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Notiziario Marketpress di
Martedì 16 Febbraio 2010 |
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CORRE VOCE CHE STANNO SPARENDO LE API
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Il famosissimo fisico Albert Einstein una volta ebbe a dire: "Se dovessero sparire le api dalla superficie della Terra, all´uomo non rimarrebbero più di quattro anni di vita. Senza le api non si ha impollinazione e quindi l´uomo sarebbe condannato all´estinzione!" Un team di scienziati ha scoperto che nell´Europa centrale il numero di alveari nel corso degli anni si è ridotto e che dal 1985 gli apicoltori sono diminuiti. Le scoperte, presentate nella rivista Journal of Apicultural Research, vanno a confermare un problema crescente. I risultati fanno parte del progetto Alarm ("Assessing large-scale environmental risks with tested methods"), finanziato dall´Ue, che ha ricevuto oltre 12,5 milioni di euro attraverso l´area tematica "Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi" del Sesto programma quadro (6° Pq). L´importanza dei risultati sta nel fatto che essi riguardano la maggior parte dell´Europa, non soltanto singoli paesi. Secondo i ricercatori, le api da miele non sono sole nella loro lotta alla sopravvivenza, anche le api selvatiche e le mosche bianche sentono la minaccia. I risultati mostrano che il sistema dell´impollinazione avvertirà l´impatto e a loro volta anche le coltivazioni. Gli scienziati hanno analizzato dati disponibili nelle relazioni nazionali e nelle riviste specialistiche degli apicoltori, per determinare il numero complessivo di alveari e apicoltori. Sulla base di questi dati, il team ha ricostruito la situazione degli alveari in 14 paesi europei tra il 1965 e il 1985, e in 18 paesi europei tra il 1985 e il 2005 (esclusi Spagna, Francia e alcuni Stati membri dell´Europa orientale). Le loro scoperte rivelano che i paesi dell´Europa occidentale e centrale hanno visto diminuire il numero dei loro alveari a partire dal 1965. Nella Repubblica ceca, Norvegia, Slovacchia e Svezia è stato osservato un affievolirsi dei numeri dal 1985. Al contrario, in Europa meridionale - in particolare Grecia, Italia e Portogallo - è stato registato un aumento del numero di alveari tra il 1965 e il 2005. La maggior parte degli scienziati ipotizza che la causa va cercata nei cambiamenti sociali ed economici: l´apicoltura non è più quella di una volta. Il lavoro manuale è stato sostituito dalle macchine e la richiesta di maggiori guadagni da parte della popolazione rurale ha reso i prodotti basati sullo zucchero economicamente più appetitibili. "I costi del trattamento delle malattie delle api sono cresciuti in maniera tale che a volte un trattamento può costare l´equivalente dell´intero guadagno annuale di un alveare, rendendo quindi non redditizia quest´attività su scala ridotta", ha detto l´autore principale, il dottor Simon G. Potts dell´Università di Reading, nel Regno Unito. "Inoltre, il problema delle malattie - in particolare quella causata dal V. Destructor (Varroa destructor è un acaro parassita esterno che colpisce le api) - ha probabilmente anche ridotto l´attrattiva dell´apicoltura come passatempo". Nonostante i risultati dello studio, sono comunque necessarie ulteriori ricerche. "Dal momento che le prove a disposizione sono poche, non è possibile individuare uno stimolo efficace per ovviare alla diminuzione degli alveari in Europa e neanche si è in grado di rispondere alla tendenza negativa relativa ad alveari e apicoltori", ha spiegato il coautore dott. Josef Settele del Centro Helmholtz per la ricerca sull´ambiente (Ufz). "Questo crea ovviamente un urgente bisogno di normalizzazione dei metodi di valutazione, soprattutto riguardo al numero degli alveari. Tali metodi armonizzati e affidabili dovranno costituire la base di qualsiasi ricerca tesa chiarire e mitigare la perdita degli alveari". Al progetto Alarm, guidato dal dottor Settele, hanno collaborato oltre 200 ricercatori di 35 paesi e 68 organizzazioni partner. Per maggiori informazioni, visitare: Alarm: http://www. Alarmproject. Net/alarm/ Journal of Apicultural Research: http://www. Ibra. Org. Uk/categories/jar . |
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