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Notiziario Marketpress di Martedì 07 Novembre 2006
 
   
  OCCUPAZIONE IN EUROPA: LE RIFORME PORTANO I LORO FRUTTI LA COMMISSIONE EUROPEA PUBBLICA LA RELAZIONE 2006

 
   
  Bruxelles, 7 novembre 2006 - Secondo la relazione “Occupazione in Europa 2006”, pubblicata in data odierna dalla Commissione europea, la situazione occupazionale nell´Ue ha continuato a migliorare nel 2005 nonostante un rallentamento temporaneo della crescita economica. Le riforme stanno portando i loro frutti. La disoccupazione nell´Ue è diminuita di quasi mezzo punto percentuale (dal 9,1% dell´anno scorso all´8,7%), mentre la crescita dell´occupazione è praticamente raddoppiata (0,9%). L´unione europea tuttavia resta al di sotto delle sue possibilità a livello sia di occupazione che di crescita della produttività rispetto agli obiettivi prefissi. Raddoppiare gli sforzi per attuare una vasta gamma di riforme costituisce un elemento prioritario. Vladimír Špidla, commissario responsabile dell´occupazione, affari sociali e pari opportunità, si è compiaciuto dei miglioramenti, sottolineando peraltro che “malgrado la crescita del tasso di occupazione delle donne e dei lavoratori più anziani, i progressi verso l´obiettivo di un tasso d´occupazione globale del 70% semplicemente non sono abbastanza rapidi”. E ha aggiunto: “È chiaro che per raggiungere tale obiettivo occorre intraprendere maggiori sforzi nella maggior parte degli Stati membri. L´ordine del giorno deve consistere in un´attuazione rigorosa delle riforme in linea con le direttive per l´occupazione in Europa”. La relazione prende atto dei continui aumenti dei tassi di occupazione delle donne e delle persone più anziane (55-64 anni), sottolineando l´interesse delle politiche mirate ad attirare e conservare sul mercato dell´occupazione un maggior numero di donne e di lavoratori più anziani. Dal 2000 il tasso di occupazione delle donne è aumentato di circa 5 punti percentuali od oltre a Cipro, in Estonia, in Lettonia e in Italia e di oltre 10 punti percentuali in Spagna. Quanto ai lavoratori più anziani, i tassi di occupazione sono aumentati di 5 punti percentuali od oltre in 16 Stati membri, mentre la Finlandia, l´Ungheria e la Lettonia hanno fatto registrare aumenti particolarmente rilevanti (oltre 10 punti percentuali). Questi risultati incoraggianti relativamente ai lavoratori più anziani vanno attribuiti alle politiche a favore dell´invecchiamento attivo e alle riforme dei sistemi pensionistici. I progressi peraltro non sono stati uniformi in tutti gli Stati membri. Persistono marcate divergenze negli effetti sul mercato del lavoro, in particolare tra uomini e donne, tra cittadini comunitari e non comunitari, nonché tra regioni. Ad esempio, i tassi di occupazione delle donne nell´Ue hanno fatto registrare una variazione tra oltre il 70% in Danimarca e in Svezia e il 34% circa a Malta. I tassi di occupazione regionali nell´Ue si sono collocati a poco più del 40% in talune regioni d´Italia e praticamente all´80% in altre regioni nel Regno Unito. Approccio della “flessicurezza” Di fronte alla crescente globalizzazione della concorrenza, ad una contrazione della popolazione attiva e ad una maggiore incidenza dei lavori precari, promuovere l´occupazione e la crescita comporta l´avvio di riforme in tutti gli Stati membri. La relazione oggi pubblicata esamina in che modo taluni mercati del lavoro nazionali riescono a combinare clausole contrattuali elastiche con una maggiore sicurezza grazie ad un programma di formazione continua, a politiche attive del mercato del lavoro e ad elevati livelli di protezione sociale. Questo approccio è denominato “flessicurezza”. Esso è caratterizzato dall´interazione positiva tra la flessibilità e la maggiore sicurezza dei lavoratori e dimostra che tale combinazione può contribuire a creare maggiori e migliori posti di lavoro. I successi registrati in Danimarca, in Spagna, in Finlandia, in Austria e nei Paesi Bassi dimostrano che la flessibilità e la sicurezza sono compatibili tra loro e che si rafforzano reciprocamente. Essi dimostrano anche che non esiste un modello unico valido per tutti; la flessicurezza è un approccio che può contribuire a superare le resistenze politiche e sociali nei confronti delle riforme. La relazione dimostra inoltre che politiche attive del mercato del lavoro sono essenziali per ottenere un buon dosaggio di flessibilità e di sicurezza dell´occupazione. Gli Stati membri non impegnano la stessa quota di risorse finanziarie nell´attivazione delle persone alla ricerca di un´occupazione. Tali partecipazioni finanziarie variano tra meno di ¼% del Pil nella Repubblica ceca, in Estonia, in Lettonia, in Slovacchia e nel Regno Unito e l´1,5% del Pil in Danimarca, tasso relativamente elevato. Occorre una cultura di valutazione più forte, che possa far capire che il successo dipende meno dal volume dell´investimento che dall´efficacia di tale investimento in settori quali la formazione professionale e i servizi pubblici dell´occupazione. Urgenza: promuovere una manodopera mobile, altamente qualificata e in grado di adeguarsi Dal 2000 il numero di posti di lavoro altamente qualificati è fortemente aumentato nell´Ue. Malgrado questa evoluzione positiva, la percentuale di lavoratori altamente qualificati rispetto all´insieme della manodopera dell´Ue resta notevolmente al di sotto della percentuale degli Stati Uniti. Inoltre l´Ue destina soltanto l´1,2% circa del proprio Pil all´istruzione superiore, vale a dire meno della metà degli stanziamenti degli Stati Uniti nel medesimo settore. Nella relazione si afferma che, per ottenere una crescita superiore della produttività attraverso il progresso tecnologico, è indispensabile disporre di una manodopera ben formata e in grado di adeguarsi. Nella relazione si dichiara anche che una manodopera altamente qualificata e in grado di adeguarsi migliora la capacità di un paese di creare nuove tecnologie sul proprio territorio e di assorbire e applicare inoltre tecnologie valide sviluppate all´estero. Un altro elemento importante per raccogliere le sfide odierne sul mercato del lavoro nell´Ue ampliata è rappresentato dalla mobilità geografica dei lavoratori. Con meno del 2% dei cittadini europei in età lavorativa che vivono in un altro Stato membro, occorre intensificare gli sforzi per creare una vera e propria cultura della mobilità. Tali sforzi dovrebbero riguardare l´eliminazione non soltanto degli ostacoli amministrativi e giuridici alla mobilità, ma anche e soprattutto gli ostacoli sociali, culturali, educativi e organizzativi. Oggi inoltre è stata pubblicata un’indagine che rivela che la maggior parte degli europei ha un’immagine positiva del ruolo svolto dall’Ue nel campo dell’occupazione e degli affari sociali. Tre persone su quattro inoltre dichiarano che l’Ue ha ripercussioni positive sull’accesso all’istruzione ed alla formazione oltre che sulla creazione di posti di lavoro e sulla disoccupazione. Stando ai risultati dell’indagine la stragrande maggioranza dei lavoratori europei è fiduciosa di poter mantenere l’attuale posto di lavoro nel breve termine, ma un’analoga proporzione di essi accetta altresì che il “posto fisso a vita” è una cosa del passato. La maggior parte degli interpellati dà risalto all’importanza di una formazione regolare e della capacità di adattarsi a nuove mansioni. Sotto questo profilo molti riconoscono il sostegno fornito dal Fondo sociale europeo nell’aiutare le persone a migliorare le proprie capacità professionali e prospettive di lavoro. .  
   
 

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