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Notiziario Marketpress di Mercoledì 03 Febbraio 2010
 
   
  IN EUROPA I PIÙ A RISCHIO POVERTÀ SONO GLI ANZIANI, SOPRATTUTTO LE DONNE

 
   
  Bruxelles, 3 febbraio 2010 - I dati delle statistiche comunitarie sul reddito e sulle condizioni di vita (Eu-silc) relativi al 2008 rivelano che i cittadini più esposti al rischio povertà sono coloro che hanno un´età superiore ai 65 anni: per loro è stata calcolata una percentuale di rischio pari al 19%, più elevata, dunque, della percentuale media calcolata sulla popolazione totale, pari al 17%. I risultati fanno registrare variazioni considerevoli nei 27 Stati membri: la percentuale più elevata di rischio povertà per le persone anziane si registra in Lettonia, dove il dato si attesta al 51% , mentre il più basso si registra in Ungheria, con il 4%. Queste statistiche, unitamente alle conclusioni pertinenti, sono state pubblicate all´interno di un documento redatto dall´European Centre for Social Welfare Policy and Research (Ecswpr), con sede in Austria. Il direttore del centro, il dottor Ashgar Zaidi, spiega nel documento che il 19% riportato nei dati fa riferimento a circa "16 milioni di persone anziane a rischio povertà, un dato che corrisponde a una persona su cinque degli 85 milioni di anziani che vivono negli Stati membri". Cosa è o meno la povertà - come spiega il dottor Zaidi - è un concetto relativo. Un approccio comunemente accettato nella generazione delle statistiche come quelle di Eu-silc (nonché l´approccio adottato dalla Commissione europea per gli ultimi rapporti) prevede l´utilizzo del reddito delle famiglie come parametro di misurazione. Si considerano in una situazione di povertà le persone che vivono con redditi inferiori al 60% del reddito medio nazionale. "Vista la natura arbitraria della soglia di povertà a cui si fa oggi riferimento e il fatto che avere un reddito inferiore a questa soglia costituisce unicamente una prova del fatto che si conduce una vita caratterizzata da standard molto modesti, quest´indicatore viene considerato un parametro di misurazione dell´essere a rischio povertà", spiega il dottor Zaidi, autore della pubblicazione. Sulla base di questa valutazione, in 10 dei 27 Paesi che fanno parte dell´Unione europea si registra un tasso di rischio povertà inferiore alla media (pari o inferiore al 16%) tra le persone anziane. Tra questi figurano la Repubblica ceca (7%) e il Lussemburgo (5%). Il dottor Zaidi spiega che, in alcuni paesi, la presenza di una percentuale di rischio povertà ridotta tra le persone anziane può essere attribuita a "un sistema maturo e generoso per la distribuzione delle pensioni di base e, in parte, a significativi elementi di ridistribuzione delle prestazioni pensionistiche associate al reddito, come le prestazioni erogate sotto forma di pensioni minime". Nel complesso, 9 paesi hanno fatto registrare tassi di rischio prossimi alla media (18%-23%), mentre i rimanenti 8 paesi hanno fatto registrare tassi di rischio povertà superiori alla media (ovvero superiori al 25%). Tra i paesi compresi in quest´ultima categoria figurano Cipro (49%), Estonia (39%) e Bulgaria (34%). I dati indicano che per la maggioranza dei paesi europei non vi è stata alcuna variazione considerevole, nel corso degli ultimi cinque anni, per quanto concerne il rischio di povertà dei cittadini più anziani. Per Estonia, Lettonia e Lituania, invece, la percentuale di rischio è aumentata in modo sensibile. Costituiscono altre due eccezioni Irlanda e Portogallo, dove i tassi sono diminuiti nettamente. Le statistiche dimostrano che, in media, il rischio di povertà rilevato per le donne anziane è superiore a quello rilevato per gli uomini della stessa fascia d´età (rispettivamente 22 e 16%). Ad eccezione di Spagna e Regno Unito, gli autori evidenziano che tutti i paesi che presentano percentuali di rischio maggiori rispetto alla media comunitaria fanno registrare una percentuale di rischio più elevata per le donne anziane. Un dato che si rivela particolarmente veritiero per le donne anziane che vivono in Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania a Romania. Per quanto riguarda questo ultimo punto, il dottor Zaidi spiega che le riforme pensionistiche attuate in molti paesi si sono tradotte in un aumento dell´età ordinaria di pensionamento e in un miglioramento degli incentivi al lavoro. Queste variazioni, dice l´autore, hanno probabilmente, "il merito di generare carriere più lunghe e diritti più equi sotto il profilo pensionistico per le generazioni future e per le donne". Queste ad altre problematiche saranno oggetto dell´analisi condotta in occasione di un prossimo documento. Per maggiori informazioni, visitare: Statistiche comunitarie sul reddito e sulle condizioni di vita (Eu-silc): http://epp. Eurostat. Ec. Europa. Eu/portal/page/portal/microdata/eu_silc European Centre for Social Welfare Policy and Research: http://www. Euro. Centre. Org/ .  
   
 

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