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Notiziario Marketpress di Lunedì 01 Marzo 2010
 
   
  AL PICCOLO TEATRO STUDIO “PASSAGGIO IN INDIA”: SCONTRO DI CIVILTÀ CON SANDRO LOMBARDI E GIULIA LAZZARINI DAL ROMANZO DI FORSTER, CON LA REGIA DI FEDERICO TIEZZI

 
   
  Milano, 1 marzo 2010 - Arriva al Piccolo Teatro Studio, mercoledì 17 marzo, Passaggio in India, adattamento teatrale, firmato dalla scrittrice indiana Santha Rama Rau alla fine degli anni Cinquanta, dell’omonimo romanzo di Forster del 1924, adattamento dal quale il regista David Lean trasse l’omonimo film. Con la scelta di questo testo, mai presentato in Italia e in scena nella sala di via Rivoli fino all’1 aprile, Federico Tiezzi torna a uno dei suoi autori prediletti. Il dramma segue le vicende di due donne inglesi, che negli anni Venti visitano l’India, nella speranza di capirne gli usi e le complesse tradizioni: l’amicizia con un giovane medico musulmano sarà la chiave di volta per accedere alla conoscenza di una civiltà tanto lontana dalla loro. Animati dalle migliori intenzioni, ma ostacolati dai pregiudizi, i due mondi non riusciranno mai a incontrarsi. Il conflitto tra le due culture costrette a convivere nel clima alienato del colonialismo, non avrà alla fine vincitori, ma solo vinti. Uno spunto di riflessione importante sullo “scontro di civiltà”, così caro al nostro tempo e drammaticamente attuale, che restituisce al teatro il suo carattere civile, la sua vocazione politica. Sullo sfondo della modesta città di Chandrapore e della vita dei funzionari inglesi in India, si intrecciano le opposte e complementari tensioni del medico Aziz e della ragazza inglese Adela Quested verso i rispettivi ambienti. Il centro drammatico dell´opera consiste in una gita alle grotte Marabar. Una volta dentro, al buio, in un calore soffocante, sola con Aziz, Adela si convince di aver subìto un´aggressione sessuale. Aziz viene accusato, imprigionato e infine processato. Durante il processo, Adela si rende conto che è stato tutto una sorta di allucinazione. Ritira l´accusa, nella disapprovazione generale degli inglesi, che la abbandonano a se stessa. Il fatto contingente non è solo un´invenzione narrativa di grande efficacia, è anche simbolo di una vicenda interiore, a sua volta metafora di due visioni della vita. Da una parte la convenzione e dall’altra la libertà, da una parte l’intelletto dall’altra il cuore. L’urto di due mondi morali, messi a fuoco anche geograficamente e sociologicamente, oltre che psicologicamente, si conclude non con una ritrovata armonia ma col fallimento degli incontri: resta da parte di tutti un impetuoso sforzo per conoscere l’altrui sconosciuta identità: spirituale, morale, fisica, sociale.  
   
 

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