negli anni Settanta lui e Calvino si erano incontrati più volte per discutere il progetto, mai andato in porto». Le musiche sono eseguite dal vivo dalla Compagnia Artistica “La Paranza del Geco”, composta da Simone Campa (voce, chitarra battente, flauti, percussioni tradizionali), Sergio Caputo (violino, mandolino, mandola), Angelo Palma (voce, chitarra classica). . |
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