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Notiziario Marketpress di Martedì 06 Aprile 2010
 
   
  SARDEGNA: POLITICHE AGRICOLE MOZIONE PDL SU LATTE IMPORTATO, REPLICA ASSESSORE PRATO

 
   
  Cagliari - "Portare all’attenzione del Consiglio regionale e della stampa i problemi e le opportunità dell’agricoltura è sempre un fatto positivo, perché è grazie a uno scambio produttivo che si trovano le soluzioni per uno dei settori chiave della nostra economia. Premesso questo, una risposta dettagliata al documento dei consiglieri firmatari (quando si trattava ancora di un’interrogazione) è stata inviata sia alla Presidenza della Giunta che alla Presidenza del Consiglio regionale". L’assessore regionale dell’Agricoltura, Andrea Prato, interviene sulla mozione presentata questa mattina da Silvestro Ladu e dal gruppo consiliare Pdl. "Come ho avuto modo di anticipare già durante la discussione di una mozione dell’opposizione sulla crisi del comparto - spiega l’assessore - attualmente non si configurano rischi di alcun genere sulla commercializzazione di latte fresco, in quanto le difficoltà logistiche e l´ottima organizzazione dei produttori isolani fanno sì che il mercato interno sia praticamente inaccessibile. Diverso è il caso del cosiddetto "alto pastorizzato", una via di mezzo tra il fresco e l´Uht che, però, non è soggetto alla normativa nazionale sul fresco. Allo stato, quindi, non si configura alcun caso di prodotto spacciato per sardo in tale comparto e non risultano violazioni in merito alla tracciabilità dei prodotti". In Sardegna nel 2009, è scritto nella risposta dell’assessore all’interrogazione, sugli oltre 550 milioni di litri di latte prodotti nell’Isola (di cui oltre 200 milioni di vaccino e 350 milioni di latte ovicaprino) sono stati importati 8.820.348 litri così suddivisi: 2.720.904 litri di latte Uht confezionato di vacca, 824.568 litri di latte crudo di vacca, 167.642 litri di latte pastorizzato vaccino, 5.107.142 litri di latte termizzato ovi-caprino. Tutto il latte arriva da stabilimenti certificati secondo la normativa comunitaria che prevede, in osservanza del cosiddetto "pacchetto igiene", un visto in partenza e in arrivo da parte dei Servizi Veterinari. Il fenomeno del latte importato, che vale circa l´1,6%, è da motivare prevalentemente alla necessità di lavorare latte fresco destagionalizzato. Nel caso del latte caprino, invece, è dovuto, al deficit tra domanda e offerta. Nell´ultimo decennio, infatti, vi è stata una vera e propria riscoperta di questo prodotto, emarginato in passato dalla monocultura dell´ovino, tanto che oggi la Sardegna non è più in grado di soddisfare il fabbisogno dell´industria casearia regionale. Attualmente le statistiche Istat indicano in circa 50 milioni di litri la produzione annua, di cui oltre il 70% resta indifferenziato da quello ovino e solo il 30% viene trasformato in quanto tale da più di 150 trasformatori privati e cooperatori, grandi e piccoli. "Nella scorsa legislatura – conclude l’assessore - sia produttori che trasformatori hanno esortato la Giunta regionale a finanziare l´acquisto di capi caprini, a valere sulla legge regionale 21/2000, per procedere a soddisfare il fabbisogno. La misura avrebbe avuto il doppio vantaggio di attuare una riconversione dall´ovino e di velocizzare il processo grazie ad un contributo pubblico pari al 50% della spesa sostenuta. Il precedente esecutivo ha preferito investire invece in altre direzioni: il risultato è stata una forte contrapposizione tra chi allora produceva e trasformava e il governo regionale. Attualmente tale misura non è più finanziabile a causa del nuovo regolamento comunitario che dal 2007 disciplina gli aiuti di Stato".  
   
 

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