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Notiziario Marketpress di Lunedì 07 Giugno 2010
 
   
  TRAPIANTI, VENETO: NESSUNA DISCRIMINAZIONE GIA’ TRAPIANTATI 37 PAZIENTI CON RITARDO MENTALE. PRESENTATA UNA CIRCOLARE GIA’ VALIDATA DAL CENTRO NAZIONALE TRAPIANTI

 
   
  Venezia, 7 giugno 2010 - “Il Sistema Trapianti della Regione Veneto non ha mai fatto alcun tipo di discriminazione rispetto ai pazienti da inserire nelle proprie liste. Riguardo alle persone con problemi di tipo psicologico o psichico nei giorni scorsi sono state dette e scritte molte cose non vere su questioni delicate perché attinenti alla vita e alla dignità di un essere umano sulle quali non può esserci spazio per le strumentalizzazioni. Oggi mi auguro di aver fatto definitivamente chiarezza, anche perché il polverone alzato ha lasciato molto amaro in bocca, a cominciare dai tanti medici, esperti, operatori che ogni giorno lavorano nei nostri Centri Trapianti con l’unico scopo di salvare delle vite e di garantire ai trapiantati, tutti nessuno escluso, un’aspettativa di vita quanto più lunga e dignitosa possibile”. Lo ha detto il 4 giugno l’assessore alla sanità del Veneto Luca Coletto nel corso di un’affollata conferenza stampa convocata per rispondere con ampia documentazione alle polemiche suscitate da alcuni esperti riguardo a presunte “discriminazioni” che le linee guida del Veneto in materia di trapianti avrebbero contenuto nei confronti dei pazienti con “ritardi mentali”. Coletto era affiancato dal responsabile del Centro Regionale Trapianti Francesco Calabrò, dai responsabili delle aree psicologia e bioetica del Crt, Alessandra Feltrin e Camillo Barbisan, e dal dottor Giampietro Rupolo, a suo tempo responsabile del gruppo di lavoro che elaborò le linee guida nazionali sulla delicata questione. “A scanso di equivoci”, l’assessore ha presentato un’articolata circolare esplicativa, già validata dal Centro Nazionale Trapianti con la formula “si condivide integralmente quanto redatto” a firma del direttore Alessandro Nanni Costa. Vi si legge, tra l’altro, che le condizioni più significative alle quali porre maggior attenzione sono quelle che comportano una inabilità a cooperare o aderire ai trattamenti, come la presenza di psicosi floride, abusi/dipendenze da alcool e sostanze, ritardo mentale, danni cerebrali irreversibili, ideazione suicidaria attiva. In una logica di esclusiva tutela del paziente è ritenuto necessario che tutte queste condizioni vengano diagnosticate con cura e precisione e confluiscano nel giudizio collegiale di trapiantabilità per prevedere i rischi ai quali il paziente può andare incontro e trovare quindi anticipatamente le soluzioni. “In questi casi - prosegue il documento del Veneto - sarà necessario individuare, preventivamente al trapianto, l’entità del deficit, il grado di compromissione delle funzioni che sostengono l’aderenza terapeutica, le abilità residue e le altre risorse di cui il paziente dispone e che permettano eventualmente di aggirare il deficit (per esempio, la disponibilità di una rete familiare e sociale in grado di sostenere il paziente nel trattamento post trapianto, garantendo per lui l’assunzione corretta della terapia anti rigetto). In assenza di una rete familiare e sociale propria, ed in presenza di una documentata necessità di effettuare il trapianto ai fini di preservare la vita, sarà necessario coinvolgere, da parte degli operatori del Centro di riferimento, tutta la rete di sostegno sociale pubblica che la normativa regionale garantisce (nomina di un tutore se necessario, utilizzo di strutture di accoglienza extra-ospedaliere, individuazione di un amministratore di sostegno)”. A supporto di questa posizione è stata presentata anche un’ampia documentazione scientifica da varie fonti internazionali. “Questo è quello che si fa in Veneto – hanno detto all’unisono i presenti - ed è l’esatto contrario del concetto di esclusione di chicchessia. Anzi, per i pazienti con situazioni di rischio aggravato si prevede una doppia tutela rivolta esclusivamente al buon esito del trapianto”. Coletto e gli esperti veneti hanno poi voluto sottolineare con forza che, una volta accertata la trapiantabilità del paziente, la sua collocazione nella lista d’attesa, per quanto riguarda gli organi salvavita, è determinata solamente, come per tutti gli altri, dalla gravità della situazione clinica. Significativi anche alcuni dati resi noti oggi. Ad esempio, nel corso del tempo, sono già 8 i pazienti adulti con questi problemi che hanno ricevuto il trapianto in Veneto e ben 29 i bambini con ritardo mentale “da moderato a gravissimo” (l’8% del totale). Tra gli adulti trapiantati sono stati citati alcuni casi specifici: una donna di 33 anni con sindrome di Down e un maschio di 34 anni con età mentale pari a 5 anni e 6 mesi che hanno ricevuto un rene; due persone di 33 e 40 anni con quoziente intellettivo inferiore a 50 trapiantati di rene; un ragazzo di 13 anni con grave patologia psichiatrica che ha ricevuto un cuore; una signora di 48 anni con “ritardo mentale grave” trapiantata di rene; una donna di 30 anni con “ritardo mentale gravissimo” inserita in lista ed in attesa di trapianto di fegato. “Questi sono fatti, non parole – ha concluso Coletto – e mi auguro che da oggi i primi tornino a prevalere sulle seconde”.  
   
 

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