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Notiziario Marketpress di Mercoledì 14 Aprile 2010
 
   
  OCCHI, TORNA LA VISTA CON LA CHERATOPROTESI QUANDO IL TRAPIANTO DI CORNEA NON BASTA SI PUÒ RICORRERE AD UNA NUOVA TECNICA, CHE ARRIVA DALLA PRESTIGIOSA UNIVERSITÀ DI HARVARD: LA CHERATOPROTESI

 
   
  Milano, 14 aprile 2010 - Arriva dall’Università di Harvard una nuova opzione al trapianto di cornea: La cheratoprotesi secondo Boston. In alcuni casi infatti il trapianto tradizionale è destinato ad un sicuro fallimento, se l’occhio è stato danneggiato da un ustione o da una causticazione oppure se il paziente è stato sottoposto a ripetuti trapianti da donatore che non hanno avuto successo. Così la Harvard Medical School ha messo a punto una cornea artificiale, che permette di sostituire quella opaca con una particolare protesi trasparente in materiale sintetico. La sua peculiarità è di non andare incontro ad opacamento, risolvendo così i vari gradi di cecità del paziente. Oltre duemila persone fino ad oggi hanno avuto giovamento dall’intervento. “Negli ultimi decenni il trapianto di cornea è diventato un intervento con una elevata percentuale di successo grazie ai progressi delle tecniche chirurgiche e delle terapie post operatorie. Tuttavia vi sono casi in cui un trapianto tradizionale non basta”, spiega il Dott. Aldo Fronterrè ( www.Aldofronterre.it ), oculista di Milano e Pavia, specialista in Chirurgia Corneale, e pioniere della tecnica in Italia, dopo una lunga e proficua collaborazione con la Massachusetts Eye and Ear Infirmary dell’Università di Harvard. L’occhio umano per la sua struttura e funzionamento può essere assimilato ad una macchina fotografica e la cornea è la lente anteriore ed esterna. Se essa perde la sua naturale trasparenza, la luce non può entrare liberamente nell’occhio, che diventa praticamente cieco. L’unica terapia della cecità di origine corneale è rappresentata dalla sostituzione della cornea opaca con una trasparente, prelevata da un donatore deceduto (Trapianto di cornea o Cheratoplastica). “Bisogna ricorrere ad altre soluzioni nei casi di malattie congenite (opacità corneali pediatriche), aniridia, cheratite erpetica, esiti cicatriziali. I pazienti non hanno la speranza che un trapianto tradizionale possa ridare loro la vista -prosegue Fonterrè- Con questa nuova tecnica invece si ha l’opportunità di riacquistare una buona visione. La protesi è costituita in polimetilmetacrilato, un materiale sintetico trasparente con una ottima tollerabilità ed eccellenti proprietà ottiche”. La ‘Boston Keratoprothesis’ consiste nella sostituzione della cornea del paziente con una protesi in titanio e polimetilmetacrilato, inserita in un lembo di cornea di donatore, che funge da supporto, e quindi viene impiantata nell’occhio del paziente insieme a una lente a contatto. Prima dell’intervento il paziente è sottoposto ad un’accurata visita oculistica, per stabilire se è un buon candidato per questa chirurgia. “L’intervento dura un’ora e quindici minuti in anestesia locale (si ricorre alla generale per i bambini) e viene eseguito in day-hospital -conclude Fronterrè- Il paziente quindi può ritornare a casa il giorno stesso”.  
   
 

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