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Notiziario Marketpress di Lunedì 15 Febbraio 2010
 
   
  JACOPO BASSANO E LO STUPENDO INGANNO DELL’OCCHIO A BASSANO DEL GRAPPA, MUSEO CIVICO

 
   
  Bassano del Grappa, 15 febbraio 2010 - Dall’operosa campagna veneta del primo Cinquecento, da una solida tradizione di lavoro artigianale - il nonno un conciatore e il padre impegnato, come pittore, in ogni sorta di lavoro manuale connesso a tale pratica - emerge la forte personalità e l’esperienza pienamente rinascimentale di Jacopo Bassano, artista affascinante, capace di conquistarsi, con il suo sperimentalismo e l’amore per gli elementi naturali del suo mondo ai piedi delle Alpi e lungo il Brenta, uno spazio di forte originalità, accanto a grandi artisti come Tiziano, Tintoretto e Veronese. Proprio a Jacopo, capostipite di una nutrita famiglia d’artisti, la Città di Bassano del Grappa e la Regione del Veneto tributano un doveroso omaggio in occasione dei 500 anni dalla nascita - ancora in bilico tra il 1510 e il 1512 - avviando un ambizioso programma celebrativo triennale, che prenderà il via il prossimo 6 marzo con la mostra, allestita presso il Museo Civico, “Jacopo Bassano e lo stupendo inganno dell’occhio” (6 marzo – 13 giugno 2010), promossa insieme a Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Fondazione Antonveneta e Fondazione Cariverona, con la collaborazione della Soprintendenza Bsae per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Ministero degli Affari Esteri e della Provincia di Vicenza, organizzata in collaborazione con Villaggio Globale International e con catalogo Electa. Dalla sua Bassano - che non volle lasciare neppure quando Rodolfo Ii, affascinato dalle sue “Stagioni”, lo chiamò a Praga come pittore di corte – Jacopo riuscì ugualmente ad aggiornarsi e a cogliere, con trasporto, gli stimoli e le suggestioni provenienti non solo da Venezia ma anche dall’Italia centrale; e straordinaria fu la libertà e la capacità con cui se ne servì per inventare di volta in volta una pittura sempre nuova, che ne ha fatto – come ebbe a scrivere anche Roberto Longhi - “forse la personalità più complessa e il soggetto più significativo per la portata secolare dei suoi svolgimenti”: sicuramente uno dei più originali e potenti interpreti del rinnovamento della pittura veneta del secondo Cinquecento, il più grande pittore della realtà prima di Caravaggio. La mostra, facendo dialogare 15 selezionati dipinti e un disegno - autentici capisaldi della produzione di Jacopo di provenienza europea ed extraeuropea, molti dei quali mai esposti in Italia o addirittura inediti – con le 22 opere dell’artista custodite nel salone dalpontiano dal Museo Civico di Bassano (la collezione di suoi lavori più ricca in assoluto), si propone come un’eccellente ricostruzione del percorso del grande artista dagli esordi fino alla fine degli anni Sessanta, con alcune incursioni negli anni Settanta e Ottanta - grazie alle opere più tarde tra quelle conservate in loco - che anticipano e preannunciano l’approfondimento previsto con l’esposizione di chiusura della celebrazioni, nel dicembre 2012 , volutamente dedicata all’ultimo Jacopo, i figli, la scuola e la sua eredità. Da Londra, Parigi, Budapest o Berlino fino a Houston e l’Havana, le opere riunite nella città natale per questa sorta di “festa di compleanno” si contraddistinguono dunque per la loro altissima qualità e consentono di acquisire ulteriori conoscenze nell’arte del Da Ponte: un cammino, il suo, iniziato all’insegna di un nuovo naturalismo, poi superato in nome di un manierismo esasperato, per giungere a un inedito linguaggio caratterizzato da un uso particolare del colore e della luce. Curata da Giuliana Ericani e Alessandro Ballarin l’esposizione apre con un assoluto inedito, di collezione privata inglese, La Cacciata dei mercanti dal tempio, che, affiancato alla famosa Fuga in Egitto proveniente dalla Chiesa di San Girolamo e ora al Museo Civico, mostra i primi tentativi di trovare una strada personale tra le sollecitazioni lagunari di Bonifacio e di Tiziano e gli esempi della pittura lombarda, bresciana in particolare, elaborando un naturalismo sempre più legato alla resa realistica della quotidianità. Un’attenzione alla realtà che, anche nelle opere successive, non si accontenta di Inediti e prime visioni per la mostra che apre le Celebrazioni collocare la scena nel suo contesto di aria e di luce e quindi nel suo divenire, ma la riempie di “frammenti di vero”, “tanto più urtanti quanto più ellittici, cioè mozzati dal loro contesto”, come ha efficacemente notato Alessandro Ballarin. “Frammenti” già preannunciati nelle Scene Bibliche del Museo di Bassano, dove alcuni brani, marginali al racconto, si staccano dal contesto grazie a pennellate decise e rivendicano un ruolo di primo piano, dotati di una “fisicità” inaudita - un tappeto che sembra di toccare, un trombettiere còlto nella puntualità del gesto ecc. - tipica della sua pittura, se è vero, come racconta anche Bellori, che lo stesso Annibale Carracci fu vittima di un “inganno ottico” nello studio di Jacopo, quando stese la mano per prendere un libro che invece era dipinto. Sempre alla fase giovanile appartiene anche una singolare Adorazione dei magi recentemente rinvenuta a Roma e mai esposta, iconograficamente singolare per la presenza anche dei pastori, nonché per la consistenza, nel brano pittorico, di animali come il dromedario e l’elefante: presenza da ricollegare all’inserimento di animali nel terzo registro dell’affresco di casa Dal Corno, esposto nel salone dalpontiano del Museo. Se l’improvvisa adesione di Jacopo al linguaggio del manierismo e l’interesse nei confronti delle eleganze parmigianinesche risultano già evidenti in opere come il Martirio di Santa Caterina del Museo di Bassano o nella Andata al Calvario proveniente da Glyndebourne, mai esposto prima d’ora, la nuova fase sperimentale viene focalizzata - in questa occasione - grazie ad un nucleo notevolissimo di prestiti: una fase “connotata da una libertà spericolata di esperienze” in cui Bassano non teme di cimentarsi “sulle chiavi più diverse della tastiera manieristica italiana e nordica” . .  
   
 

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