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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Giugno 2010
 
   
  LE RETRIBUZIONI DEI BANCHIERI HANNO CONTRIBUITO ALLA CRISI

 
   
  Bruxelles, 8 giugno 2010 - Stipendi di banchieri e manager sul banco degli imputati: livelli di rischio eccessivi, premiati con bonus da capogiro, hanno fatto sì che banche e imprese privilegiassero i rendimenti a breve termine piuttosto che la stabilità finanziaria. E così le buste paga dei manager continuavano ad aumentare mentre si creavano le premesse per la crisi finanziaria. Il 2 giugno il belga Saïd El Khadraoui ha presentato le sue ricette per tenere sotto controllo i super-stipendi. La commissione per gli Affari economici e monetari del Parlamento ha discusso lunedì 1 giugno la relazione di Saïd El Khadraoui, socialista belga, che propone di mettere un tetto alle retribuzioni di banchieri e di manager delle società quotate in borsa. La proposta dovrebbe essere approvata dalla plenaria in luglio. Premiare il rischio, una scelta pericolosa - Il testo discusso sostiene che i manager delle principali banche e di altre istituzioni finanziarie sono stati incoraggiati ad assumere comportamenti imprudenti e altamente rischiosi, perché tali scelte erano premiate con lauti bonus e stipendi d´oro. In effetti, se il consiglio di amministrazione di una società stabilisce le retribuzioni dei suoi manager, sarà incoraggiato a premiare i profitti nel corto termine, incentivando l´assunzione di rischi e perdendo di vista la stabilità finanziaria di più lungo termine della società. I manager non possono stabilirsi lo stipendio - Per questo El Khadraoui propone che tutte le società quotate e le istituzioni finanziarie siano obbligate a nominare un "comitato di retribuzione" indipendente, che stabilisca tetti e salari per il management. I manager e i decision maker non devono fare parte di questo comitato, per evitare il "conflitto d´interesse" fra le decisioni in merito alla società che sono chiamati a prendere e il loro stipendio. Si presume, infatti, che se le decisioni sugli stipendi sono in mano a persone indipendenti, gli incentivi saranno orientati maggiormente alla salute della società nel lungo termine, e non al massimo profitto nel breve. Le società quotate dovrebbero, poi, essere totalmente trasparenti rispetto ai compensi e ai bonus con i loro azionisti, i quali dovrebbero poter dire la loro. Infine il rapporto propone un maggior equilibrio fra stipendi e bonus (retribuzione fissa e variabile), stabilendo che i secondi non dovrebbero mai superare il 50% del totale. "Serve un segnale forte" - Secondo il relatore, che ha incassato il sostegno di massima degli altri gruppi politici, "sulla questione degli stipendi serve un segnale forte, perché le conseguenze possono essere molto pericolose". Il collega polacco Sławomir Witold Nitras, del centro-destra europeo (Ppe), ha accolto favorevolmente "il legame fra stipendi e interessi di lungo termine della società in questione". Il liberale Haglund, finlandese, ha sostenuto che "le regole europee devono essere in linea con quello che si discute al G20", e ha messo in guardia: "Non possiamo imporre uno schema obbligatorio. E i sindacati devono restarne fuori".  
   
 

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