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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Marzo 2010
 
   
  DI NUOVO AL PICCOLO TEATRO STREHLER, DAL 23 MARZO AL 2 APRILE 2010 NERI MARCORÈ È UN CERTO SIGNOR G

 
   
  Milano, 8 marzo 2010 - Dopo lo straordinario successo della settimana di repliche del dicembre 2008, Neri Marcorè, nei panni di Un certo signor G torna al Teatro Strehler. A quasi quarant’anni di distanza Il signor G –presentato da Gaber nella storica sala di via Rovello nel gennaio 1971 – torna al Piccolo. Il Teatro dell’Archivolto di Genova lo ripropone come un excursus, sotto l’attenta guida di Giorgio Gallione, nell’universo gaberiano, dalle prime esperienze teatrali, quelle di Dialogo tra un impegnato e un non so, Far finta di essere sani, Anche per oggi non si vola (tra il 1970 e il 1974), fino all’ultimo disco del 2003. Un’occasione per rileggere e rivisitare l’opera di Gaber, un viaggio-omaggio che procede per monologhi e melologhi, musiche e canzoni, inevitabilmente iscritto nella forma stilistica del ‘teatro canzone’, felice invenzione gaberiana, geniale strumento di decifrazione delle sfrangiature e delle nevrosi della contemporaneità. Neri Marcorè è solo sul palcoscenico, accompagnato da due pianiste, Silvia Cucchi e Vicky Schaetzinger, nell’elaborazione musicale, quasi concertistica, di Paolo Silvestri, a riscoprire un’opera, quella di Gaber e Luporini, da considerare ormai un “classico moderno”, riflessione, ironica e malinconica a un tempo, sul destino dell’uomo, smarrito tra contraddizioni, utopie e paure, solo, di fronte al paradosso di un’asfissiante normalità. “Il ‘nostro Signor G’ - dichiara il regista - è un’esplorazione nel beffardo, paradossale, buffonesco mondo di questa maschera di uomo comune che si interroga, comicamente impotente, sul senso della propria vita, sempre sfiorata dal pericolo dell’imbecillità e del qualunquismo”. Aggiunge Neri Marcorè: “Abbiamo scelto di riportare in scena il mondo di Gaber, la sua musica, la sua ironia, la sua capacità di interrogarsi senza sosta sulle contraddizioni dell’individuo rispetto all’amore, la società, la libertà, la politica, con le sue paure e le sue aspirazioni, urlandole con la potenza dell’invettiva o sussurrandole col tarlo dell’introspezione”.  
   
 

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