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Notiziario Marketpress di Lunedì 01 Febbraio 2010
 
   
  PUBBLICO IMPIEGO: I 4 PUNTI DELLA RIFORMA IN FVG

 
   
  Trieste, - Sono 4 i cardini della riforma del pubblico impiego che la Regione intende attuare. Il primo prevede che chiunque entri a far parte del sistema amministrativo regionale sia di fatto un dipendente di questo sistema e non del singolo ente; il secondo stabilisce l´introduzione di un albo unico della dirigenza a cui accedere dopo un percorso formativo che garantisca uno standard comune ed elevato; il terzo punta ad una revisione complessiva del sistema di valutazione e delle carriere, con l´introduzione, nella sostanza, del ruolo e non del numero dei quadri al posto delle posizioni organizzative (Po); il quarto punta ad una riorganizzazione della dirigenza che restituisca identità all´impegno professionale e consenta, ad esempio, "ai primari di stare in sala operatoria piuttosto che occuparsi di budget". Il disegno complessivo è stato tracciato il 29 gennaio dall´assessore alla Funzione pubblica del Friuli Venezia Giulia, Andrea Garlatti, nel corso del seminario "Amministrazione pubblica e Regione autonoma Friuli Venezia Giulia: area quadri e altre professionalità nell´ottica della strategia europea di Lisbona" organizzato a Trieste dalla delegazione regionale della Confederazione Italiana Unione delle Professioni Intellettuali (Ciu). Obiettivo del seminario era focalizzare l´attenzione sull´opportunità di una riorganizzazione amministrativa e normativa da attuare in Friuli Venezia Giulia in rispetto a leggi nazionali e regionali che, seppure già esistenti, sono state sinora disattese nella maggior parte d´Italia. Un riassetto chiesto, anche in virtù del fatto che Liguria, Puglia e Sicilia stanno disciplinando la vicedirigenza seguiti a ruota dal Trentino Alto Adige, dal personale dirigente del Comparto unico, definito "un investimento notevole dal punto di vista finanziario che però non sta producendo utili" dal presidente dell´Areran, Giuseppe Mareschi. Dimostrando apertura nei confronti di un riconoscimento di status in linea con quanto previsto dal trattato di Lisbona e dalla Carta Europea 2020 sulla mobilità delle professioni e della conoscenza, Garlatti ha ricordato che qualsiasi programma va attuato senza perdere di vista la realtà e che, se permane la validità dell´obiettivo "disoccupazione zero" indicato a Lisbona, occorre oggi confrontarsi con una disoccupazione che tocca il 10 per cento ed un mondo condizionato da forze capaci di variazioni imprevedibili. "Scenari instabili in cui, come ha insegnato Darwin, sopravvive non il più grosso ma quello che sa adattarsi meglio all´ambiente", ha detto Garlatti, notando che alla regola non sfugge nemmeno la pubblica amministrazione, la quale, per migliorare riducendo i costi, deve guadagnare un buon livello di mobilità e adattabilità in tutti i settori, compresa la gestione delle riforme. Tornando al tema del seminario, che si inserisce peraltro nel più ampio contesto annunciato da Garlatti, nei loro interventi gli esponenti del Ciu (il presidente nazionale e consigliere del Comitato economico e sociale europeo Corrado Cossitto, il responsabile Regione-enti locali Fulvio Carli, il segretario regionale Giuliano Veronese e Fabio Petracci del Comitato scientifico) hanno ricordato che a livello nazionale sono numerosi gli strumenti normativi (legge 190/85 istitutiva della qualifica di "quadro", decreto legislativo 165/2001- art, 17bis e Legge 15/2009 sulla vicedirigenza) che già affrontano in maniera risolutiva il problema. Per quanto concerne il Friuli Venezia Giulia, invece, fanno già testo sia la proposta di legge 51/2004, presentata dal Centrodestra, che la previsione di un´area delle altre professionalità contenuta nella legge regionale 8/2005. .  
   
 

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