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Notiziario Marketpress di Lunedì 22 Febbraio 2010
 
   
  AMLETO. NELLA CARNE IL SILENZIO LA TEATRO LITTA

 
   
  Milano, 22 febbraio 2010 - Amleto – Nella carne il Silenzio per la regia di Roberto Bacci è in scena al Teatro Litta dal 23 febbraio al 7 marzo 2010. Lo spettacolo segue un’idea di drammaturgia che interroga il testo di Shakespeare con altre domande. Le “forze” che spingono la storia a realizzarsi sono incarnate da sei duellanti mascherati che costringono Amleto a ripetere il proprio destino e le parole già mille volte ascoltate. E mentre da varie metamorfosi dei “duellanti” prendono vita i personaggi dell’opera, senza che ci siano ruoli unici assegnati, Amleto è circondato da Re, Regine, Spettri, Ofelie, Orazi e Poloni che si moltiplicano prendendo corpo intorno a lui per spingerlo verso la sua “fine”. Ed è dalla carne di Amleto, giunto al limite della sua storia e della sua esistenza, che scaturisce il “silenzio” di fronte a cui le domande restano sospese, così come resta sospesa la sua vendetta per l’assassinio di suo padre. “Come raccontare la storia di Amleto? Ogni teatro sceglie un suo Amleto. Ma forse è una illusione. Sarebbe più giusto dire, che è Amleto stesso, con la sua seducente potenza, a farsi avanti per trovare ogni volta un provvisorio rifugio al suo andare. C’è una speciale provvidenza anche nella caduta di un passero”, dice al suo ritorno a Elsinor. Amleto ha davanti a sé un tempo reale per spingersi oltre, procrastinare, indugiare, ma è pronto ad accettare, in ogni momento, il suo destino, a coltivare, ancora una volta, la consapevolezza dell’essere qui e ora. Come nelle vecchie dispute e nei duelli filosofici, l’accusato aveva un’ora di tempo per preparare la sua discolpa e la sua difesa. I duellanti sono i garanti di questo tempo a cui lo incatenano con le loro metamorfosi. Lo “confondono”, spingono la storia verso quella cadenza la cui ultima battuta è il duello finale con Laerte. La macchina di ferro, solidale con i duellanti, scandisce il battito. L’inizio segna l’avvio del movimento della rugginosa struttura che riprende a battere i suoi colpi, dissonante, onirica, affaticata, e suoni e “parole parole parole…” accompagnano, nel mutare delle scene, questo compito, grande e pesante, come la pancia cigolante di una vecchia nave che porta Amleto verso il suo destino. Gli addetti a questa macchina, i duellanti, obbedienti al compito a cui sono condannati, accompagnano i suoi meccanismi, si esercitano con intimità devota, esseri dell’interno, come i fuochisti, che non vedono la luce del sole, l’orizzonte del mare. ” .  
   
 

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