Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Lunedì 15 Marzo 2010
 
   
  GLI ARAZZI DEI GONZAGA NEL RINASCIMENTO: DA MANTEGNA A RAFFAELLO E GIULIO ROMANO A MANTOVA, PALAZZO TE

 
   
  Milano, 15 marzo 2010 - “Si ritirorno tutti insieme in alcune camere tappezzate di finissimi et bellissimi drappi d’oro, d’argento et di seta di più colori, maestrevolmente contesti, ne i quali tanti diversi animali, alberi, frutti et fiori al vero conformi dentro vi si scorgeano, che’l gran Parasio et l’ingegnoso Fidia, l’uno in tela et l’altro in marmo a gran pena gli havrebbe potuti più alla maestra natura verisimili dimostrare.” Ecco come descrive la residenza episcopale del cardinale Ercole Gonzaga a Mantova un testimone delle nozze, avvenute nell’ottobre del 1549, tra Francesco Iii, figlio del duca Federico Ii, e Caterina d’Austria. Fin dall’antichità i tessuti preziosi sono stati la componente ornamentale mobile prediletta di re e nobili di tutta Europa e dalla metà del Trecento gli arazzi ne hanno rappresentato la parte primaria. Quei tessuti di dimensioni gigantesche, veri e propri affreschi mobili, facili da trasportare da una residenza all’altra, da appendere e staccare, non si limitavano alla funzione di difendere dal freddo e dalle intemperie ma dovevano anche costituire uno sfondo variopinto e conforme ai desideri dei committenti e ne manifestavano la ricchezza e il prestigio. La maggior parte degli arazzi delle antiche collezioni era realizzata da artisti fiamminghi e proponeva scene campestri che offrivano durante le stagioni più rigide la possibilità di usufruire di una specie di “giardino d’inverno”. Ma ne esistevano anche altri con intessute storie complesse e considerate sia dei modelli, che dei suggerimenti autocelebrativi dei loro proprietari: per un cardinale venivano ad esempio commissionate storie di eroi biblici, come Davide o Saul o Mosé, o di personaggi cristiani dagli Atti degli apostoli, oppure per un uomo d’armi storie profane, come quelle di Enea o di Alessandro o le Fatiche di Ercole. L’affascinante mostra primaverile Gli arazzi dei Gonzaga nel Rinascimento. Da Mantegna a Raffaello e Giulio Romano, fortemente voluta dal Comitato Scientifico del Centro di Palazzo Te presieduto da Salvatore Settis, posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e di S.m. Alberto Ii Re del Belgio, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Regione Lombardia Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, promossa e organizzata dal Comune di Mantova, dal Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te, dal Museo Civico di Palazzo Te, dal Museo Diocesano Francesco Gonzaga, Museo di Palazzo Ducale – Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le Provincie di Mantova Brescia e Cremona e dall’Archivio di Stato di Mantova, sostenuta da Provincia di Mantova e Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Mantova, con il contributo di Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Fondazione Banca Agricola Mantovana, e curata da Guy Delmarcel, tra i massimi esperti europei del settore, in collaborazione con Nello Forti Grazzini, Stefano L’occaso e Lucia Meoni, presenta una selezione - trentaquattro opere - degli arazzi più belli appartenuti ai Gonzaga e realizzati durante il Rinascimento unitamente ad alcune testimonianze documentarie. I signori di Mantova acquistarono infatti degli arazzi fin dal Quattrocento, seguendo in questo l’esempio delle altre grandi famiglie italiane, come gli Estensi a Ferrara o i Farnese a Parma. Ma fu soprattutto nel Cinquecento che gli acquisti di arazzi conobbero un forte incremento per via dell’interesse nutrito verso l’arte fiamminga. A quell’epoca i Paesi Bassi meridionali erano i maggiori produttori di arazzi, con Bruxelles come epicentro e con Anversa come principale centro di vendita grazie al porto più grande del Nord Europa, sede di un mercato apposito, il cosidetto “tapissierspand” dove, a partire dal 1554, molti maestri arazzieri e commercianti potevano prendere botteghe in affitto. I clienti stranieri potevano acquistarvi delle serie già pronte, oppure commissionarne di particolari, da tessere sulla base di cartoni da essi stessi procurati. La predominanza fiamminga dei manufatti era dovuta alla superiorità progettuale e tecnica e alla organizzazione dell’“industria artistica” di Bruxelles. La maggior parte dei tessitori rimangono senza nome, anche se i loro prodotti sono contraddistinti dai marchi di bottega, obbligatori a Bruxelles dopo il 1528. A quell’epoca infatti quasi un terzo dei cittadini di Bruxelles era impiegato nella produzione di arazzi. Esistono numerose lettere scambiate tra il cardinale Ercole e suo fratello Ferrante e i loro agenti inviati al Nord, che ci rendono l’immagine viva di intense trattative commerciali. Gli arazzi in nostro possesso risalgono tutti all’“epoca aurea” di quella produzione fiamminga. D’altra parte va aggiunto che arazzieri fiamminghi erano in attività anche in Italia. Federico Ii, per esempio, assunse nell’ottobre del 1539 il tessitore oriundo di Bruxelles Nicolas Karcher, attivo presso la corte ferrarese all’incirca fin dal 1517. Karcher lavorò al suo servizio, quindi a quello del cardinale Ercole fino all’ottobre del 1545, quando si trasferì a Firenze ivi chiamato dai Medici. Tornò a Mantova alla fine del 1553, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1562. Alcuni suoi arazzi realizzati a Mantova sono presentati in questa mostra. I Gonzaga si rivolsero talvolta anche ad altre manifatture, come per esempio all’arazzeria medicea di Firenze, per un arazzo con Giasone, e a una bottega parigina per una serie di arazzi dal soggetto religioso e destinata al duomo di Mantova. Lo studio sistematico della collezione di arazzi gonzagheschi è cominciato nel 1977. I Musei Reali di Arte e Storia di Bruxelles acquisiscono un grande arazzo, che rappresenta un corteo trionfale all’antica recante l’iscrizione Fructus Belli. Guy Delmarcel, storico dell’arte e curatore del museo, ne ricostruisce la pertinenza alle collezioni di Ferrante Gonzaga e scopre poi il resto del ciclo in Inghilterra e in Francia. Altrettanto significativa è la scoperta, ad opera di esperti del Museo del Louvre, di cartoni serviti ai tappezzieri di Bruxelles per la tessitura delle opere del succitato ciclo. Gli studiosi del Louvre contattano Clifford Brown, professore a Ottawa e specialista di temi gonzagheschi. Per molti anni Brown studia i documenti relativi agli arazzi, riuscendo così a individuare vari arazzi ancora esistenti, riscoperti da Delmarcel, alcuni con lo stemma Gonzaga come la già citata serie dei Fructus Belli e i Giochi di Putti conservati a Lisbona. Questa ricerca culmina in una monografia pubblicata dalla College Art Association of America nel 1996, punto di partenza per l’allestimento della mostra di Palazzo Te. Tradotto in italiano dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, il testo confluirà in un volume edito da Skira, completato da successive e interessanti scoperte effettuate da Nello Forti Grazzini, Stefano L’occaso e Lucia Meoni. Skira pubblicherà inoltre una Guida alla mostra con, oltre alle opere esposte a Palazzo Te e al Museo Diocesano, il ciclo Gli Atti degli Apostoli collocato a Mantova a Palazzo Ducale. A Mantova sono attualmente presenti diciotto arazzi commissionati dai Gonzaga: i nove arazzi degli Atti degli Apostoli, copie della serie della Cappella Sistina eseguiti su cartoni di Raffaello, acquistati dal cardinale Ercole Gonzaga e poi donati alla basilica palatina di Santa Barbara, oggi custoditi presso il Palazzo Ducale; i tre Millefiori di Isabella d’Este e sei episodi della Vita di Cristo, donati dal vescovo Francesco Gonzaga nel 1598, oggi nel Museo Diocesano. Ma la maggior parte della collezione, composta da cinquantadue pezzi, è sparsa in altre località italiane (Milano, Monselice, Trissino e Palermo) e estere (Francia, Belgio, Inghilterra, Germania, Portogallo e Stati Uniti d’America). La mostra, allestita da Roberto Soggia con Coprat nelle sale dell’Ala Napoleonica di Palazzo Te e nell’ambiente delle Fruttiere, presenta trentaquattro arazzi tra cui segnaliamo alcuni eccezionali capolavori: la famosa Annunciazione di Chicago (1470-71 circa), il più antico arazzo di gusto rinascimentale sopravvisuto, che rievoca la Camera degli Sposi di Andrea Mantegna a Palazzo Ducale, tessuto per Ludivico Ii e utilizzato come ornamento del pulpito della Cattedrale di Mantova; un arazzo del ciclo Millefiori, dal Palazzo Vescovile di Mantova, restaurato in occasione di questa esposizione; alcuni esemplari di serie differenti Giochi di Putti: un ciclo completo della Fondazione Progetto Marzotto di Trissino, un arazzo conservato presso la Galleria Raffale Verolino di Modena accompagnato da un disegno preparatorio di Giulio Romano e bottega proveniente dagli Uffizi, e un esemplare oggi al Gulbenkian Museum di Lisbona; tre arazzi della celebre serie Fructus Belli, provenienti da Bruxelles e Ecouen; otto arazzi con la Vita di Mosé, di cui quattro provenienti dal Centre des Monuments Nationaux di Châteaudun in Francia, e quattro dal Museo del Duomo di Milano; il magnifico arazzo della Storia di Giasone, con le armi di Alfonso I Gonzaga di Novellara, datato 1554 e acquisito nel 2003 dal Comune di Novellara, tessuto a Firenze nella Arazzeria Medicea, fondata dai fiamminghi Rost e Karcher che testimonia come anche i rami cadetti delle famiglie nobiliari s’interessavano a questa arte di corte; una serie, quasi sconosciuta, di quattro arazzi del ciclo Cefalo e Procri restaurati per la mostra e provenienti dai Musei Vaticani e da Ecouen; Incontro di Enea e Didone dalle Civiche Raccolte del Castello Sforzesco e Venere appare ad Enea dal Patrimonio Nacional (Madrid); quattro splendidi esemplari dalla Vita di Alessandro Magno (1600 circa) da Monselice (Padova). Il corpus principale di questi esemplari é stato collezionato dai tre fratelli Gonzaga, a parte L’annunziazione, commissionata da Ludovico Ii, e la serie di Alessandro da Vincenzo I. L’unico esemplare che non fa parte della collezione Gonzaga è La pesca miracolosa da Raffaello e bottega, il cui cartone originale è stato eseguito dal maestro tra il 1514 e il 1516, mentre l’arazzo, insieme agli altri nove della serie, è stato tessuto nella Bottega di Pieter van Aelst di Bruxelles tra il 1516 e il 1519/21.  
   
 

<<BACK