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Notiziario Marketpress di Venerdì 26 Marzo 2010
 
   
  MILANO: AL TEATRO CIAK DON GIOVANNI DI W. MOZART

 
   
  Si chiude la stagione operistica di Teatro dell’Opera di Milano con il “Don Giovanni” di W. A. Mozart, che ha debuttato nella splendida cornice del Castello Sforzesco – Cortile della Rocchetta – all’interno della manifestazione “Lirica al Castello Sforzesco”, estate 2009, con la regia e ideazione scenica di Mario Riccardo Migliara. Un ladro di sentimenti, un gentiluomo abile ed elegante frequentatore di labirinti dell’inconscio , un marionettista di rara bravura che diventa anch’esso marionetta di qualcosa di più grande. Un palcoscenico che si smonta in quadri come in un sogno dove i pezzi di un corpo femminile sono premonitori di una storia. Una emozione espressa in una candida atmosfera . Una chiave di lettura di un Don Giovanni che non prescinde dal suo ambito mitologico ma che la rilegge, enfatizzando il mito nelle sue forme più attuali: Don Giovanni è un cavaliere , abile , manipolatore di coscienze, un uomo che esprime una contemporanea avidità nei confronti della vita e un apparente disdegno verso l’occulto, naturalmente quello più profondo. Tutto questo è attuale, attualissimo. Ma ancora più attuale è che la sua anima salga al cielo e non sprofondi. Innovando questa tradizione Don Giovanni diventa un angelo e aggirandosi tra pezzi di corpi femminili mani e gambe dall´aspetto etereo , l´elegante seduttore subisce il suo primo giorno in una demoniaca sconfitta e come dice lui stesso in un recitativo " Mi par ch´oggi il demonio si diverta d´opporsi a miei piacevoli progressi" L’eleganza delle sue azioni e la disinvoltura con cui esce da tutte le situazioni, lo rendono ancor più mito e imperscrutabile. Questo primo aspetto viene reso da un movimento di scena flessuoso e una stilizzazione da bella epoque o da disegno di Ertè come la canzonetta " deh vieni alla finestra " cantata in una gigantesca scarpa di donna in mezzo a mille bolle di sapone o come il nascondino tra giganti mani di donne con tuba e frac bianco. Il secondo è quello onirico del gioco della seduzione e del mondo che solo in un sogno può avvenire. A questo ho associato i colori con tutte le loro valenze. Due angelicate assistenti ballerine muoveranno i pezzi di corpo femminile e assisteranno Don Giovanni in una macchina scenica stupefacente. Per finire l’ultimo aspetto è quello del mondo inconscio dove i segni e i simboli non si rendono leggibili ma costituiscono un mondo a se stante. Questo punto si sviluppa in un mondo fatto di strutture sceniche lineari, posizioni simboliche e impietose pose fotografiche che culmina nella cena finale con il tavolo lungo quanto il palcoscenico, corpo di donna con, alle sue spalle le sue due assistenti angelicamente ingabbiate in bianche gabbie. Una tetragonia di temi e di sviluppi che mostri tutto il meraviglioso misticismo pagano che ho riscontrato in questa opera, in cui anche i sottotesti propri della musica sono simmetrici allo sviluppo drammaturgico e alle conseguenze. Un Don Giovanni Angelo che agisce in un mondo educato ed elegante che esalta i suoi trionfi e rende l´opera per tutti. Anche per bambini.  
   
 

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