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Notiziario Marketpress di Lunedì 01 Febbraio 2010
 
   
  TRENTO: NUOVO PROTOCOLLO D´INTESA SULL´EMERGENZA OCCUPAZIONALE

 
   
  Trento, 1 febbraio 2010 - Siglato il 29 gennaio nella sede del Servizio lavoro della Provincia un nuovo protocollo d´intesa per affrontare, anche nel 2010, l´emergenza occupazionale generata dalla crisi economica. Alla firma il presidente Lorenzo Dellai e i rappresentanti delle associazioni economiche e sindacali, presenti anche il direttore della Direzione Regionale dell’Inps Gaetano Guerriero e il presidente dell’Ordine provinciale dei Consulenti del Lavoro Andrea Pozzatti. Il documento definisce in pratica il quadro degli interventi per l’anno appena iniziato in materia di: azioni per affrontare l’emergenza occupazionale, ammortizzatori sociali in deroga e lavori socialmente utili. Com´è noto, gli effetti negativi della congiuntura sono stati attenuati dalle misure anticrisi realizzate dalla Provincia a partire già dagli ultimi mesi del 2008, con l’unanime consenso e la collaborazione delle parti sociali. Perdurando tuttavia gli effetti della crisi, in particolare sul fronte occupazionale, si è ritenuto opportuno riproporre alcuni interventi anche per l’anno 2010, con le opportune correzioni suggerite dalla previsione sull’andamento della crisi, dall’esperienza maturata e dalla normativa sopravvenuta. In particolare, oltre ad adottare gli ammortizzatori in vigore nel resto del Paese, la Provincia con questo piano ha deciso di andare oltre, rafforzando le condizioni per favorire la conservazione dei rapporti di lavoro in luogo dei licenziamenti e conferendo ai lavoratori comunque licenziati sostegni al reddito nei casi di esclusione dalle prestazioni sociali statali. I beneficiari di queste ultime, invece, riceveranno trattamenti più adeguati e dignitosi. La crisi economica ed occupazionale ha messo a nudo gli elementi di contraddittorietà, selettività e discriminazione dell’impianto statale delle tutele del reddito dei lavoratori in difficoltà, facendo scoprire diversità di trattamento dei lavoratori licenziati molto pronunciate. Al tempo stesso, essa ha fatto emergere aree e categorie di lavoratori totalmente esclusi da qualsiasi forma di tutela, tra cui, paradossalmente, i soggetti più esposti alla disoccupazione, come i lavoratori a termine, i collaboratori a progetto, quelli occasionale. In una parola, i lavoratori c. D. Precari. Per supplire a tale deficit, la Provincia autonoma di Trento, da sempre apripista nella promozione di soluzioni innovative, ha attivato un pacchetto di misure che non ha uguali nel resto del Paese, dove invece si è operato esclusivamente nel solco degli ammortizzatori sociali in deroga. Anche la Provincia ha attivato tali ammortizzatori, mettendo a disposizione, anche per il 2010, finanziamenti, regole e strutture per estendere l’ambito di applicazione della cassa integrazione guadagni anche ai settori economici da sempre esclusi, come l’artigianato, il commercio e tutta l’area del terziario, e per includere nella mobilità in deroga lavoratori altrimenti esclusi dai trattamenti statali. Tuttavia, l’azione provinciale va oltre, rafforzando le condizioni per favorire la conservazione dei rapporti di lavoro in luogo dei licenziamenti, ma per conferire ai lavoratori comunque licenziati sostegni al reddito nei casi di esclusione dalle prestazioni sociali statali e, a quelli beneficiari di queste ultime, trattamenti più adeguati e dignitosi. Ne è nato un piano di strumenti anticrisi che è si articola sistematicamente attorno a tre obiettivi fondamentali, di seguito elencati: a) per favorire la conservazione del rapporto di lavoro il nuovo piano anticrisi 2010, da un lato, estende a tutti i settori economici il contributo riservato ai datori di lavoro firmatari di contratti di solidarietà; dall’altro, conferma la previsione di un contributo agli enti bilaterali che siano disponibili a garantire ai lavoratori dipendenti sospesi dal lavoro un sostegno al reddito integrativo di quello statale o riferito a soggetti non aventi titolo; b) per sostenere il reddito dei lavoratori vengono previsti tre interventi: - l’erogazione di un assegno integrativo, per un massimo di 200 euro mensili, a favore dei lavoratori in cassa integrazione guadagni, anche in deroga, che siano rimasti sospesi dal lavoro nel semestre di riferimento per almeno 120 ore; - l’erogazione di un assegno integrativo, per massimo di 200,00 euro mensili, a favore dei lavoratori aventi titolo all’indennità di disoccupazione ordinaria o speciale dell’edilizia erogata dallo Stato o di mobilità statale, anche in deroga, e regionale; - l’erogazione di una specifica indennità provinciale di disoccupazione a favore dei soggetti esclusi dalle provvidenze statali, purché licenziamenti per ragioni riconducibili alla crisi economica ed in possesso del requisito di un’anzianità lavorativa presso l’ultimo datore di lavoro di almeno 6 mesi. Tale indennità ammonta nel massimo ad euro 600,00 per massimo 6 mesi. C) per favorire e sostenere l’occupabilità dei lavoratori è introdotto un pacchetto di interventi di sostegno e di supporto, anche di orientamento e formativi, tesi a potenziare le opportunità dei lavoratori di consolidare la propria posizione in azienda o sul mercato del lavoro. La previsione di un assegno provinciale integrativo dei trattamenti statali di cassa integrazione, disoccupazione e mobilità mira a ridurre il differenziale tra reddito perduto e quello sostitutivo garantito dallo Stato e, soprattutto, ambisce a realizzare una più ampia uniformità tra i trattamenti previsti in precedenza. Uniformità ad oggi assente in ragione del fatto che i trattamenti erogati dallo Stato per le diverse causali di disoccupazione prevedono condizioni e misure di intervento tra loro molto diversificate. Le misure approvate dalla Provincia autonoma si distinguono, inoltre, sotto un altro profilo, che attiene all’attuazione del principio di condizionalità degli interventi. In base ad esso, il beneficio delle somme di sostegno al reddito erogate dalla Provincia rimane condizionato alla partecipazione da parte dei soggetti beneficiari alle iniziative organizzate a loro favore. Si generalizza, in tal modo, uno stretto collegamento tra politica passiva e politica attiva del lavoro, ispirato all’esigenza di un’ampia responsabilizzazione sociale e all’obiettivo che, pur nella crisi occupazionale, possano sorgere i presupposti per una più agevole ripresa del lavoro o, per i lavoratori licenziamenti, per un pronto ritorno nel mercato del lavoro. Una novità ulteriore, prevista dal protocollo di intesa e definita dalla Commissione provinciale per l’impiego, è costituita dalla previsione di nuovi requisiti per l’ingresso nel c. D. Progettone e dall’introduzione di limiti massimi di permanenza nel sistema. Viene, istituito, innanzitutto, un raccordo innovativo tra requisiti anagrafici e requisiti contributivi, con l’obiettivo di far sì che al compimento del 65° anno di età ciascun lavoratore occupato nel Progettone possa maturare il requisito minimo per il pensionamento. Viene previsto, inoltre, l’innalzamento progressivo fino al 2013 sia dei requisiti contributivi che di quelli anagrafici, per adeguare le risposte fornite dal Progettone alla riforma pensionistica statale in atto. .  
   
 

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