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Notiziario Marketpress di Giovedì 09 Novembre 2006
 
   
  KG DI TROPPO E OBESITÀ SI ANNIDANO IN PROVINCIA SECONDO I NUOVI DATI ELABORATI DALL’OSSERVATORIO NUTRIZIONALE GRANA PADANO

 
   
  I problema del sovrappeso e soprattutto dell’obesità colpisce più i piccoli centri che le grandi città. Colpevole un’alimentazione meno salutare. A due anni dalla sua nascita l’indagine dell’Osservatorio Grana Padano conferma che il 51 per cento della popolazione italiana soffre di problemi di peso. Nei paesi in provincia di Prato, Caserta, Parma il consumo di pasta, pane e patate è il più alto d’Italia; le verdure sono bandite in molti centri di Abruzzo, Molise e Calabria; il pesce si trova con più facilità sulle tavole delle grandi città insieme a un numero abbondante di porzioni di frutta. Sono quasi due anni che le abitudini a tavola degli italiani sono seguite da vicino dall’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano grazie alla collaborazione, fino ad oggi, di 394 medici, di cui 134 Pediatri e 260 Medici di Medicina Generale, che hanno raccolto 12. 092 questionari. I dati analizzati denotano differenze dell’eccesso di peso tra i comuni capoluogo di provincia e i comuni non capoluogo. L’obesità e il sovrappeso sono più frequenti nei comuni non capoluogo, sia per le fasce pediatriche che per gli adulti. Le differenze sono più evidenti per i dati sull’obesità, meno per il sovrappeso. “La spiegazione potrebbe essere il regime alimentare, che i dati raccolti hanno dimostrato essere differente tra i piccoli centri e i capoluoghi di provincia”, ha dichiarato Claudio Maffeis, Docente di Pediatria presso l’Università degli Studi di Verona e componente del Comitato Scientifico dell’Osservatorio. “I capoluoghi di provincia, ad esempio, fanno rilevare un consumo di pesce mediamente più alto, che si traduce in 14,4 porzioni in più all’anno rispetto ai comuni non capoluogo e una maggior presenza sulle tavole di frutta e verdura, con 6 porzioni in più al mese rispetto ai comuni non capoluogo” precisa Maria Letizia Petroni, Responsabile Nutrizione Clinica dell´Istituto Auxologico Italiano di Piancavallo (Vb) e componente del Comitato Scientifico dell´Osservatorio Grana Padano. La carne, inoltre, sembra essere preferita nei comuni non capoluogo dove si mangiano mediamente quasi 15 porzioni, a testa, in più ogni anno, rispetto ai capoluoghi di provincia. “Sembra che la cultura alimentare mediterranea e le buone tradizioni locali siano paradossalmente meglio seguite nei grandi centri che non in provincia, in contrasto con uno stile di vita che appare più stressante e meno ‘umanizzato’ nelle metropoli rispetto ai piccoli centri” conclude la Petroni. Ma l’allarme peso scorre lungo tutta la penisola Dall’analisi del Bmi (Indice di Massa Corporea), relativo ai 12. 092 soggetti analizzati finora dall’Osservatorio Grana Padano, emerge una realtà preoccupante. L’obesità colpisce il 14,2 per cento della popolazione pediatrica e il 14,5 per cento di quella adulta. Il sovrappeso, senza obesità, privilegia gli adulti con un 36,5 per cento della popolazione campionata, rispetto alle età pediatriche che registrano comunque un 23 per cento di soggetti con sovrappeso. Considerando l’eccesso ponderale globale, sovrappeso più obesità, esso interessa il 37,2 per cento dei bambini e il 51 per cento degli adulti; il Sud appare più colpito dall’eccesso di peso, con il 41,8 per cento della popolazione pediatrica e il 56,2 per cento di quella adulta. Il Centro e il Nord non sono, comunque, indenni dagli eccessi ponderali che colpiscono quasi un terzo dei bambini e più del 45 per cento degli adulti. Le bambine presentano una frequenza di eccesso ponderale maggiore dei loro coetanei. La fascia più colpita dall’obesità, in età pediatrica, è quella compresa tra i 7 e i 10 con un 18,8 per cento delle bambine e un 17 per cento dei bambini. Anche al Sud, come per l’Italia, la fascia più colpita resta quella tra i 7 e i 10 anni, ma con maggior interessamento del sesso maschile (23,4 per cento del campione). "L’eccesso ponderale e l’obesità – ha commentato Maffeis - una volta consolidati, sono difficili da correggere e, se compaiono durante l’infanzia, tendono a persistere in età adulta. È stato documentato che più del 60 per cento dei bambini in sovrappeso ha almeno un fattore di rischio addizionale per malattie cardiovascolari, ipertensione, iperlipidemia e diabete. " “Oltre la metà degli adulti del nostro paese – prosegue Maffeis - è quindi soprappeso e altrettanto preoccupante è che più di un bambino su tre ha lo stesso problema. Se la situazione persiste le nuove generazioni porteranno ancora più in alto le percentuali di sovrappeso degli adulti innalzando di conseguenza i rischi di patologie croniche e quindi i costi socio sanitari. E’ quindi necessario intervenire tempestivamente per diffondere la cultura della prevenzione a partire dalla tavola privilegiando cibi sani senza dimenticare l’attività fisica”. Le donne sottopeso abitano al Nord “Poco meno di 48 kg per 165 cm prevalentemente tra i 30 e i 40 anni. Questo l’identikit dell’adulto medio sottopeso italiano, quando per sottopeso si intende un Indice di massa corporea (Bmi) minore di 18,5. Una situazione che interessa soprattutto il Nord con un 3,2 per cento della popolazione campionata, che arriva al 7 per cento se si considerano le sole donne tra i 30 e 40 anni, mentre al Sud il valore scende all’1 per cento”. Sottolinea Domenico Tiso, coordinatore scientifico dell’Osservatorio. “L’esperienza ed i dati di letteratura – prosegue Tiso - evidenziano che in questa popolazione, al di là delle rare magre costituzionali, vi siano molte donne che cercano volontariamente, sottoponendosi ad iperattività fisica e diete sbilanciate, di mantenere un peso inferiore al loro peso biologico, con rischi per la loro salute”. Altri dati, errori, curiosità rilevati dall’Osservatorio Nutrizionale Grana Padano Pesce E’ stato evidenziato un basso consumo di pesce nella popolazione e, di conseguenza, un ridotto introito di nutrienti fondamentali come gli acidi grassi polinsaturi. Il consumo nazionale di pesce si posiziona sul valore medio di 2,2 porzioni a settimana: per gli adulti la media è di circa 2,4 porzioni, mentre in età pediatrica si consumano mediamente 1,9 porzioni a settimana. Il 68,5 per cento del campione analizzato consuma meno di tre porzioni a settimana, come invece raccomandato dalla Autorità Sanitarie. Carne Il consumo medio di carne, in Italia, è pari a 5 porzioni settimanali. Alcune regioni si posizionano ben sopra la media, tra queste l’Umbria (6,1 porzioni settimanali), la Sardegna (5,7), il Friuli (5,6) e il Piemonte (5,6). Non esistono differenze significative tra i consumi medi nazionali di carni rosse e carni bianche ma si sottolinea l’evidenza di un maggior consumo di carne rossa in Umbria (3,4 volte a settimana) e un più elevato introito di carne bianca in Friuli, Veneto e Sardegna (circa 3 porzioni a settimana). Frutta e verdura La maglia rosa del consumo di porzioni giornaliere spetta al Lazio che, con 4,4 porzioni al giorno, supera abbondantemente la media Italia delle 3,4 porzioni giornaliere. Risultato di tutto rispetto che si avvicina alla ormai nota regola cosiddetta del five a day da cui le alte regioni sono ben lontane. I dati dell’Osservatorio fanno emergere un consumo di frutta e verdura con piccole differenze tra le tre aree geografiche ma con una realtà dove il Nord e il Centro si posizionano sopra la media nazionale, mentre il Sud è sotto media. Tra le regioni che concedono meno spazio ai vegetali, paradossalmente, si distinguono quelle del mezzogiorno. Latte e formaggio Per il latte, in media, non si raggiunge il bicchiere al giorno. Ci sono regioni che si pongono sopra la media nazionale, ma comunque lontane dalla raccomandazione di due bicchieri al giorno di latte. Per quanto riguarda i formaggi L’osservatorio Grana Padano fa emergere un consumo medio nazionale pari a 5,3 porzioni settimanali. In merito al Formaggio Grana, l’Osservatorio rileva un consumo medio nazionale di 1,6 porzioni settimanali con picchi, che vanno oltre le due porzioni, in Lombardia e Val d’Aosta. Il consumo del Grana grattugiato raggiunge la media di 4,3 porzioni settimanali, ma nei bambini oltrepassa le 5 porzioni, anche perché viene utilizzato per insaporire i cibi al posto del sale da cucina ed integrare l’apporto di proteine e di calcio. Calcio e vitamina D L’introito di calcio è basso per tutti i cluster considerati. Da 3 a 6 anni si assumono poco più di 400 mg anziché gli 800 mg raccomandati. Da 7 a 10 il fabbisogno giornaliero sale a circa 1. 000 mg ma l’assunzione di calcio rimane invariata. Più alto è l’introito nella fascia che va dagli 11 ai 14, ma sempre distante dai fabbisogni medi raccomandati di circa 1. 200 mg al giorno. Stessa situazione di carenza calcica si evidenzia tra gli adulti dove colpisce, particolarmente, il quadro delle donne in età perimenopausale in cui l’introito di calcio alimentare è meno della metà del fabbisogno raccomandato. Carente anche l’assunzione di vitamina D. L’unica fascia d’età in cui l’assunzione di vitamina D alimentare si avvicina ai valori raccomandati è quella tra i 30-40 anni. .  
   
 

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