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Notiziario Marketpress di Martedì 18 Maggio 2010
 
   
  L´EFSA EMANA UN PARERE SCIENTIFICO SULLA FEBBRE Q

 
   
   Bruxelles, 18 maggio 2010 - A seguito di un notevole aumento di casi umani di febbre Q nei Paesi Bassi, l´Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha fornito un parere scientifico su questa malattia animale che può anche venire trasmessa agli esseri umani[1]. Il parere analizza l´importanza della febbre Q negli animali e nell´uomo, i vari fattori di rischio coinvolti nella presenza e nella diffusione della malattia, e l´efficacia delle possibili misure di controllo a livello di Unione europea (Ue). Nel parere dell´Efsa si afferma che l’infezione da Coxiella burnettii, il batterio che provoca la febbre Q, è diffusa nei bovini, negli ovini e nei caprini nell’Ue. Diversi fattori possono influire sulla diffusione dell’infezione tra questi animali, ma le ripercussioni complessive sulla loro salute sono limitate, in quanto raramente essi sviluppano la malattia stessa. Il parere suggerisce che per controllare la febbre Q sia a lungo che breve termine si possono applicare misure combinate, tra le quali la più efficace a lungo termine sarebbe la preventiva vaccinazione degli animali. Le informazioni disponibili indicano anche la febbre Q ha un impatto limitato sulla salute pubblica, benché possa essere di rilievo per alcuni gruppi a rischio[2]. In genere nell’uomo l’infezione avviene per trasmissione aerea del batterio e non esistono prove che la malattia si possa contrarre consumando latte o carne contaminati. Il presidente del gruppo di esperti dell´Efsa sulla salute e il benessere degli animali Philippe Vannier ha affermato: “La cooperazione interdisciplinare tra esperti in salute animale e in salute pubblica è fondamentale per affrontare i rischi e le sfide poste dalla febbre Q. Per questa ragione l´Efsa ha collaborato strettamente con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, allo scopo di fornire alle istanze decisionali una consulenza integrata a livello europeo sulla febbre Q umana e animale, oltre che sulla trasmissione della malattia dagli animali all´uomo”. “Per individuare al meglio l´origine delle epidemie nell´uomo e per mettere in atto, ove possibile, misure preventive, occorre un tempestivo scambio di informazioni tra veterinari e medici. Soprattutto, occorre che tutti si esprimano nella medesima lingua e registrino i dati nello stesso modo. L´armonizzazione della raccolta dei dati è essenziale per definire un quadro più preciso della situazione in Europa e per seguire la sua evoluzione nel tempo”. Il parere dell´Efsa afferma che l´infezione da Coxiella burnetii, il batterio che provoca la febbre Q, è diffusa tra i bovini, gli ovini e i caprini nell´Unione europea. L’infezione da Coxiella burnettii può essere presente in diversi sistemi di allevamento, tuttavia l´impatto complessivo sulla salute degli animali è limitato in quanto raramente gli animali sviluppano la malattia stessa. Quando ciò accade, in particolare tra ovini e caprini, può provocare patologie della sfera riproduttiva, ivi incluso l´aborto. Diversi fattori, compresa la vicinanza a pecore e capre (in particolare durante il parto) associata a clima secco e ventoso, possono influire sul rischio di infezione umana. Tuttavia l´importanza relativa di questi fattori di rischio è piuttosto dubbia, ed è probabile che spesso siano coinvolti più fattori. Non è stato dimostrato un chiaro nesso tra la diffusione dell’infezione dagli allevamenti agli esseri umani da una parte e la dimensione degli allevamenti coinvolti o la virulenza dei diversi ceppi di infezione dall’altra. Il parere ha individuato una serie di misure atte a controllare l´infezione da Coxiella burnetii negli ovini e nei caprini, ma ha sottolineato che per affrontare le vie di trasmissione ambientale e in allevamento potrebbero essere necessarie misure combinate. La vaccinazione potrebbe essere un´opzione di controllo a lungo termine, in quanto potrebbe rivelarsi inefficace nel breve periodo. Alcune opzioni, tra cui l´eliminazione degli animali gravidi, non sono state ritenute idonee per il controllo nel lungo periodo, ma potrebbero risultare utili per affrontare un´epidemia. Non è stato raccomandato il trattamento antibiotico degli animali infetti. Il parere dell´Efsa comprende una serie di raccomandazioni, tra cui l´armonizzazione della raccolta dei dati sulla febbre Q negli animali, in modo da permettere un confronto nel tempo e tra i vari Paesi. Inoltre ha evidenziato l´importanza di una rapida identificazione e segnalazione dei casi di febbre Q negli animali, oltre che di un rapido scambio di informazioni tra veterinari e operatori di pubblica sanità. L´efsa ha anche pubblicato quest’oggi una relazione a parte che include proposte per lo sviluppo di uno schema armonizzato di monitoraggio e segnalazione dei casi di febbre Q tra gli animali degli Stati membri dell´Unione europea, cui il parere fa ampio riferimento. La relazione è stata finanziata dall´Efsa in linea con l´articolo 36 del suo regolamento istitutivo, ed è stata redatta da un consorzio di istituti scientifici di diversi Stati membri, capeggiati dalla Agence Française de Sécurité Sanitaire des Aliments (Afssa).  
   
 

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