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Notiziario Marketpress di Martedì 13 Aprile 2010
 
   
  SI È CHIUSO IL CONVEGNO DI LEVICO TERME SULLE ARITMIE CARDIACHE NELLO SPORT

 
   
  Trento, 13 aprile 2010 - Ultimo giorno ieri per il congresso della Sicoa (Società Italiana Cardiologia Ospedalità Accreditata) coordinato dal prof. Francesco Furlanello, uno dei massimi esperti di aritmie a livello mondiale. L’ 11 e 12 aprile i quasi settanta relatori hanno affrontato gli ultimi progressi della scienza in questo settore, con l’obiettivo di applicare al singolo paziente e all’atleta le nuove conoscenze tecnologiche, farmacologiche e genetiche. Massima attenzione anche da parte del pubblico, una cinquantina di persone fra cardiologici cinici e sportivi, internisti, pneumologi, geriatri e medici legali che hanno seguito anche il successivo “Corso pratico intermedio interattivo di aritmologia clinica e sportiva e polisonnografia”, nonché posto numerose domande ai relatori. Le novità più interessanti emerse nella tre giorni di convegno riguardano la fibrillazione atriale dell’atleta, patologia più frequente nelle persone che praticano sport rispetto ai sedentari. Come illustrato dal professor Furlanello, gli studi hanno confermato che questa patologia, in soggetti predisposti, è correlata all’attività sportiva ed è dunque due volte più frequente negli atleti rispetto a coloro che non svolgono attività sportiva. L’incidenza aumenta nei soggetti sopra i quarant’anni, dove questa patologia è tre volte maggiore, mentre è molto più rara nei giovani fino a 35-40 anni. Negli atleti vi sono forme di fibrillazione atriale non gravi e altre che, purtroppo, non consentono più l’idoneità agonistica, ma anche in questo caso i passi avanti sono stati notevoli. Secondo il prof. Francesco Furlanello: “In centri esperti una razionale gestione terapeutica dell’atleta con fibrillazione atriale consente non solo il miglioramento della qualità di vita, ma in taluni casi anche il recupero dell’attività competitiva. Attraverso una nuova tecnica di ablazione intracardiaca della fibrillazione atriale, che ci permette di isolare le cellule che la producono, abbiamo curato 28 atleti”. Una cifra di tutto rispetto visto che l’esperienza mondiale di questo particolare intervento è arrivata finora a soli 220 casi. Tra le cause di questa malattia, soprattutto nei giovani, vi è l’assunzione di sostanze illecite e allucinogene, in questo caso l’unica terapia è l’astensione dall’assunzione, perché se il soggetto prosegue la forma diventa irrimediabile. Al riguardo ha portato il suo contributo anche il direttore scientifico del centro antidoping del Coni di Roma, Francesco Botrè, che ha illustrato come ormai le metodiche si siano perfezionate al punto da individuare moltissime tra le sostanze illecite presenti negli atleti. Infine, al congresso sono stati presentati due nuovi farmaci che dovrebbero essere a breve sul mercato italiano. Si tratta del “dronedarone”, già in commercio in alcuni Paesi europei, e proposto per la prevenzione e la cura della fibrillazione atriale, nonché del “dabigratan”, un nuovo anticoagulante con capacità antitrobotiche, in grado di evitare le trombosi venose ed arteriose e le più gravi conseguenze dell’ictus. Entrambi si prendono due volte al giorno e non sembrano presentare grandi effetti secondari. Tre giorni intensi, dunque, che hanno fornito informazioni preziose per interpretare i meccanismi alla base delle patologie cardiache più pericolose, in grado di provocare spesso una morte improvvisa, e che confermano, ancora una volta, il Trentino quale capitale delle “aritmie” a livello internazionale, secondo una linea che dal primo congresso, tenutosi a Marilleva nel 1974, non si è mai interrotta grazie agli sforzi del prof. Francesco Furlanello e degli esperti della Sicoa.  
   
 

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