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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Marzo 2010
 
   
  THIJS BERMAN: ALL´AFGHANISTAN NON SERVONO ALTRI SOLDATI

 
   
  Bruxelles, 8 marzo 2010 - Thijs Berman, capo della missione elettorale Ue in Afghanistan fino alle elezioni di novembre 2009. Il leader della missione elettorale dell´Ue in Afghanistan tornerà nel Paese nelle prossime settimane, per valutare se ci sono stati passi avanti dopo la controversa vittoria del presidente Karzai. Gli abbiamo chiesto se tutti i soldi spesi dall´Ue e dagli Usa per la sicurezza del Paese stanno portando qualche risultato. Per Berman, europarlamentare olandese, gruppo S&d, i dubbi restano forti. Onorevole Berman, com´è la situazione in Afghanistan a qualche mese dalle elezioni? Credo che il Paese sia in una fase di sviluppo dove tutto può ancora accadere, ma ci sono segnali inquietanti: da una parte il presidente Karzai ha promesso di combattere la corruzione per ridare credibilità alle istituzioni, ma dall´altra ha deciso di non modificare il meccanismo di nomina della commissione elettorale indipendente: ci penserà lui. Nominerà personalmente anche i membri della commissione per i ricorsi elettorali. Così facendo, invece di rafforzare l´equilibrio fra i vari poteri democratici, indebolisce il ruolo delle istituzioni e di un governo che oggi più che mai ha bisogno di recuperare credito agli occhi della popolazione. Si può ancora sperare in un lieto fine? L´europa può giocare un ruolo fondamentale investendo più, e meglio, nelle istituzioni, nel rafforzamento delle amministrazioni locali, e nell´addestramento della polizia e dell´esercito. E penso che invece di concentrarsi quasi esclusivamente sull´aspetto militare, come fanno gli americani, dovremmo spenderci nel costruire un nuovo Afghanistan insieme alla popolazione. Abbiamo inviato un gran numero di soldati dal 2001 fino ad arrivare a 121.000 unità, e la sicurezza del paese non è migliorata: i talebani controllano ancora due terzi del territorio. Questo ci porta alla prossima domanda: mandare più soldati, è ancora la soluzione? A mio avviso questa è una strategia inutile, sarebbe un errore. Il Pentagono pensa che si risolve tutto così, ma non è la strada giusta. Quello che dobbiamo fare è costruire la fiducia del popolazione. Non nella coalizione internazionale, perché noi ce ne andremo presto. Ma nei loro leader e nel loro sistema politico, combattendo la corruzione e contrastando la produzione di oppio. E´ possibile coordinare gli sforzi degli Stati Uniti e dell´Ue? Certamente, è necessario. Ho parlato con l´ambasciatore americano alla Nato e credo che dobbiamo cooperare strettamente per rafforzare l´organizzazione delle istituzioni, dei governi locali e lo sviluppo economico dell´Afghanistan, creando opportunità per uomini e donne. Purtroppo però mi sembra che l´approccio americano è ancora fortemente improntato all´uso della forza militare. Cosa si aspetta dunque dalla sua visita in Afghanistan? Come coordinatore della missione di osservazione elettorale dell´Ue è mio compito osservare il risultato delle nostre raccomandazioni, quindi mi concentrerò su quello che è successo dopo i brogli elettorali dell´anno scorso e controllerò se è stato fatto qualcosa per garantire che la prossima volta l´esito elettorale sia meno controverso.  
   
 

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