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Notiziario Marketpress di Lunedì 17 Maggio 2010
 
   
  2009 DIFFICILE PER L’INDUSTRIA DEI ROBOT IL SEGMENTO PUNTA SULL’ASSEMBLAGGIO, SETTORE APPLICATIVO IN ESPANSIONE

 
   
   Bologna, 17 maggio 2010 - Sono stati presentati il 14 maggio, in occasione della conferenza stampa organizzata da Ucimu-sistemi Per Produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, e Siri, l’associazione italiana della robotica e automazione, i dati di consuntivo 2009 dell’industria italiana della robotica. All’incontro, ospitato nell’ambito di Lamiera, l’evento espositivo dedicato alle macchine utensili lavoranti con tecnologia a deformazione, in scena a Bologna fino a sabato 15 maggio, sono intervenuti: Rezia Molfino, presidente Siri, Domenico Appendino, Prima Industrie, e Maurizio Filoni, Comau. Dall’analisi dei dati elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-sistemi Per Produrre emerge un quadro di andamento sostanzialmente in linea con quanto espresso dal settore macchine utensili, robot e automazione considerato nel complesso. La crisi, in sostanza, ha fatto sentire i propri effetti anche sull’industria italiana del segmento la cui produzione, nel 2009, è calata del 34,7% a 323 milioni di euro. Sul risultato globale ha pesato, principalmente, la negativa performance delle consegne sul mercato domestico scese del 46,6% rispetto all’anno precedente. Meglio ha fatto l’export che ha sostanzialmente tenuto, registrando un calo pari all’1,5% rispetto all’anno precedente. Il rapporto export su produzione è cresciuto ,passando dal 26,3% del 2008 al 39,6% del 2009. In termini di unità, nel 2009, l’industria italiana del comparto ha prodotto 1.709 robot. Di questi, il 44% è stato destinato ai mercati stranieri. Il consumo interno, pari a 2.850 robot, è stato soddisfatto, per il 66,4%, dalle importazioni. Come per gli anni precedenti, anche nel 2009, in Italia, le predominanti aree applicative dei robot sono risultate quelle della manipolazione e della saldatura, che hanno rappresentato rispettivamente, in termini di unità, il 68,5% e il 14,3% del consumo totale. La manipolazione comprende tutte quelle funzioni connesse con stampaggio, pressofusione, spostamento pezzi, misura e controllo; la saldatura, invece, è legata principalmente a attività di unione di parti metalliche e si rivolge soprattutto al settore automotive, questo spiega il pesante calo (-58,9%) a cui è stata sottoposta. Segue, sebbene i numeri assoluti siano ancora esigui, l’area applicativa dell’assemblaggio che, nonostante le difficoltà indotte dal contesto, registra un incremento nell’utilizzo di robot pari al 50% rispetto all’anno precedente. Interessante è poi l’analisi relativa alla ripartizione per tipologia di robot. Particolarmente diffusi sono i robot articolati, in grado di svolgere operazioni complesse grazie alla flessibilità di movimento assicurata dai bracci che operano come strumenti antropomorfi. Nel 2009, in Italia, sono stati prodotti 837 unità di robot articolati che vengono poi impiegati per saldare e verniciare. Seguono i robot cartesiani (765 unità), in grado di muoversi su tre assi, e per questa ragione utilizzati nei processi pick and place, per movimentare pezzi. Leader indiscussi nel panorama mondiale i costruttori italiani dominano il sottosegmento dei robot cartesiani i cui settori di sbocco sono principalmente la cosmesi, l’alimentare, il medicale. Secondo l’indagine condotta dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-sistemi Per Produrre, il parco robot installato in Italia nel 2009 conta 76.682 unità, il 3,9% in più rispetto al 2008. “Un incremento che vale comunque come conforto in attesa che anche il segmento robotica agganci la ripresa che abbiamo appena intravisto all’orizzonte- ha affermato Giancarlo Losma – a margine della conferenza stampa”. D’altra parte l’analisi dei dati elaborati dal nostro Centro Studi mette in chiara evidenza come anche la struttura del comparto e la dimensione delle unità produttive che lo costituiscono siano profondamente cambiate anche in ragione della crisi. In particolare, nel 2009, si è assistito alla riduzione del numero di grandi aziende in favore di quelle medie segno di come il settore si è riorganizzato: nel 2008 le grandi aziende, quelle con un fatturato superiore a 5 milioni di euro rappresentavano il 69,6% del totale, nel 2009 esse sono pari a appena il 50%.  
   
 

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