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Notiziario Marketpress di Mercoledì 26 Maggio 2010
 
   
  ARCHEOLOGIA, RECUPERATA NECROPOLI DI FOSSA (L´AQUILA) AL PROGETTO HANNO PARTECIPATO STUDIOSI LUCANI

 
   
  Potenza, 26 maggio 2010 - Nell’ambito del Primo corso di Informazione - Formazione per Operatori in emergenza per la protezione dei beni culturali. Formazione e intervento sul campo, svoltosi a Potenza il 19, 20, 21 maggio 2010, presso l’Università degli Studi della Basilicata, il Presidente regionale Basilicata, Ada Preite, e il Coordinatore Nazionale, Walter Grossi, dell’Associazione Nazionale Archeologi, principale associazione di categoria degli archeologi italiani, hanno presentato i risultati dell’ “Operazione di primo recupero della necropoli di Fossa (L’aquila)”, svolta in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica dell´Abruzzo, l’Assessorato alla Cultura - Comune di Fossa, l’Archeoclub d´Italia sezione Aricina-nemorense e con gli archeologi volontari abruzzesi (cooperativa "Vestea"), appassionati di archeologia locali (associazione culturale "Veiove"), abitanti di Fossa e Poggio Picenze, gli studenti delle Università degli Studi di Chieti, L´aquila, Roma "La Sapienza". "L’intervento, all’indomani del sisma, può essere letto come un exemplum di quello che un´associazione può fare se mette davanti a tutto i valori della solidarietà e dell´amicizia. Un piccolo contributo di assistenza verso le popolazioni colpite dall´evento ed in favore e protezione dei beni culturali abruzzesi, in particolare archeologici. In risposta all’appello di aiuto degli archeologi aquilani e della popolazione civile, che in seguito al terremoto hanno visto la distruzione parziale di un monumento di straordinaria importanza culturale, simbolo di una comunità e della sua memoria storica, quale la necropoli protostorica di Fossa - Casale (fine Ix/inizi Viii secolo a.C. - I secolo d.C.), conosciuta come “piccola Stonehenge”, l’Associazione Nazionale Archeologi ha realizzato e coordinato il progetto di primo recupero della necropoli. Il sito si trovava completamente coperto da un folto manto erboso - spiegano Preite e Grossi - che non permetteva una facile lettura delle strutture, né per questo era possibile valutare tutti i danni. L’operazione, condotta con rigore scientifico (documentazione fotografica e grafica, schedatura delle strutture e valutazione dei danni strutturali, ecc.), ha messo in evidenza due ordini di danni: quelli dovuti ai crolli, causati dal terremoto, e quelli dovuti al vandalismo e all’incuria ante terremoto. Tra i monumenti archeologici più colpiti erano le tombe a camera, le cui coperture, prive di sostegni, erano crollate, nonché la rotazione sul proprio asse di alcune stele".  
   
 

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