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Notiziario Marketpress di Lunedì 22 Marzo 2010
 
   
  LA COMMISSIONE EUROPEA DEVE COINVOLGERE IL PARLAMENTO NEI NEGOZIATI SULL´ACCORDO ANTI-CONTRAFFAZIONE

 
   
  Bruxelles, 22 marzo 2010 - Un voto chiaro, quello del 10 marzo: il Parlamento condanna i negoziati segreti fra Commissione europea e Paesi extra-europei sull´Accordo anti-contraffazione, e chiede di poter partecipare. Altrimenti, minaccia, si rivolgerà alla Corte di Giustizia europea. Ma perché un accordo internazionale contro la contraffazione suscita tanto scalpore? I deputati temono che sia un cavallo di Troia dentro cui si nascondono minacce contro la privacy e l´accesso a internet. Acta cavallo di Troia? L´accordo internazionale per la lotta alla contraffazione (Acta) è un documento internazionale che mira alla tutela della proprietà intellettuale via standard internazionali più restrittivi degli esistenti. I negoziati, a cui prendono parte gli Usa, l´Ue rappresentata dalla Commissione e pochi altri Paesi, sono iniziati nel 2008 e si svolgono al di fuori delle sedi delle organizzazioni mondiali competenti, come l´Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc) e l´Organizzazione Internazionale della proprietà intellettuale (Wipo). Il prossimo round si terrà in Nuova Zelanda ad aprile. L´accordo copre tutti i beni, materiali e non, che possono essere oggetto di contraffazione e pirateria: un mercato che, secondo l´Ocse, vale 150 miliardi di euro l´anno. Ma le preoccupazioni maggiori - da parte del Parlamento europeo e di altri attori - riguardano soprattutto gli aspetti legati a internet, al diritto all´accesso e alla privacy. Non si può by-passare il Parlamento - Durante la seduta plenaria di settimana scorsa, il Parlamento ha ammonito la Commissione europea sul fatto che i negoziati sull´Acta non possono svolgersi in segreto, e che l´opinione pubblica e i rappresentanti eletti devono essere informati. "Il´riciclaggio di legislazione´ via accordi segreti internazionali è inaccettabile", dice Stavros Lambrinidis, deputato greco del gruppo Socialista e Democratico, relatore nel 2009 di un rapporto sui diritti fondamentali su internet. E ricorda che dal primo dicembre 2009, il Trattato di Lisbona impone alla Commissione di riferire al Parlamento su tutte le fasi di un negoziato internazionale. No alla politica dei "tre avvisi" - La questione non è solo di metodo, ma anche di merito. Il Parlamento è a favore dei diritti di proprietà intellettuale, ma non vuole che con questa bandiera si attenti alla libertà di espressione e alla privacy sulla rete. In particolare, si teme che l´Acta voglia fare rientrare per la finestra quello a cui il Parlamento ha rigettato dalla porta ben tre volte: la politica dei "tre avvisi" alla francese, per cui dopo due avvertimenti le autorità possono tagliare l´accesso a internet a un utente che scarica illegalmente, senza il verdetto di una sentenza in tribunale. "Sono posizioni che né il Parlamento europeo né quelli nazionali accetterebbero mai", continua Labrinidis, "non si può tagliare l´accesso a internet a un´intera famiglia, magari perché c´è il figlio adolescente che scarica la musica da internet. E´ una misura totalmente sproporzionata". "E poi daremmo in mano a società private il controllo indiscriminato di cosa fa la gente su internet, per ´beccare´ fra milioni di utenti innocenti un pugno di ´colpevoli´. E´ totalmente inaccettabile", conclude il greco. Secondo i deputati l´accordo deve rispettare le regole europee in materia di lotta alla contraffazione e alla pirateria, e in particolare i paletti sulla privacy e la proporzionalità delle misure imposti dal cosiddetto "pacchetto telecomunicazioni", approvato in novembre scorso. Il Parlamento, nella risoluzione del 10 marzo, si oppone anche alla possibilità di perquisizioni e confische "senza mandato" su "dispositivi di memorizzazione di informazioni quali computer portatili, telefoni cellulari e lettori Mp3" La minaccia: "andremo alla Corte di Giustizia" - Il Parlamento non ha nessuna intenzione di lasciare correre: o la Commissione lo informa "immediatamente e pienamente in tutte le fasi dei negoziati" oppure "si riserva il diritto di intraprendere un´opportuna azione, anche presentando ricorso alla Corte di giustizia". Con quali conseguenze? Bisogna ricordare che con il Trattato di Lisbona il Parlamento ha un potere di veto su tutti gli accordi internazionali negoziati dall´Ue, per cui alla fine potrebbe, come ha fatto per l´accordo Swift sui dati bancari, mandare all´aria tutto votando contro l´Acta. La palla nel campo della Commissione - Ora sta alla Commissione europea decidere come rispondere alle richieste espresse nella risoluzione, che è stata approvata praticamente all´unanimità. Il commissario al Commercio internazionale Karel De Gucht è intervenuto nel dibattito con i parlamentari il 9 marzo, assicurando che "l´Ue non accetterà nessuna regola simile a quella dei tre avvisi" e ha ammesso: "non c´è niente di strano che negoziati su temi delicati siano tenuti segreti, ma è giusto che il Parlamento sia adeguatamente informato".  
   
 

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