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Notiziario Marketpress di Lunedì 07 Giugno 2010
 
   
  LITTA_PRODUZIONI PRESENTA DRACULA DI DEJAN DUKOVSKI. PRIMA ASSOLUTA

 
   
   Milano, 7 giugno 2010 - Chi è Dracula? È una fiaba per bambini. È un porno filosofico. È una storia sul Regno dell’Occidente e quello dell’Oriente; sulle persone che dall’Oriente passano al ricco Occidente che promette democrazia, diritti, libertà e conoscenza. Ma questo mondo vuole liberarsi dai nuovi arrivati come da una piaga e li rispedisce da dove sono venuti. Ognuno diventa Dracula alla fine del ventesimo secolo, in un senso migliore, nel senso europeo. Da quando Dracula è qualcosa come la Coca-cola che ogni volta che la chiedi appare. Ognuno vede Dracula allo specchio se riconosce le sue paure. La stagione del Teatro Litta si conclude con una regia di Sandro Mabellini: Dracula un testo di Dejan Dukovski in scena dal 14 giugno al 3 luglio 2010. La scorsa stagione, sempre al Teatro Litta, Mabellini ha riscosso l’attenzione della critica per aver diretto in modo innovativo ed efficace Il gabbiano di Cechov nella versione di Martin Crimp e The other side di Dejan Dukovski presentato al Mittelfest 2009. Il Dracula di Dukovski è per Mabellini l’occasione per raccontare lo scontro tra Occidente ed Oriente; di come il contrasto tra questi due sistemi economici e religiosi, tra il capitalismo avanzato e i paesi in via di sviluppo, tra Cristianesimo ed Islam, sia un conflitto sempre più insanabile, e porti inevitabilmente ad un crescendo di sopraffazione e violenza di cui si fa fatica a vedere la fine. Dracula in questa storia rappresenta infatti il mito balcanico dell’uomo eternamente invaso, violentato, cacciato dalle proprie terre o anche ricacciato nel suo paese di provenienza se prova ad affacciarsi ad un paese europeo civilizzato, per chiedere aiuto o semplicemente lavoro. Dracula oggi è un mito che ci riguarda molto da vicino perché, ora più che mai, abbiamo paura dello straniero, del diverso, di colui che ci può rubare in casa, rubare un lavoro, farsi saltare in aria dentro la metropolitana. La storia è fedele al romanzo di Bram Stoker con gli stessi personaggi, semplicemente resi odierni nei loro rapporti e nelle loro coscienze in chiave postmoderna. In questa attualizzazione, l’aspetto pornografico del testo e della messa in scena diventa un ironico approccio alle pulsioni delle società avanzate come la nostra, che ben lontane dalla ricerca dell’amore puro ed ideale, concentrano i loro desideri in un consumo incondizionato di merce, sia essa un bene materiale o il corpo altrui. Allo stesso tempo, questa storia riesce paradossalmente ad essere una sorta di fiaba per bambini, assumendo uno sguardo sul mondo come quello di un infante, che ha la capacità di vedere ogni cosa come se la vedesse per la prima volta, con stupore. Lo spettacolo ha inoltre una forte componente musicale: ognuno dei sei personaggi principali esegue una canzone dal vivo, come nel teatro musicale, per esprimere un culmine della propria azione drammatica in cui l’espressione parlata non è più sufficiente, come se fossimo ad un odierno concerto rock. Cinque di questi personaggi sono interpretati da un solo attore, questo soprattutto per enfatizzare che tutto lo spettacolo è una riflessione sulla schizofrenia dell’uomo contemporaneo. “Ho voluto la scena vuota, non ci sono quinte, le americane del teatro sono abbassate e le loro luci non verranno mai utilizzate; lo spettacolo sarà illuminato solo da neon o luci autoricaricabili tutte mosse dagli attori senza l’ausilio di tecnici, come se idealmente il teatro fosse stato occupato da un gruppo di terroristi, venuti lì a rivendicare dei diritti” dice Sandro Mabellini. Il pubblico non assiterà solo allo spettacolo ma avrà anche l’occasione di visitare un’installazione realizzata dalla scenografa Cristina Gaetano nel foyer del teatro, composta di case ispirate a quelle americane del 1926, quando ancora non si pensava che la grande crisi del ’29 potesse portare al primo vero tracollo del sistema capitalistico.  
   
 

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