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Notiziario Marketpress di Lunedì 22 Febbraio 2010
 
   
  ASILI NIDO: REGIONE UMBRIA SU INDAGINE CITTADINANZATTIVA

 
   
  Perugia, 22 febbraio 2010 - La ricerca di Cittadinanzattiva fornisce alcuni dati di interesse e altri di minore utilità: il numero di asili comunali per regione di per sé non è leggibile se non è rapportato alla popolazione, tanto è che la Lombardia secondo l’indagine batterebbe l’Emilia Romagna, pur avendo percentuali molto più basse, se rapportate alla popolazione in fascia di età. Secondo l’assessorato regionale all’Istruzione, inoltre, la rilevazione dei soli nidi comunali non rende assolutamente conto della reale erogazione del servizio in un sistema come quello umbro in cui spesso i Comuni rispondono alla domanda di posti anche, e in alcuni casi esclusivamente con convenzioni fatte con il privato, per lo più privato sociale, e comunque lo sostengono spesso dato che lo ritengono, una volta autorizzato, parte del sistema. La stessa Regione Umbria ha finanziato i nidi autorizzati e ha ripartito le risorse per i nuovi posti, sia sul pubblico che sul privato. In modo particolare, il dato sulle liste d’attesa sembra poco attendibile, se in Umbria si somma il 36% di bambini fra 0 e tre anni che frequentano una struttura con il 35 per cento che sarebbero, secondo l’indagine, in lista d’attesa si otterrebbe un dato strabiliante di più di 70% di bambini le cui famiglie scelgono il nido. Non si sa come il dato sia stato ricavato, ma ci sono molte famiglie che fanno domanda in più strutture e che risultano in coda anche quando il bambino già frequenta. Limitarsi ai capoluoghi, poi, per l’assessorato regionale non rende conto dell’impegno della Regione per dotare di un nido anche i Comuni più piccoli, i quali hanno avuto un punteggio supplementare nelle graduatorie del piano-nidi. Resta interessante il dato sui costi per le famiglie, che però dovrebbe tenere conto dei diversi scaglioni tariffari legati al reddito, e dei molti rimborsi che la Regione ha distribuito per rendere la cifra al netto più bassa per le famiglie più disagiate. Certamente, è più facile tenere le tariffe basse nelle regioni in cui solo il 5% frequenta il nido, che in quelle in cui i bambini che accedono sono molti di più. L´umbria ha scelto di andare decisamente verso la diffusione del servizio, attraverso una strategia di sinergia pubblico-privata sotto il governo pubblico: limitare l’indagine ai soli nidi comunali tiene fuori, fra l’altro, anche l’interessante sperimentazione sulle sezioni primavera che è insediata in strutture statali e private, oltre che comunali. L’umbria, si ricorda infine, come risulta da un recente rapporto del Governo, è la regione in testa per numero di posti, che fra tutte le tipologie sono più del 35% i bambini tra 0 e 3 anni che frequentano una struttura educativa, e che la pluralità di soggetti erogatori ha permesso una pluralità di tipologie di servizio che va incontro maggiormente ai bisogni delle famiglie. .  
   
 

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