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Notiziario Marketpress di Lunedě 22 Febbraio 2010
 
   
  AL TEATRO ALLA SCALA PER LA STAGIONE D’OPERA E BALLETTO 2009 ~ 2010 DA UNA CASA DI MORTI, OPERA IN TRE ATTI DI LEOŠ JANáČEK

 
   
  Milano, 22 febbraio 2010 - Primo atto. Nel cortile di un campo di detenzione sull’Irtyš, in Siberia. Mentre si lavano, di prima mattina, i prigionieri litigano tra loro e parlano dell’arrivo di un nuovo detenuto, un nobile chiamato Aleksandr Petrovič Gorjančikov. Questi sopraggiunge: č un prigioniero politico e il Comandante ordina che gli siano subito inflitti cento colpi di frusta. Nell’indifferenza per le grida di dolore di Gorjančikov, i detenuti tormentano un’aquila dalle ali tarpate, pur ammirandone la fierezza, sino a quando, su ordine del Comandante, sono trascinati al lavoro dalle guardie. Metŕ di loro si allontanano per recarsi ai lavori forzati cantando una triste canzone. Tra quelli che rimangono c’č Skuratov, che canta brani di un allegro motivo e inizia a litigare con Luka. Rammentando la sua vita a Mosca, dove faceva il ciabattino, Skuratov si getta in una danza selvaggia sino a crollare esausto al suolo. Dal canto suo Luka, intento a cucire, racconta di come fosse giŕ stato imprigionato una prima volta per vagabondaggio; in quell’occasione aveva incitato i compagni di detenzione a ribellarsi, uccidendo il maggiore intervenuto a sedare la rivolta, e per questo era stato frustato sin quasi a morirne. Il Prigioniero piů anziano, che non distingue piů la vita dalla morte, chiede a Luka se poi fosse morto davvero. Nel frattempo Gorjančikov, che č stato appena punito in modo simile, viene riportato indietro dalle guardie. Secondo atto. Un anno dopo sulle rive dell’Irtyš, con vista sulla steppa. I prigionieri stanno lavorando intorno a una barca. Gorjančikov chiede al tartaro Aljeja della sua famiglia e si offre di insegnargli a leggere e scrivere; proposta che il giovane accetta con entusiasmo. Il suono lontano delle campane annuncia i giorni della Pasqua, durante i quali i detenuti allestiscono rappresentazioni teatrali; per assistervi sopraggiungono il Comandante con il Pope e alcuni ospiti. Mentre i prigionieri siedono per mangiare, Skuratov racconta la sua storia: in una cittŕ tedesca del Volga si era innamorato di una ragazza, Louisa, indotta perň a sposare un vecchio parente; cosě egli si era presentato alla festa di fidanzamento e lo aveva ucciso. Ma i detenuti pensano soltanto al teatro. Ora si rappresentano due commedie, per lo piů come pantomime. La prima č Kedril e Don Giovanni, dove oltre al libertino dissoluto, ghermito alle fine dai diavoli, e al suo servitore Kedril compaiono Elvira, un cavaliere, la moglie del ciabattino e quella del pope. La seconda č La bella mugnaia: mentre il marito č assente la protagonista riceve i suoi amanti, ma gli uomini sono costretti a nascondersi l’uno dopo l’altro per l’arrivo dell’amante successivo; il mugnaio sopraggiunge e getta i primi due fuori di casa ma viene ucciso dal terzo, un bramino che si rivela essere Don Giovanni, si trasforma in diavolo e si mette a danzare con la mugnaia fino alla morte. Si sta facendo buio; finita la rappresentazione, i prigionieri ritornano al campo intonando canzoni popolari. Il Prigioniero giovane si rivolge a una Prostituta. Il Prigioniero piccolo, poi, irritato dal comportamento da nobile di Gorjančikov, gli scaglia contro il recipiente per il tč ma invece di Aleksandr Petrovič colpisce Aljeja, ferendolo gravemente. Le guardie s’affrettano a riportare l’ordine. Terzo atto. Nell’infermeria del campo, verso sera. Giacciono malati alcuni detenuti: sono Aljeja, vegliato da Gorjančikov, Šakpin, il Prigioniero piů anziano, Luka moribondo e Skuratov ormai impazzito. Cala la notte e quando gli altri detenuti s’addormentano Šiškov racconta a Čerevin la propria tragica storia. La sua colpa č di avere ucciso la donna che amava, Akulka, promessa sposa di Filka Morozov. Questi, incassato il denaro della dote, si era perň rifiutato di sposarla affermando di aver giŕ posseduto la ragazza. Allora Akulka era stata costretta a sposare Šiškov, il quale durante la prima notte di nozze, pronto a percuoterla, aveva dovuto constatarne la verginitŕ. Šiškov aveva allora rinfacciato a Filka di aver calunniato Akulka, ma questi lo aveva accusato di essere troppo ubriaco quella notte per poter giudicare la condizione della ragazza. Quando poi, duramente percossa, Akulka aveva confessato di amare ancora Filka, nonostante tutto, Šiškov l’aveva assassinata. Durante il racconto, Luka geme sempre piů di dolore e spira proprio quando Šiškov evoca il momento in cui aveva colpito Akulka con il coltello. Soltanto una volta che Luka č morto Šiškov riconosce in lui l’odiato Filka e lo maledice. A questo punto, il Prigioniero piů anziano commenta che anche Filka ha avuto una madre. Nel cortile del campo di detenzione. Il Comandante, ubriaco, comunica a Gorjančikov che la domanda di grazia che lo riguarda č stata accolta. Ad Aleksandr Petrovič sono tolte le catene: egli č finalmente libero. Aljeja viene a salutarlo e i prigionieri ne celebrano la liberazione lasciando che l’aquila catturata tenti di alzarsi in volo. Ma subito l’ordine gridato dalle guardie di riprendere il lavoro riporta i detenuti alla disperata cupezza della loro prigionia. .  
   
 

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