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Notiziario Marketpress di Lunedì 22 Febbraio 2010
 
   
  L’ORO DI NAPOLI DAI RACCONTI DI GIUSEPPE MAROTTA SUL PALCOSCENICO DEL MANZONI

 
   
  Milano, 22 febbraio 2010 - “Una dichiarazione d’amore per Napoli, città splendida e miserabile, amorosa e spietata, e per i suoi abitanti, disperati, poveri, ricchi di fantasia, magnifici, capaci di inventarsi la vita giorno per giorno. In questi racconti la Napoli di un tempo rivive senza pietismo o retorica, ma con commossa, asciutta, a volte divertita partecipazione. ” - Così nel risvolto di copertina del libro. “Film in sei episodi, tratti dall’omonimo libro di Giuseppe Marotta, “Trent’anni, diconsi trenta”, “Gente nel vicolo” e “La gente di Napoli”, “I giocatori”, “Personaggi in busta chiusa”, “Don Ersilio Miccio vendeva saggezza”. Difficile fare una graduatoria in un film di insolita omogeneità, tematica e stilistica, se non basandosi sui gusti personali. Di Marotta si accentua la vena umoristica più che quella malinconica, l’allegria più che la tristezza. L’oro di Napoli è la pazienza, “la possibilità di rialzarsi dopo ogni caduta; una remota, ereditaria, intelligente, superiore pazienza. ” E’ il suo tema conduttore. Non è un film neorealista. Di maniera nel suo bozzettismo? Toppo teatrale e calligrafico? Forse, ma riscattato dalla sagace direzione desichiana degli attori e dallo stesso teatralismo del popolo dei bassi napoletani. ” - Così sul film di De Sica del 1954. E’ da quel ‘teatralismo’ che si intende partire per un’edizione teatrale de ‘L’oro di Napoli’, e da quella miriade di personaggi e di situazioni che, come nella ‘Mappata’ di Salvatore Di Giacomo dove i poveri vengono raccolti tutti in un lenzuolo, in questo caso se ne raccolgono le storie, dolenti o comiche, tragiche o paradossali, in un unico di quei palazzoni di cui pullula il centro storico di Napoli. E, come a strati, progressivamente ne scopriamo gli interni, e negli interni gli episodi, e negli episodi i personaggi che, a prescindere dagli stessi singoli episodi, interloquiscono tra loro nell’androne, tra le scale, nella strada, sui pianerottoli del palazzo-microcosmo, dando vita a quella coralità dolente e magica di una Napoli anche furbesca ed ingannatrice, ma non imbastardita da un degrado che sembra inarrestabile. Per cui questa edizione teatrale de ‘L’oro di Napoli’ di Giuseppe Marotta non sarà, come ormai troppo spesso accade in teatro, una pedissequa riproposta del film di De Sica, ma una ricomposizione totalmente nuova dei suoi racconti, di cui alcuni sfruttati anche dal film, ma altri completamente inediti da un punto di vista spettacolare e tratti direttamente dagli scritti di Giuseppe Marotta. Così dagli intenti teatrali del 2009. (A cura di Armando Pugliese) .  
   
 

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