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Notiziario Marketpress di Lunedì 07 Giugno 2010
 
   
  LA MARRANA ARTEAMBIENTALE: DUE È UNO, VEDOVAMAZZEI, MASBEDO

 
   
  Ameglia (Sp), 7 giugno 2010 - Chi è alla ricerca di luoghi suggestivi in sé, ma anche connotati da presenze significative d’arte contemporanea non può perdere l’occasione di visitare il Parco di Arte Ambientale di Grazia e Gianni Bolongaro in località La Marrana di Montemarcello, Ameglia (Sp), aperto al pubblico nei fine settimana dal 26 giugno all’1 agosto, dalle ore 17.30 alle 22.00. Quest’anno La Marrana punta l’attenzione su unioni di artisti, cioè su artisti che non operano nella individualità, ma maturano e realizzano le loro opere in un confronto serrato con altri artisti: in questa occasione i lavori proposti sono il risultato unico di una ricerca e di una azione condotte in unità da due pensieri/quattro mani. Da ciò il titolo all’evento del 2010 – Due è Uno – a sottolineare quanto la presenza di due persone/corpi non sempre significhi l’assenza dell’unità (di interessi, di vita, di ideali, del “fare”). Vedovamazzei e Masbedo rappresentano questa realtà: dal 1991, Stella Scala (1964) e Simeone Crispino (1962) operano come vedovamazzei; ugualmente, dal 2000 Nicolò Massazza (1973) e Jacopo Bedogni (1970) hanno integrato le loro personalità in un’unicità di creazione artistica come Masbedo. L’ormai consolidata consuetudine di lavoro in comune dà luogo a un’opera sì che non si abbia l’opera di un singolo ma di una coppia che lavora come singolo. All’interno, viene presentata l’installazione di vedovamazzei, mentre all’esterno, su grande schermo, vengono proiettate tre opere realizzate dai Masbedo, artisti operanti tra videoarte e cinema. Già dal 2001 vedovamazzei sono entrati nel Parco della Marrana con due opere (155 a.C.- Stella Maris) che furono ideate e realizzate specificamente per questo luogo e che tuttora si possono ammirare lungo il percorso espositivo. Questo ritorno di vedovamazzei è concentrato su Grazia e Gianni Bolongaro, gli appassionati collezionisti di arte contemporanea che hanno promosso La Marrana. In una sala dell’edificio centrale sono collocati due particolarissimi “ritratti”. Il primo, dedicato a Grazia, è composto da più oggetti: una fotografia a colori sotto vetro in cui è evidente il segno di uno strappo, un neon inserito in un barattolo di vernice e una pedana simile a un bancale, utilizzata come piano di appoggio: sono – scrivono i vedovamazzei - “simboli di un work in progress, di lavoro in corso, simboli della vita , e del costruire, del rielaborare, del “fare””. Implicita e invisibile nell’opera in sè, ma documentata in un filmato, è la performance di Grazia che completa l’opera trasformando il ritratto in un autoritratto attraverso il gesto dello strappo dell’immagine fotografica: un gesto che può simulare noncuranza per la propria immagine, ma che in realtà cela la poesia del frammento ricostruito, la memoria che non può e non deve essere cancellata, ma conservata come un oggetto prezioso. Il ripensamento, ma anche il modificare ed intervenire su ciò che l’artista ha empaticamente riprodotto. Cancellare e reinterpretare ciò che percettivamente si riconosce in se stessi e su ciò che gli altri sensibilmente vedono aggiungendo un segno che altrimenti sarebbe rimasto invisibile. Accanto a questo ecco l’altro ritratto, quello di Gianni, fatto di una scala in alluminio poggiata al muro, apparentemente inclinata per l’uso, ma con i piedi d’appoggio all’aria come ad indicare l’inutilità della sua funzione di scala e la sua promozione a sostegno di due opere eseguite ad acquerello e collocate (meglio sarebbe dire infisse) là in alto. Dunque una visione dal basso verso l’alto di frammenti - i due acquerelli riproducono i particolari della sigla Gb ricamata sulla camicia di G(ianni) B(olongaro) – pure appartenenti alla quotidianità del committente. Ma sempre “ritratto” è in quanto sono riconoscibili i segnali esterni del corpo del soggetto ritratto (l’altezza, la snellezza, le “cifre” quale rappresentazione sintetica dell’identità del soggetto stesso). Ma, contemporaneamente, vi è la scelta di “esserci” senza “comparire”, volendo riconoscere al proprio “ritratto” anche il significato del “ritrarsi”, ritirarsi, giocando sul significato etimologico di ritrarsi come rappresentazione (“ricavare l’immagine di qualcuno”) ma, anche, escludersi dalla quotidianità (re=indietro e tràhere=tirare, trarre), uscire da un presente che sempre esiste e si degrada per entrare nella dimensione della irriconoscibilità fisica. Dei Masbedo La Marrana propone tre video che ne hanno segnato la storia recente, che li ha, fra l’altro, visti protagonisti del Padiglione Italia alla 53° edizione della Biennale di Venezia lo scorso anno. Centrale nella proiezione è Schegge d’incanto in fondo al dubbio, l’opera realizzata per la Biennale (video girato nel Golfo della Spezia e in Val d’Aosta), cui si accompagnano i video Glima e Person, entrambi del 2008, girati negli spazi algidi dell’Islanda. Si tratta di lavori di cui i Masbedo curano regia e scenografia avvalendosi di esperti collaboratori per la fotografia, le musiche e di attori raffinati e pienamente in sintonia con la loro lettura della realtà. La riflessione sulla società passa attraverso una narrazione che si snoda per simboli e contrasti, supportata da una colonna sonora incisiva e da tagli dell’immagine nello stesso tempo provocatori ed evocatori di pensieri e azioni. Nella loro produzione i linguaggi (dalla letteratura alla danza, dalla pittura alla tecnologia) si intrecciano generando suggestioni spettacolari e dalle forti valenze drammatiche. Www.lamarrana.it info@lamarrana.It  
   
 

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