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Notiziario Marketpress di Martedì 23 Marzo 2010
 
   
  SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE: OFFICINA MEDIO ORIENTE: PARLANO LE DONNE DELLA PACE

 
   
  Trento, 23 marzo 2010 - Sei donne dal Medio Oriente, diverse per storia personale, per cultura e religione di appartenenza, accomunate da alcune caratteristiche di fondo: un rapporto con la tradizione che non è rifiuto generalizzato ma neanche accettazione acritica, una tenace volontà di cambiare la propria vita e al tempo stesso quella della loro comunità, un livello di istruzione elevato. Soprattutto, il loro essere, come donne, come madri, come educatrici, portatrici di pace in una delle aree più complesse e travagliate del pianeta. Perché, come detto da una di esse, "nulla è veramente impossibile se davvero lo si vuole". Tutto questo ieri per l´ultima tavola rotonda dell´iniziativa Officina Medio Oriente, coordinata dall´assessorato alla solidarietà internazionale assieme ad una quindicina di associazioni trentine. E alle 12, al parco Santa Chiara, un gesto di simbolico di grande forza, nella sua semplicità: la posa di un ulivo donato a Trento dalla città di Gerusalemme. Si chiamano Suha Ibrahim, Adina Bar Shalom, Nuha Farran, Faten Zenaty, Basima Halabi, Angelica Calò Livnè: donne dal Medio Oriente, che di quella terra contesa e magnifica rappresentano la varietà delle religioni e delle culture: ebraica, arabo-musulmana, cristiana, drusa, beduina... Sono state loro ad animare, ieri , nel palazzo della Regione, l´ultima tavola rotonda organizzata nell´ambito dell´iniziativa Officina Medio Oriente, che si concluderà stasera al teatro Cuminetti di Trento con uno spettacolo della compagnia "Beresheet Lasalom", curato dalla stessa Calò Livné, romana d´origine ed israeliana d´adozione (vive da 35 anni un kibbutz). "Donne - ha detto l´assessore provinciale Lia Giovanazzi Beltrami, nell´introdurre l´incontro - impegnate nel cammino del dialogo e della pace, e che al tempo stesso si interrogano sulla condizione femminile all´interno delle rispettive società." Donne, ha detto una di queste testimoni d´eccezione portate a Trento per un evento che ha mobilitato anche il Ministero degli esteri (vi ha partecipato in veste di osservatore anche Pasquale Ferrara, capo unità di analisi politica del Ministero degli esteri italiano), le quali, ad un certo punto della loro vita, hanno sentito una spinta interiore, una voce che diceva: "Devo fare qualcosa per cambiare le cose attorno a me, non posso vivere solo nel mio metro e mezzo quadrato". Ma cambiare cosa? Quali sono i problemi e i conflitti con i quali queste donne si confrontano quotidianamente? Perché in Medio Oriente c´è innanzitutto il sanguinoso conflitto arabo-israeliano, certo; ma ci sono anche altre situazioni, altre sfide. Quelle poste dalle rispettive religioni e dalle rispettive culture, ad esempio, che a volte relegano la donna in una posizione di inferiorità; ci sono le sfide poste dal rapporto uomo-donna; ci sono le problematiche connesse all´educazione dei figli; c´è la grande questione della multiculturalità, perché poche aree del mondo concentrano tante "differenze" come questa, ed in uno spazio tanto ridotto (specie se pensiamo a Israele e ai territori palestinesi). Adina Bar Shalom, che è anche membro del consiglio direttivo del Yachad Council che si occupa di promuovere la riconciliazione tra gli haredi ultra-ortodossi e gli ebrei laici, ha parlato della condizione femminile in relazione alla sfera dell´ortodossia ebraica (all´interno della quale la donna è quella che veramente manda avanti la famiglia, lasciando agli uomini il tempo di dedicarsi allo studio della Torah). Nuha Farran, cristiano-ortodossa che vive a Gerusalemme, ha spiegato che anche fra i cristiani c´è molta strada da fare, sia per valorizzare più pienamente il ruolo della donna sia, in generale, per contribuire alla costruzione di una società più aperta e plurale. Suha Ibrahim, arabo-israeliana, ha raccontato il suo percorso dal villaggio all´università di Gerusalemme, per fare ciò che non aveva potuto fare sua madre, studiare, per cambiare la sua vita e poi anche quella degli altri. E tutto questo senza rinunciare ad un briciolo della sua identità di donna e di araba. Basima Hallavi, proveniente da un villaggio Druso vicino Haifa, ha svelato le contraddizioni esistenti fra ciò che in teoria una donna può fare (ad esempio divorziare dal marito, e ricevere una parte dei beni della famiglia) e ciò che veramente la società in cui è inserita le consente di fare. "Non occorre pensare a delle rivoluzioni - ha però ammonito - ; per cambiare basta iniziare dal proprio piccolo". Faten Zenaty, araba, coordinatrice del centro di mediazione culturale di Ramale, esperta di dialogo multiculturale, si è presentata come "una donna che vive all´interno di un conflitto che ha molte facce: linguistico (quale lingua parlare? Arabo o ebraico?), identitario (sono araba, ma posso definirmi anche palestinese o israeliana?); di genere (sono una donna musulmana ma non mi sento rappresentata da tutti gli stereotipi sulla donna musulmana oppressa e chiusa in casa)". Insomma, tante storie, come dicevamo, tante vicende che si intrecciano, accomunate da alcuni elementi fondamentali: un impegno pubblico in favore del dialogo e della reciproca comprensione (in genere coordinando progetti, scuole o altre realtà educative orientate a questi scopi) e una forte coscienza di ciò che le donne rappresentano e di ciò che possono dare all´interno della società mediorientale. "Non in contrapposizione all´uomo - è stato anche precisato - ma camminando assieme all´uomo". Fra tensioni irrisolte e prove di dialogo, antichi pregiudizi e post-femminismo, la realtà emersa anche da quest´ultimo appuntamento si è rivelata molto più complessa e variegata di quanto non si possa essere portati a credere osservando le cose attraverso le lenti della sola cronaca (che anche in questi giorni ci parla di un riacutizzarsi del conflitto fra israeliani e palestinesi). Il contributo del Trentino, nell´organizzare questo evento, è stato dunque importante e, come spiegato dall´assessore Beltrami, non si esaurisce qui, ma continua da domani attraverso gli sforzi delle realtà che operano in quegli scenari con progetti di solidarietà internazionale e di cooperazione allo sviluppo. La mattinata si è conclusa con la posa di un ulivo donato dalla città di Gerusalemme al parco Santa Chiara di Trento.  
   
 

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