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Notiziario Marketpress di Mercoledì 28 Aprile 2010
 
   
  STUDIO RIVELA CHE IL 25% DEL PESCE IN VENDITA NON È ETICHETTATO CORRETTAMENTE

 
   
  Un quarto del pesce venduto come merluzzo o eglefino nei negozi e nei supermercati di Dublino (Irlanda) è in realtà pesce diverso, questi i risultati di una ricerca pubblicata di recente. La scoperta, perfettamente in linea con i risultati restituiti da test analoghi condotti negli Stati Uniti, lascia supporre che l´imprecisione nei sistemi di etichettatura e di monitoraggio potrebbero rappresentare un fenomeno diffuso su scala globale. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Ecology and the Environment. La ricerca è stata condotta da alcuni ecologisti irlandesi che hanno utilizzato la tecnica del Dna (acido deossiribonucleico) barcoding per identificare le specie presenti nei negozi che vendono fish and chips da asporto, dai pescivendoli e nei supermercati disseminati in dieci aree di Dublino. I ricercatori hanno analizzato merluzzo ed eglefino preparato e conservato in vari modi (affumicato, fritto, in pastella, fresco e congelato) prelevando una porzione di tessuto da ogni campione e confrontandone le sequenze genetiche con numerose banche dati. I risultati hanno evidenziato che 39 prodotti sui 156 analizzati tra quelli in vendita non erano in realtà merluzzo o eglefino come invece riportavano le etichette. Il dato relativo al pesce affumicato è particolarmente sorprendente: 28 prodotti sui 34 presi in considerazione, ovvero più dell´80% dei campioni, si è rivelato etichettato in modo impreciso. Circa un quarto delle etichette di quelli che all´analisi si sono dimostrati campioni di merluzzo erano etichettati come eglefino (e viceversa) o come un´altra specie, ad esempio pollack, merlano o carbonaro. In alcuni casi il merluzzo del Pacifico era etichettato come merluzzo dell´Atlantico. Nella nota introduttiva allo studio la dottoranda Dana Miller e il dott. Stefano Mariani dell´University College Dublin (Irlanda) spiegano che una corretta etichettatura dei prodotti ittici fornisce ai consumatori informazioni che li mette in condizione di acquistare in modo consapevole. "Una denominazione errata dei prodotti ittici e una scorretta etichettatura, derivanti da legislazioni e da un processo di implementazione delle politiche inefficaci, continuano tuttavia a costituire un grave problema", scrivono gli autori. In uno studio analogo condotto dall´Università della California, con sede a San Diego (Stati Uniti), gli scienziati hanno applicato un approccio simile per identificare il pesce servito nei ristoranti di New York. I risultati hanno messo in evidenza che il 25% del pesce era etichettato in modo scorretto. Alla luce degli analoghi risultati ottenuti nei due paesi la dott.Ssa Miller ipotizza che quello dell´etichettatura scorretta potrebbe essere un fenomeno diffuso a livello globale. "Questo dato, se considerato unitamente alla domanda crescente di prodotti ittici, è allarmante. C´è la crescente necessità di una gestione dell´industria alimentare dei prodotti ittici efficace e sostenibile, soprattutto per quanto concerne la trasparenza all´interno del settore e a livello internazionale", ha affermato. Secondo la ricercatrice, i risultati indicano chiaramente che le autorità hanno fallito nell´implementazione di normative europee rigide e che la situazione potrebbe ostacolare gli sforzi atti a recuperare gli stock depauperati. Per esempio, sul mercato irlandese la scorretta etichettatura potrebbe generare la percezione, non rispondente a verità, che un determinato prodotto sia disponibile in abbondanza. "Ci sono svariati problemi legati a un´etichettatura scorretta del pesce, come già evidenziato dall´etichettatura scorretta del red snapper americano messa in atto per generare la percezione che questa specie abbondasse nei mari statunitensi", ha aggiunto. "I consumatori potrebbero pensare che la costante presenza del merluzzo nei banchi del pesce e sui tavoli dei ristoranti irlandesi sia indice del buono stato degli stock". Parlando dei diritti dei consumatori il dott. Mariani ha detto: "I consumatori dovrebbero potersi recare in un negozio e sapere con certezza che mangeranno quanto hanno acquistato, in particolare se l´acquisto è avvenuto nell´Ue, dove sono già in vigore diverse politiche sulla tracciabilità e l´etichettatura dei prodotti". In una nota positiva, il ricercatore ha aggiunto che la tracciabilità degli stock ittici sarà più economica e diffusa in futuro grazie ai progressi fatti nel campo della bioinformatica. "Questo dovrebbe facilitare l´adeguata etichettatura dei pesci e quindi favorire la trasparenza nel settore ittico", conclude il dott. Mariani. "Con una rinnovata fiducia nei confronti di commercianti e attori politici, questo settore potrebbe assumere i contorni di un´operazione sostenibile a livello globale". Per maggiori informazioni, visitare: Frontiers in Ecology and the Environment: http://www.Frontiersinecology.org/  University College Dublin: http://www.Ucd.ie/    
   
 

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