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Notiziario Marketpress di
Lunedì 15 Marzo 2010 |
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UNIONE EUROPEA: LA COMMISSIONE PRESENTA LE PRIME PROPOSTE DI LEGGE PER IL PROCESSO EQUO
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Un turista italiano coinvolto in un incidente stradale in Svezia non può conferire con un avvocato che parli la sua lingua; a un cittadino polacco indagato in Francia non vengono tradotti gli elementi assunti a suo carico: sono solo alcuni degli ostacoli che possono inaspettatamente insorgere e condurre a errori giudiziari nei procedimenti in altri paesi dell´Ue. La Commissione europea ha proposto oggi una misura legislativa che aiuterà i cittadini a far valere il diritto a un processo equo ovunque nell´Unione, anche quando non conoscono la lingua del procedimento. Gli Stati membri avranno infatti l´obbligo di fornire agli indagati servizi completi di interpretazione e di traduzione. È questa la prima di una serie di misure volte a definire norme comuni nelle cause penali. Il nuovo trattato di Lisbona conferisce all´Unione il potere di adottare misure per rafforzare i diritti dei cittadini conformemente alla Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea. "Oggi muoviamo un primo importante passo verso un´Europa della giustizia che non conosce frontiere. Nessuno nell´Ue dovrebbe sentirsi limitato nell´esercizio dei propri diritti o privo di una protezione adeguata solo perché non è nel suo paese d´origine", ha dichiarato la vicepresidente Viviane Reding, Commissario europeo per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza. "Senza la garanzia che tutti gli Stati membri rispettano i diritti fondamentali dei cittadini, come possiamo creare un rapporto di fiducia tra quelle stesse autorità che devono lavorare insieme per la nostra sicurezza? La giustizia e la sicurezza vanno di pari passo: per questo spero che il Parlamento europeo e il Consiglio adottino rapidamente la proposta affinché nulla impedisca ai cittadini di godere del diritto a un processo equo garantito dalla Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea." Sempre più europei viaggiano, studiano o lavorano in un paese straniero: aumentano quindi anche le possibilità che si trovino implicati in un procedimento giudiziario in un altro Stato membro. Un cittadino imputato di un reato rischia di non comprendere e non parlare la lingua delle autorità giudiziarie. È possibile però esercitare pienamente i diritti della difesa solo se si capisce la lingua dell´udienza, si dispone di una traduzione completa di tutti gli elementi e si è in grado di comunicare con il proprio avvocato. La proposta rafforza il diritto all´interpretazione e alla traduzione, e questo in tre modi: l´interpretazione deve essere assicurata nei colloqui con gli avvocati, durante le indagini - ad esempio gli interrogatori di polizia - e il processo; perché il processo sia veramente equo, la proposta riguarda la traduzione scritta dei documenti fondamentali, quali l´ordine di carcerazione, l´atto contenente i capi di imputazione o le prove documentali principali. L´imputato non può disporre soltanto di una traduzione orale, per giunta sommaria, delle prove a suo carico; prima di rinunciare al diritto all´interpretazione e alla traduzione, gli imputati devono aver usufruito della consulenza legale; non devono subire, in altri termini, nessuna pressione affinché rinuncino ai propri diritti prima di avere consultato un avvocato. I costi di traduzione e interpretazione dovranno essere a carico degli Stati membri e non dell´imputato, e ciò a prescindere dall´esito del processo. In assenza di norme minime comuni che assicurino un processo equo, le autorità giudiziarie saranno riluttanti a inviare un imputato all´estero. Di conseguenza, le misure dell´Unione per lottare contro la criminalità – come il mandato d´arresto europeo – rischiano di non trovare piena applicazione. Nel 2007 sono stati emessi 11 000 mandati d´arresto europeo contro i 6 900 del 2005. La Commissione ritiene che in futuro le norme europee per un processo equo, compreso il diritto all´interpretazione e alla traduzione, debbano applicarsi a tutti i mandati d´arresto. La Commissione intende dare rapida attuazione al diritto a un processo equo. La direttiva sul diritto all´interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali, presentata oggi dalla Commissione, sarà la prima a rafforzare la giustizia penale dall´entrata in vigore del trattato di Lisbona. "La proposta odierna si fonda sugli eccellenti lavori preparatori svolti in questo settore dalle presidenze svedese e spagnola" ha dichiarato il commissario Reding. "Adesso intendiamo mettere a frutto le nuove condizioni del trattato di Lisbona per accelerare i tempi di questa importante iniziativa a tutela dei diritti procedurali in Europa. Il mio obiettivo è raggiungere un accordo politico ambizioso tra Parlamento e Consiglio sui diritti dell´interpretazione e della traduzione prima dell´estate. Per questo lavorerò in stretta collaborazione con il Parlamento europeo e con la presidenza spagnola." La Commissione ha presentato una decisione quadro sui diritti dell´interpretazione e della traduzione nel luglio 2009. Con l´entrata in vigore del trattato di Lisbona il 1° dicembre 2009, sono state annullate tutte le proposte di decisione quadro. Il 30 novembre 2009 i governi dell´Ue hanno incaricato la Commissione di mettere a punto proposte graduali intese a definire norme comuni in tutta l´Ue per una serie di diritti procedurali. La Commissione ha trasformato la decisione quadro proposta in una direttiva, alla quale faranno seguito nei prossimi anni misure nei campi seguenti: informazione sui propri diritti e sull´accusa (estate 2010); consulenza legale prima e nel corso del processo e assistenza legale; il diritto del detenuto di comunicare con familiari, datori di lavoro e autorità consolari; protezione degli indagati vulnerabili |
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