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Notiziario Marketpress di Lunedì 15 Febbraio 2010
 
   
  AL TEATRO FRANCO PARENTI DI MILANO ALÈ CALAIS

 
   
   Milano, 15 febbraio 2010 - «Alè Calais!» è il grido dei tifosi sugli spalti. Sotto, due squadre di calcio nel confronto più alto e atteso della stagione… Attenzione però: Alè Calais è anche uno spettacolo che sembra nato per sorprendere, per contraddire le premesse, per rovesciare l‟ovvio. Parla di calcio, ma non dello spettacolo becero a cui la realtà ci sta purtroppo abituando, con il divismo di atleti capricciosi e supporter che hanno dimenticato il senso del loro ruolo per scambiarsi solo bassezze e violenza. Parla di sport, ma non ne fa “una cosa da uomini”, anzi. Se il testo è scritto da un fine giornalista quale Osvaldo Guerrieri, a metterlo in scena pensa con garbo Emanuela Giordano che lo affida a un altro talento femminile, quello di Marianella Bargilli (applaudita la scorsa stagione in Delitto Perfetto), che ce lo restituisce – moderna cantastorie, sostenuta da un trio d‟archi – in tutte le sue sfumature di eroismo, ironia e leggerezza. Calais è un paesino francese, sembra che nulla vi accada né vi possa accadere. Finché la squadra di calcio non professionista inizia una scalata epica: vince i campionati locali, quelli provinciali… ed eccola a Parigi, a lottare per la più ambita delle coppe. Tutti, dal sindaco al prete, dalla pasticcera alla maestra, dimenticando colori politici e vecchie antipatie si ritrovano uniti a tifare. Finalmente la gente si parla, ritrova l´orgoglio d´appartenenza. In migliaia invadono Parigi, ragazzini, vecchi, famiglie intere sotto la pioggia, il freddo, con il pranzo al sacco e un sogno nel cuore: sbaragliare l‟avversario famoso, osannato. Fino all´ultimo la vittoria sembra a portata di mano ma un goal controverso fa vincere ancora una volta i più forti. Eppure qualcosa è già successo, e va ben oltre il calcio. Nessuno impreca, nessuno si sfoga sugli altri. Calais infondo ha vinto, perché è arrivata fino in fondo, con intelligenza, dignità e pura passione. C´è qualcosa di più attuale e necessario di ritrovare questo sentire? La trama. Parigi, 7 marzo 2000. Due squadre di calcio si disputano la finale della Coupe de France. Sono due squadre incomparabili. Una, il Calais, è formata da dilettanti; l’altra, il Nantes, riunisce il fior fiore del professionismo. E’ uno scontro epico. Per arrivare a quel traguardo, il Calais ha affrontato e piegato i giganti del Calcio francese; nel suo percorso irresistibile, ha elettrizzato una città morta di noia e di disoccupazione; e quando sembra che la “Coupe” sia a portata di mano, proprio all’ultimo minuto, per un rigore controverso, il sogno sfuma, i valori vengono restaurati e le gerarchie ristabilite. Una sorta di ballata popolare. Alè Calais di Osvaldo Guerrieri ripropone nei modi della ballata popolare l’avventura che la Francia non ha più dimenticato. Non è il resoconto di una partita di calcio, ma il vitalistico sogno di una comunità che vuol risorgere attraverso il calcio. Sono le voci della gente comune, della maestra di scuola, del prete, della cioccolataia, del giornalaio, che progressivamente, con la forza del vento che lassù non smette mai di soffiare, sussurrano e alla fine gridano “Alè Calais”. Di questa avventura entrata nella storia del Calcio, Marianella Bargilli è il moderno cantastorie. E’ lei che, diretta da Emanuela Giordano e sulle musiche di un trio d’archi, restituisce il fuoco e la dolcezza di un’epopea che, apparentemente sportiva, esalta soprattutto la dignità umana e la spinta al riscatto civile. .  
   
 

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