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Notiziario Marketpress di Martedì 31 Ottobre 2006
 
   
  FARMACISTI ITALIANI: UNA PROFESSIONE CHE CAMBIA PER APRIRSI AL FUTURO

 
   
  Roma, 31 ottobre 2006 - Adeguare la professione ai cambiamenti in atto, distanziandola dalla semplice funzione di distribuzione dei farmaci e impiegandone più proficuamente le specifiche competenze sanitarie nei servizi a domicilio o sul territorio: più del 60% dei farmacisti italiani è convinto che sia questa la prima necessità cui far fronte in questo complicato periodo di trasformazioni. Al di là delle contingenze e dei giudizi su singoli provvedimenti, è proprio l’atteggiamento di apertura al cambiamento manifestato dagli intervistati il dato forse più rilevante che emerge all’interno della categoria professionale dei farmacisti. Al riguardo, va sottolineato come un quinto del campione manifesti una posizione ancora più innovatrice, ritenendo che le trasformazioni in corso negli scenari di riferimento produrranno l’effetto virtuoso di rendere più flessibile al suo interno una professione tuttora caratterizzata da schemi troppo rigidi. Il cambiamento, insomma, non sembra spaventare i farmacisti, che anzi per molti versi lo sollecitano, con l’eccezione di una quota del tutto minoritaria (il 17,0% degli intervistati) che esprime una visione più conservatrice e che dichiara di voler optare per una decisa resistenza ai mutamenti, al fine di mantenere il più possibile gli equilibri esistenti. Il Censis, su incarico e in collaborazione con la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, ha realizzato un’indagine su un campione di 2. 300 laureati in Farmacia e Chimica e tecnologie farmaceutiche iscritti agli Ordini, rappresentativi di tutti i profili presenti all’interno del variegato universo professionale dei farmacisti (composta da circa 70 mila professionisti), con l’obiettivo conoscitivo di operare una ricognizione delle percezioni e delle aspettative che gli iscritti all´Ordine nutrono rispetto alla propria professione. L’indagine è stata svolta tra marzo e maggio 2006 e quindi prima del D. L. 223/2006 e della relativa legge di conversione n. 248 del 4 agosto 2006 (meglio noti alle cronache come “legge Bersani”) che ha introdotto, tra l’altro, la possibilità di vendita dei farmaci da banco o di automedicazione fuori dal canale della farmacia. La consapevolezza dei rilevanti cambiamenti in atto, fra i farmacisti, appare molto chiara e diffusa: a proposito dei problemi della farmacia, intesa come attività, l’analisi dei dati permette di rilevare come l’aspetto che più preoccupa gli intervistati sia proprio la liberalizzazione della vendita dei farmaci, che potrebbe compromettere la centralità del servizio farmaceutico territoriale, snaturandolo della sua funzione di presidio sanitario (ad esprimersi in questo senso è l’80,2% del campione). Anche il “riconoscimento sociale” della figura del farmacista si presenta come una delle criticità più diffusamente avvertite: a denunciarne una progressiva riduzione è infatti il 74,0% degli intervistati. Il 77,2% lamenta poi il fatto che l’immagine pubblica del farmacista sta diventando sempre più quella di un commerciante e sempre meno quella di un professionista della salute. È anche da questi diffusi convincimenti che molto probabilmente scaturisce la chiara istanza espressa dalla professione, che vuole evolvere ripensando positivamente la mission del farmacista e della farmacia, per reagire a ogni tentativo di ridimensionamento del ruolo storico di presidio sanitario sul territorio proprio degli esercizi farmaceutici e per affermare con più forza e nettezza il ruolo di intermediazione esperta tra farmaco e cittadino che rappresenta il nucleo fondante della professione farmaceutica. Ed è proprio la dimensione professionale e la sua tutela una delle maggiori preoccupazioni della categoria, come conferma tra gli altri dati la netta contrarietà (si è espresso in questo senso il 77,5% del campione) all’ipotesi di abolizione dell’Ordine professionale. I risultati dell’ampia e dettagliata ricerca sono stati presentati il 26 ottobre a Roma, a Palazzo Marini, da Giacomo Leopardi, Presidente Fofi; Giuseppe De Rita, Segretario Generale Censis; Concetta Maria Vaccaro, Responsabile settore Welfare Censis; Andrea Mandelli, Vicepresidente Fofi; Ignazio Roberto Marino, Presidente Commissione Igiene e Sanità Senato della Repubblica, alla presenza del Ministro della Salute Livia Turco. .  
   
 

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