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Notiziario Marketpress di Martedì 27 Aprile 2010
 
   
  DISCORSO DI APERTURA DELLA CONFERENZA SULLA COMPETITIVITÀ INDUSTRIALE PRONUNCIATO DA ANTONIO TAJANI, VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, RESPONSABILE DELL´INDUSTRIA E IMPRENDITORIA

 
   
  Bruxelles, 27 aprile 2010 - E’ un grande piacere per me aprire i lavori di questa conferenza. Il Presidente Barroso, purtroppo, ha dovuto annullare la sua partecipazione e mi ha chiesto di sostituirlo nell’intervento di apertura. Questo incontro ci consente un’ampia riflessione, offrendoci l’occasione di condividere esperienze e risultati, nonché l’opportunità di ascoltare e trarre insegnamenti utili dalle vostre idee e reazioni. Circa un anno fa – nel pieno della crisi globale dei mercati economici e finanziari – abbiamo tenuto la prima conferenza ad alto livello sulla competitività industriale, di cui avete appena visto alcuni momenti salienti sullo schermo video. Sempre l’anno scorso, abbiamo dovuto cercare delle riposte a questo interrogativo: quali politiche sono necessarie per scongiurare una recessione profonda e duratura? Oggi possiamo affermare che non abbiamo potuto evitare una fase di profonda recessione, ma abbiamo scongiurato una crisi di lunga durata. Ci siamo confrontati con la recessione più pesante dal dopoguerra ad oggi, solo ora stanno emergendo i primi segnali di ripresa economica. Quest’anno avremo una crescita senza creazione di nuovi posti di lavoro, ma la strategia di uscita è quella giusta, così come lo è la strategia di “entrata” nel mondo del dopo-crisi: la ripresa rilancerà le dinamiche tradizionali di crescita e una sostanziale creazione di occupazione, già a partire dall’anno prossimo. Gli ultimi due anni, tuttavia, hanno lasciato un conto salato da pagare: milioni di disoccupati; un onere del debito che durerà per anni; nuove pressioni sulla nostra coesione sociale; sono state rivelate ed evidenziate debolezze strutturali nelle nostre economie, sulle quali dovremo lavorare. Recuperare con successo nuove dinamiche di crescita non significa che l’Europa debba semplicemente aspirare a un nuovo ritorno “all’ordinaria amministrazione”. Per poter continuare, al contrario, la crescita del secondo decennio di questo millennio dovrà essere innovativa: “intelligente, sostenibile ed inclusiva”. Dovrà aiutare le nostre società ad affrontare con successo sfide chiave, come: i cambiamenti climatici, l’esaurimento delle risorse naturali o il mutamento demografico. E se l’Europa vuole conseguire questo obiettivo deve dimostrare ancora una volta - come ha fatto in risposta alla crisi dei mercati finanziari - che può rappresentare più della semplice somma delle sue parti: abbiamo bisogno di una governance economica europea forte e basata sul rispetto delle regole. Serve una governance macro e micro economica europea, che ponga al centro della sua azione finanze pubbliche sostenibili, crescita (verde) e competitività sostenuta. Un nuovo approccio che si basi sui risultati fondamentali del processo d’integrazione europea, e che difenda tali risultati, come il mercato unico e la lotta per ridurre i costi delle transazioni a carico delle imprese in Europa. Oggi ci chiediamo: cosa c’era di sbagliato nella nostra politica e nel nostro quadro normativo, tanto da rendere possibile il verificarsi della crisi? - La crisi è stata innescata perché la politica ha fallito, perché il mercato ha fallito o per una combinazione di entrambe? - Cosa abbiamo appreso dagli errori compiuti in passato? Questa conferenza dovrebbe fornire delle risposte a questi interrogativi. L’incontro odierno costituisce anche l’occasione per condividere e capitalizzare gli insegnamenti tratti dalla congiuntura negativa, allo scopo di impostare le politiche più idonee affinché l’Europa resti un’economia prospera, che si avvia ad una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. A tal fine la Commissione ha proposto la strategia “Europa 2020”, ed attualmente sta elaborando iniziative volte a trasformare in realtà i progetti descritti in questo documento strategico. Una precondizione è mettere in sesto, quanto prima, le finanze pubbliche europee: si tratta di un presupposto necessario per liberare nuove dinamiche di crescita. Tale risanamento dei bilanci deve essere gestito in modo tale che non inneschi una contrazione dell’attività economica, deve piuttosto stimolare la fiducia delle imprese e dei consumatori. Esigenze finanziarie più contenute da parte del settore pubblico devono servire a liberare fondi per il settore privato, in modo da imprimere una spinta agli investimenti e alla crescita economica, nonché alla creazione di occupazione. Tuttavia il necessario risanamento del bilancio limita anche il margine di manovra per fornire incentivi fiscali all’innovazione o per rendere più "verdi" le nostre economie, a meno che questo non si faccia senza creare squilibri di bilancio. Quindi sono più cruciali oggi più che mai: iniziativa e creatività da parte degli imprenditori, e decisioni “socialmente responsabili” da parte delle imprese e dei consumatori. Noi responsabili politici dobbiamo dimostrare che abbiamo ripreso il controllo della situazione e che possiamo offrire orientamenti efficaci agli operatori del mercato. La strategia Europa 2020 promuove e concentra questi sforzi per ripristinare la fiducia, offrendo nuovi ed efficaci orientamenti. Il documento strategico indica chiaramente quali sono le due sfide importanti che devono essere affrontate con la massima priorità (oltre al risanamento delle finanze pubbliche): • Tutelare chi è vulnerabile e disoccupato dal rischio di povertà, consentendo a queste persone di essere reintegrate con successo nel mercato del lavoro; • Lottare contro i cambiamenti climatici e l´esaurimento delle risorse naturali, affinché la nostra generazione consegni ai figli un mondo in cui valga la pena vivere. I mezzi per conseguire tali obiettivi sono descritti nelle sette linee d’azione della strategia. La maggioranza di tali iniziative sono strettamente legate tra loro, ad esempio l’iniziativa faro “politica industriale nell’era della globalizzazione” deve anche servire a fornire risultati sul fronte dell’obiettivo di un’ “Europa efficiente sotto il profilo delle risorse”. Migliorare la connettività informatica, i contenuti dell’agenda digitale, e migliorare le competenze delle risorse umane, i lavori disponibili, come coperto dall’agenda per “nuove competenze e nuovi posti di lavoro”, sono un input per migliorare la competività anche industriale. Tutte devono basarsi, inoltre, su un´ “Unione dell´innovazione”, un’altra delle sette linee d’azione. In effetti, una lezione importante che abbiamo tratto dalla crisi è che l’interdipendenza tra le varie politiche, i diversi settori e le nostre economie sono molto più stretti e molto più intensi di quanto non avessimo pensato. Ma non dobbiamo essere pessimisti. Il mercato europeo conta oltre 500 milioni di cittadini, nonché operatori economici chiave: resta un mercato in grado di esercitare la sua influenza su prezzi e regole. Affinché questo accada, tuttavia, è necessaria una governance economica europea forte ed efficiente. Il rilancio del mercato unico, nonché il rafforzamento dell’eurozona, costituirebbe già un ottimo avvio, cui potrebbero seguire e trarre beneficio altre politiche come: ambiente, clima, trasporti ed energia. Per quanto riguarda la forma che tali politiche debbano assumere e le ambizioni che dobbiamo prefissarci, abbiamo organizzato questa conferenza proprio per lanciare ed avviare la consultazione pubblica sulla nuova politica industriale, che ci condurrà alla nuova Comunicazione che conto di presentare entro la fine dell’anno. Vi rammento che gli esiti dei nostri colloqui serviranno ad individuare priorità ed azioni che, essenzialmente, mirano a fare da traino su tre fronti: crescita -occupazione -competitività internazionale dell’industria europea. La Commissione è all’ascolto di tutte le parti interessate. Oltre all’industria, vogliamo consultare anche i lavoratori, i consumatori, i governi nazionali e locali. Da questa conferenza ci attendiamo un contributo importante in termini di idee, indicazioni e suggerimenti. Vi auguro, quindi, buoni e fruttuosi lavori. Grazie della vostra attenzione!  
   
 

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