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Notiziario Marketpress di Lunedì 29 Marzo 2010
 
   
  TONY BLAIR SUL MEDIO ORIENTE: "PROCESSO DI PACE FRAGILE, MA CI SONO OPPORTUNITÀ"

 
   
  Bruxelles, 29 marzo 2010 - Intervista all´ex-premier britannico in veste di rappresentante speciale per il Medio Oriente. Blair ha incontrato lunedì scorso i membri delle commissioni Sviluppo e Esteri del Parlamento per parlare del futuro della Palestina, di come alleviare le sofferenze del popolo e sostenere lo sviluppo dei territori. Molto scetticismo rispetto allo stallo dei negoziati di pace da parte dei deputati. Partiamo dal processo di pace in Medio Oriente. Pare che non ´ci siano grandi passi avanti per il momento. Possiamo aspettarci qualcosa nel prossimo avvenire? Blair: E´ un cliché dire che il processo di pace "sta entrando in una fase critica". Ma io penso che i mesi che abbiamo davanti sono davvero cruciali per combinare un vero, autentico processo politico con uno sforzo vigoroso per facilitare la fondazione delle basi dello Stato palestinese. Siamo davanti a un´opportunità significativa. E´ chiaro che il presidente Obama è disponibile a lavorare con la comunità internazionale e con le parti in causa per raggiungere un accordo in un arco di tempo ragionevole. Il presidente palestinese Abbas e il Primo ministro Fayyad lavorano alla costruzione di uno Stato palestinese che funzioni e possa vivere fianco a fianco con lo Stato d´Israele, in sicurezza e in pace. E il governo di Israele riconosce il principio dei "due Stati". Ma il processo è fragile e può essere rovesciato facilmente. Per questo è cruciale che le due parti, con il sostegno della comunità internazionale, passino dai negoziati mediati da attori terzi a trattative dirette, fino alla chiusura di un accordo finale. Solo il dialogo fra loro può portare finalmente a una pace giusta e duratura. Pensa che la pace possa aiutare lo sviluppo economico del futuro Stato palestinese, com´è successo in Irlanda del Nord? Certamente. I territori palestinesi sono ricchi di risorse naturali e umane, di persone preparate, intraprendenti e determinate. Il governo di Fayyad ha stabilito le linee guida per la costruzione di uno Stato e le sta mettendo in azione con un piano preciso. Una volta che le fondamenta dello Stato esisteranno e il peso dell´occupazione sarà gradualmente rimosso, le prospettive per un´economia palestinese florida sono enormi. L´autorità palestinese terrà in giugno la seconda Conferenza per gli Investimenti, con l´obiettivo di incoraggiare gli investimenti stranieri e dare un´ulteriore pulsione all´economia. Come esempio, basta pensare al settore dell´high-tech in Palestina, che impiega 3.600 ingegneri e tanti imprenditori impegnati a lavorare insieme agli operatori israeliani o da soli, per fornire prodotti high-tech di alta qualità per il mercato mondiale. La sua fondazione "Faith" (fede) è impegnata nella cooperazione pacifica fra persone di diversa fede. Non è una missione impossibile, in un contesto in cui le tensioni religiose sono così radicate? Il messaggio di fondo della fondazione Faith in un certo senso è molto semplice. E´ che siccome il mondo diventa sempre più globalizzato, la religione può servire a due scopi: uno è enfatizzare le differenze, l´altro promuovere la comprensione reciproca, il rispetto e l´accettazione di un´umanità e una spiritualità condivisa. Lavorando con "Faith", ho scoperto che le persone di differenti credo sono disponibili a lavorare insieme per risolvere problemi comuni, per esempio per combattere la malaria, uno degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Il Medio oriente non fa eccezione. E´troppo facile soccombere agli estremismi, che enfatizzano la differenza e l´odio dell´altro. La vera sfida, alla fine molto più soddisfacente, è trovare e promuovere i valori condivisi. Tony Blair è il rappresentante speciale del "quartetto" (Onu, Unione europea, Usa e Russia) in Medio Oriente.  
   
 

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