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Notiziario Marketpress di Lunedì 01 Marzo 2010
 
   
  UE: POLITICA COMUNE DELLA PESCA: VA BENE UNA RIFORMA RADICALE, MA SERVONO PIÙ FONDI

 
   
  Bruxelles, 1 marzo 2010 - Il voto sulla politica della pesca, 25 febbraio - Una "riforma radicale" per proteggere i pesci dal rischio d´estinzione, tenendo però conto delle specificità regionali e con un occhio di riguardo per la pesca artigianale e costiera. E´ quanto chiede il Parlamento, sollecitando anche un´efficace politica di non-rigetto in mare del pescato, il sostegno all´acquacoltura di qualità, una maggiore informazione dei consumatori e la tracciabilità dei prodotti, anche importati. Vanno anche sviluppate le organizzazioni interprofessionali e le vendite dirette. Approvando con 456 voti favorevoli, 50 contrari e 65 astensioni la relazione di Maria do Céu Patrão Neves (Ppe, portoghese) sul libro verde della Commissione relativo alla riforma della politica comune della pesca (Pcp), il Parlamento rileva anzitutto "l´importanza strategica" di questo settore per il contributo "in termini di benessere socioeconomico delle comunità costiere, sviluppo locale, occupazione, conservazione e creazione di attività economiche a monte e a valle, rifornimenti di pesce fresco e conservazione delle tradizioni culturali locali". I deputati chiedono quindi una "riforma radicale" della politica della pesca per evitare il rischio di "ritrovarsi senza risorse ittiche e senza industria della pesca al momento della prossima riforma". Ricordano, peraltro, che il principale obiettivo della Pcp "deve essere di garantire il futuro "tanto delle risorse quanto dei pescatori" e sottolineano che la sopravvivenza della pesca e la conservazione della sostenibilità degli ecosistemi marini "non sono obiettivi inconciliabili". Il processo di riforma della Pcp deve concludersi all´inizio del 2011, e, con il trattato di Lisbona, il Parlamento "non è più soltanto un organo consultivo ma diventa co-legislatore", condividendo il potere decisionale con il Consiglio, "tranne in materia di fissazione di Tac e quote". Il Parlamento chiede una dotazione finanziaria maggiore per la Pcp nel prossimo quadro finanziario 2014-2020, e respinge "ogni tentativo di rinazionalizzare i costi della Pcp". Occorre poi "garantire un accesso più agevole" agli strumenti finanziari dell´Ue e chiede una strategia di sostegno finanziario "agli operatori professionali della pesca che potrebbero veder ridotta la loro attività o perdere il posto di lavoro in seguito all´adattamento delle capacità di pesca alle disponibilità di risorse alieutiche o a piani di ricostituzione delle risorse". In generale, il Parlamento sostiene un sistema di gestione che si discosti dall´approccio verticale (top-down), puntando invece sul principio della regionalizzazione e della sussidiarietà (decentramento orizzontale). Respinge quindi "fermamente" ogni tentativo inteso ad adottare un modello comunitario unico e chiede invece che "si tenga debitamente conto delle caratteristiche specifiche dei vari mari europei". Altra proposta: il trattamento differenziato fra pesca di altura e quella a carattere più artigianale. Sollecita quindi la Commissione a lavorare "in vista di un modello distinto, chiaramente definito, liberale, de-burocratizzato e semplificato" per la gestione della pesca artigianale e costiera. Andrebbero poi istituiti programmi comunitari specifici di sostegno alla piccola pesca costiera e alla pesca di molluschi, per ottenere un maggiore accesso ai mercati e aumentare il valore dei prodotti. Al contempo l´attuale fondo e i futuri fondi strutturali devono continuare a sostenere il rinnovo e l´ammodernamento dei pescherecci. I deputati sollecitano la Commissione a esaminare la possibilità di adottare nuovi modelli di gestione della pesca, "che siano complementari al sistema di Tac e quote",per agevolare l´introduzione della politica di non-rigetto in mare e favorire "un adattamento più flessibile della flotta allo stato effettivo delle risorse nella loro diversità e distribuzione". Un meccanismo di gestione basato sullo sforzo di pesca permetterebbe di sviluppare un´efficace politica di non-rigetto e semplificare le attuali procedure amministrative e di controllo. Occorrerebbe anche creare un Fondo per il disarmo, "quale soluzione efficace e a breve termine ai problemi di eccesso di capacità". D´altro canto, i deputati ritengono essenziale che, in caso di periodi di riposo biologico per la flotta al fine di preservare gli stock ittici, "si tenga debitamente conto anche dell´industria conserviera, che non dispone di fonti alternative di approvvigionamento delle specie interessate". Il Parlamento chiede anche di rafforzare la protezione e la competitività dell´acquacoltura comunitaria "con un sostegno forte e continuo alla ricerca e allo sviluppo tecnologico, il miglioramento dell´assetto delle zone costiere e dei bacini idrografici". Vanno quindi sostenuti gli investimenti in nuove tecnologie dell´acquacoltura off-shore e d´acqua dolce, sostenendo in via prioritaria il miglioramento della sostenibilità ambientale. Nel chiedere incentivi a favore dell´acquacoltura biologica e di iniziative volte ad incrementare l´efficienza degli impianti di piscicoltura, sollecita finanziamenti alle imprese di acquacoltura "a prescindere dalle loro dimensioni". Lo sviluppo sostenibile dell´acquacoltura, per i deputati, deve anche promuovere la produzione di "prodotti di qualità superiore" attraverso norme sanitarie migliorate, standard elevati in materia di benessere animale e un elevato livello di protezione dei consumatori. In proposito, sollecitano la Commissione ad accrescere le informazioni rivolte ai consumatori sull´origine e la qualità dei prodotti della pesca, tramite un monitoraggio rigoroso e una "tracciabilità completa", dall´ottenimento della materia prima alla commercializzazione del prodotto finito, sia per la vendita di catture fresche che di prodotti trasformati derivanti da attività di pesca o dall´acquacoltura. In materia di politica commerciale, il Parlamento sottolinea anche la necessità di assicurare anche la tracciabilità dei prodotti importati e la loro conformità ai medesimi requisiti sanitari, ambientali e sociali dell´Ue. Inoltre, chiede di impedire che nuove concessioni a livello della protezione esterna "non vanifichino o compromettano gli sforzi per garantire sbocchi alla produzione comunitaria a prezzi sufficientemente remunerativi". I nuovi accordi di pesca con paesi terzi dovrebbero quindi essere oggetto di una valutazione complessiva, "sulla base di criteri definiti dal Parlamento europeo". Occorre poi adoperarsi per evitare di aggravare la dipendenza dell´Ue dalle importazioni da paesi terzi e garantire, invece, la promozione esterna dei suoi prodotti quali le conserve di pesce, "in particolare ... Finanziandone la presentazione a concorsi e fiere internazionali". Quale primo importatore mondiale, l´Ue dovrebbe anche dare priorità alla lotta contro la pesca illegale. Il Parlamento ritiene infine necessario creare raggruppamenti interprofessionali nel settore della pesca, con la partecipazione di proprietari, lavoratori, trasformatori, intermediari, ecc.. Considera inoltre necessario ridurre il numero di intermediari nella filiera tra produttore e consumatore ed incentivare e sostenere tutte le attività di vendita diretta o di commercializzazione da parte del produttore idonee ad accorciare la filiera. Occorre inoltre creare meccanismi "per promuovere la concentrazione dell´offerta".  
   
 

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