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Notiziario Marketpress di Lunedì 12 Aprile 2010
 
   
  ANA GOMES: "IN SUDAN ALTERNATIVA ALLE ELEZIONI È LA GUERRA"

 
   
  Bruxelles, 12 aprile 2010 - In Sudan si terranno le prime elezioni democratiche dal 1986 tra l´11 e il 13 aprile. Saranno veramente libere? Si temono manipolazioni, minacce e boicottaggi. Intanto, l´Unione europea ha ritirato gli osservatori in Darfur per questioni di sicurezza. Abbiamo intervistato Ana Gomes, socialista portoghese, che si trova già a Khartoum per guidare la missione di osservazione elettorale, per capire cosa succede nel paese più grande dell´Africa. Il clima pre-elettorale non promette nulla di buono, e già si accusa il regime del presidente al-Bashir di tentare una manipolazione delle elezioni. C´è qualche possibilità che le elezioni si svolgano in maniera limpida e democratica? Alcuni partiti hanno annunciato che boicotteranno le elezioni, altri chiedono un rinvio, e altri ancora hanno deciso di partecipare. Il fatto è che le elezioni non sono state cancellate né rinviate dalla Commissione nazionale elettorale. Stiamo osservando molto attentamente quello che sta succedendo, la situazione è aperta a ogni sviluppo. Il nostro obiettivo è ottenere un´osservazione diretta delle elezioni nel caso dovessero svolgersi. A quel punto, ovviamente, tireremo le somme e comunicheremo al mondo quello che abbiamo visto e sentito. Per questo andremo a Khartoum come inizialmente deciso, nonostante tutte le notizie confuse. Queste elezioni sono importanti per l´Africa, perché c´è in gioco il futuro del Sudan, una delle nazioni più grandi del continente. Le elezioni fanno parte dell´accordo di pace del 2005, che ha messo fine a una guerra durata 50 anni e costata la vita di più di due milioni di persone. Sono un passo necessario anche in vista del referendum sull´indipendenza del Sudan meridionale, previsto per gennaio 2011. L´alternativa potrebbe essere una guerra, e nessuno ne vuole un´altra in Sudan. Il Sudan è il paese più grande dell´Africa, e si parlano molte lingue diverse. La missione di osservazione ha abbastanza risorse tecniche per giudicare l´esito delle elezioni? Non c´è il rischio che venga solo legittimato il regime attuale? La missione istituita dalla Commissione europea è qui da lungo tempo, e ha tutte le risorse necessarie per svolgere il suo compito nel migliore dei modi. La missione inviata dal Parlamento è a breve termine, e più focalizzata sulle procedure elettorali. Abbiamo persone esperte sul campo, che hanno osservato elezioni in ogni angolo del globo e non possono essere prese in giro facilmente. Andiamo avanti senza pregiudizi, visto che tutti i partiti ci hanno voluto qui, ma anche consci dei rischi. Saremo fedeli al nostro mandato dicendo la verità su quello che accade. Solo in questo modo potremo aumentare la credibilità dell´Ue, in particolare agli occhi dei sudanesi che vogliono democrazia e legalità nel loro paese. Il Movimento Popolare per la Liberazione del Sudan, formato dagli ex-ribelli del sud, boicotterà alcune delle elezioni a causa del rischio di brogli. Questo potrebbe mettere a rischio il referendum sull´indipendenza? Il Movimento ha annunciato il ritiro dei suoi candidati dalle elezioni presidenziali e quelle in Darfur, ma continua a correre per quelle legislative, regionali e municipali. La maggior parte delle persone del Sud vogliono che queste elezioni vadano a buon fine, perché vedono la connessione con il referendum del prossimo gennaio. Questo è il motivo perché, nonostante tutti i problemi e i rischi, vogliono che le elezioni si svolgano. Ed è una ragione per cui noi europei dovremmo essere lì per osservare, valutare indipendentemente e condividere il nostro giudizio con il mondo.  
   
 

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